Anni perduti e ritrovati come in una vecchia canzone, vite diverse che si prendono per mano in un cammino iniziatico alla scoperta del mondo. Ben è goffo e impacciato, Evie un'attempata (ex) attrice di teatro che lo conduce passo dopo passo al confine dell'"adultescenza", dove – dismessi i panni del giovane di belle (e timide) speranze – si trasforma il proprio divenire in qualcosa di magicamente reale. Driving Lessons, presentato nella scorsa edizione della Festa di Roma nella sezione Alice nella città, ha ricevuto critiche positive da parte di pubblico e addetti ai lavori, racimolando qua e là premi e commenti entusiastici come nell'ultimo Festival di Mosca 2006 (Premio della critica, Premio del Pubblico, Premio speciale della Giuria). Esordio alla regia di Jeremy Brock – già noto alle cronache come rodato sceneggiatore – la pellicola si rifà all'adolescenza stessa del giovane regista, passata al fianco dell'attrice Peggy Ashcroft (la Margaret de Il club dei trentanove diretto da Alfred Hitchcock) con la quale strinse, per un breve periodo, una intensa amicizia.

Il salto generazionale - che rimanda a film come Harold e Maude o, perché no, a Scoprendo Forrester di Gus Van Sant – non è certo nuovo al cinema, ma continua a regalare deliziose commedie in cui vita e arte si mescolano al rumore di un'esistenza che vede protagoniste età diverse, ugualmente "guidate" dal desiderio di lasciare un segno nell'anonimo grigiore della quotidianità. Ben, disastroso negli approcci con l'altro sesso e schiacciato dalle volontà di una madre conservatrice e di un padre protestante, incontra sul suo cammino Evie, un'anziana donna piena d'amore per l'arte, diventandone presto il giovane assistente tuttofare. Nelle scorribande amorose con una coetanea e nel campeggio "forzato" con la sua mentore, il ragazzo compie un viaggio che lo avvicina alla vita e alle gioie dell'arte. Tradotto in Italia con Lezioni di guida, la metafora dell'esistenza ritorna in un "on the road" dell'anima, lasciando il segno della crescita per Ben e regalando una seconda giovinezza alla dinamica e vivace Evie.

La morte, forse apparente e solo percepita, si svincola da un problema prettamente anagrafico per diventare lo scomodo contorno di un'indotta noia borghese, complice un'educazione troppo repressiva e poco aperta alle frivole gioie dell'esistente. La magia di Ben – interpretato da Rupert Grint, l'amico dai rossi capelli del maghetto Harry Potter – sta tutta nella ricerca di un se stesso che abbandoni la routine per entrare, stavolta senza poteri paranormali, nel mondo degli adulti. Senza perdere di vista la tenerezza dell'infanzia trascorsa.