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Hollywoodland: l'America riscopre il gusto per il noir

Il regista Allen Coulter, Ben Affleck, Adrien Brody, Diane Lane e Bob Hoskins parlano del film
di Tirza Bonifazi Tognazzi

giovedì 31 agosto 2006 - News
Ci sono delle forti similitudini tra Hollywoodland e The Black Dahlia. Entrambi i film di scena a Venezia 63 sono dei noir, sono ambientati nella mecca del cinema tra la fine degli anni '40 e la fine degli anni '50, e riportano alla luce dei riflettori due orribili omicidi che all'epoca avevano attirato l'attenzione dei media e che ad oggi rimangono avvolti nel mistero. In Hollywoodland Ben Affleck veste gli ampi panni di George Reeves, (è ingrassato venti chili per questo ruolo) ovvero "l'uomo d'acciaio" della tv. Ha ripreso il peso forma e ci sembra rilassato; mentre gli altri attori protagonisti - un elegantissimo Adrien Brody, la sempre più affascinante Diane Lane e Bob "faccia furba" Hoskins - prendono posto alla conferenza stampa, il regista Allen Coulter scatta delle foto ai giornalisti che ha di fronte.

Sarà che è emozionato: Coulter è al suo debutto sul grande schermo. Finora aveva lavorato per la televisione come regista di alcuni episodi delle serie The Sopranos e Sex and the City. "Il mio agente aveva una sceneggiatura da farmi leggere, era da tempo che cercavo un soggetto per il cinema, e dopo aver letto le prime 5 pagine del lavoro ho deciso che era quello che stavo aspettando", racconta il regista. "Mi piaceva soprattutto l'idea di un noir che parlasse della fine di un'epoca, quella d'oro del cinema, e dell'inizio di un'altra (quella della televisione), che stiamo vivendo ancora oggi. Ma in realtà non si tratta proprio di un film noir, è un'opera sulla ricerca dell'identità che i due protagonisti (Affleck e Brody, NdR) cercano attraverso la popolarità. I cosiddetti 15 minuti di celebrità è un pensiero che Hollywood promuove costantemente, ed è questo che rende questo film così tragico".

Sul detto che la morte è l'ultimo passo di una carriera, Ben Affleck interviene: "Sì, e vero. Molti pensano che la morte sia lo sforzo finale per diventare famosi. Quasi tutte le persone che vivono a Los Angeles sono ossessionate dalla celebrità e cercano continuamente di fare qualcosa per emergere. Ma se io dovessi scegliere fra la fama e la morte preferirei ovviamente non essere famoso". Di tutt'altro argomento si è parlato con Diane Lane, che nel film interpreta la moglie del dirigente della MGM (Bob Hoskins). "Il matrimonio tra il mio personaggio e Eddie Mannix è moderno, è un contratto più che un'unione basata sul romanticismo puro e semplice. All'epoca le donne avevano molto più potere di oggi in termini di botteghini. C'era un confine ben preciso tra le celebrità, gli studios e la stampa. Oggi non è più così. Quel periodo era di grande attrattiva, di grande glamour, donne e uomini portavano il cappello, c'era molta più classe rispetto a oggi".

Per finire, è il turno di Hoskins a tracciare l'identikit del suo personaggio: "Eddie era un tipo duro, gestiva uno studio e dava da lavorare a migliaia di persone. Ma quello che davvero mi ha affascinato del personaggio, è il fatto che amasse la moglie al di sopra del proprio ego in un'epoca in cui le mogli erano considerate delle coccarde", e con un velo di polemica aggiunge: "Non penso che oggi esista nessuno come Eddie. Gli studios non hanno più niente a che vedere con il cinema, costruiscono macchine, si occupano di altro. Non sono più dei cineasti!".

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