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Hairspray: cantando sotto la lacca

Se amate il musical, sognate il successo e avete qualche chilo di troppo correte a vedere Hairspray.
di Marzia Gandolfi

Il film

venerdì 14 settembre 2007 - Incontri

Il film
Tracy Turnblad è un'adolescente paffuta e cotonata che sogna di cantare in televisione, di ballare la musica black e di sentire le campane dell'amore. Nel musical, il cinema americano per eccellenza, tutto questo è naturalmente possibile anche per chi ha qualche chilo di troppo, un cuore d'oro e un volume improprio dei capelli. Il regista americano Adam Shankman, recuperando l'ispirazione dell'Hairspray cinematografico di John Waters e l'acclamata versione musicale di Broadway, confeziona un "musical popolare" che fa ballare le casalinghe e gli studenti sui marciapiedi di Baltimora, i bianchi e i neri nelle televisioni dei "wasp". Perché la storia si può cambiare (anche) cantando, perché nella musica non esiste la segregazione razziale. Lo ha capito bene l'esuberante Tracy di Nikki Blonsky, giovane attrice esordiente, capace di andare al cuore delle cose, di condividere la passione del sogno, di trascinare il pubblico a cantare sotto la pioggia o sotto il sole. Il suo corpo burroso diventa metafora del cinema appassionato e non ritoccato che rimanda alla verità dei sentimenti. Il musical, che è il trionfo dell'apparire, dell'eccitazione e del virtuosismo, si scioglie nella black music e si lascia smascherare dalla potenza emotiva di un'adolescente voluminosa. Intorno alla protagonista c'è lo slancio creativo di John Travolta, Michelle Pfeiffer, Christopher Walken, Queen Latifah, che interpretano il senso del buffo e non del caricaturale. Sotto la parrucca laccata e 28 chili di silicone riconoscerete ugualmente gli ondeggiamenti superbi di Tony Manero, garzone di Brooklyn e di Danny Zuco, il bad guy spalmato di brillantina.

Come hai reagito quando hai saputo che saresti stata la protagonista di Hairspray?
È stato meraviglioso, era il sogno della vita che finalmente si realizzava. Avevo quattordici anni quando ho visto "Hairspray" a Broadway e sedici quando John Waters ha realizzato la sua trasposizione al cinema. Insomma ero minorenne e non mi fu possibile partecipare alle audizioni. Ma questa volta era diverso e soprattutto l'età era quella giusta. Mi sono presentata ai provini insieme ad altre mille ragazze, come loro ho cantato e ballato davanti al regista e ai produttori. Poi un giorno si sono presentati davanti alla gelateria di Long Island dove ero occupa part-time e mi hanno detto che la parte era mia. Avrei interpretato Tracy Turnblad e la mia mamma sullo schermo sarebbe stata John Travolta.

Dietro le protesi e sotto l'abito di silicone c'era John Travolta, che tipo di mamma è stata sul set?
Davvero eccezionale, sono stata fortunata ad averlo come madre. Ha dovuto competere con un modello importante: la mia vera mamma. Ma come lei è stato accogliente e amorevole. I miei genitori sono entrambi splendidi, non mi hanno mai fatto sentire diversa dagli altri, per loro sono sempre stata bella così, un po' paffuta e piccolina. Certo quando frequentavo la scuola mi è capitato spesso di essere presa in giro dai compagni, ma mamma e papà continuavano a ripetermi quanto fossi speciale e unica. Le canzonature scolastiche mi hanno resa ancora più determinata e oggi, che sono un'attrice, voglio essere un esempio per tutte le ragazze cicciotelle come me. Insieme al film voglio trasmettere un messaggio positivo.

Chi è la tua Tracy e per quali diritti marcerebbe fuori dallo schermo?
Tracy è una ragazza di diciassette anni determinata a realizzare il suo sogno: ballare e cantare in televisione. Scoprirà che nella vita ci sono cose più importanti, come l'amicizia e l'integrazione razziale, e marcerà per i diritti dei suoi compagni neri. Io e Tracy condividiamo la stessa realtà proletaria, gli stessi problemi, gli stessi sentimenti. Ho cominciato a cantare quando avevo tre anni e da quando ne ho otto studio musica e danza. Desideravo diventare una professionista in entrambe le discipline artistiche. Fuori dallo schermo marcio per i diritti di tutti, al di là del colore della pelle e della nazionalità, al di là delle preferenze sessuali e naturalmente del loro peso.

Chi è per te John Travolta?
Premetto subito che non sono il tipo che si lascia incantare dalle star, ma devo ammettere che la prima volta che ho incontrato John Travolta mi sono emozionato. Lui è da sempre il mio idolo. Avevo otto anni la prima volta che lo vidi recitare in Grease. Il suo Danny Zuco è diventato un esempio per me che a scuola mi tenevo lontano dallo sport e sentivo crescere la vocazione per lo spettacolo. Non è stato facile farsi accettare dai compagni di scuola ma ho sempre tenuto duro perché il personaggio di Travolta era lì sullo schermo a dimostrare che un'altra strada era possibile. John è un'icona che ha lavorato in film diventati cult, interpretando praticamente tutti i generi cinematografici: dal musical al drammatico, dalla commedia al pulp.

Cosa vuol dire essere una star?
Intanto fa paura. Da quando sono stato lanciato nel mondo dello spettacolo sono consapevole della linea sottile che corre tra essere una star ed essere un attore. A me interessa soprattutto recitare, vorrei mantenere un profilo tranquillo, volare basso, cercare in tutti modi di tenermi in equilibrio e non adagiarmi sulla popolarità. Mi considero molto fortunato per aver partecipato a questa avventura. Non ti viene proposto tutti i giorni di interpretare un musical. Per essere Link Larkin ho lavorato duramente, l'ultimo provino che sostenuto prima di essere scelto è durato otto ore.

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