The Hateful Eight

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Un film di Quentin Tarantino. Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir.
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Titolo originale The Hateful Eight. Western, Ratings: Kids+16, durata 167 min. - USA 2015. - 01 Distribution uscita giovedì 4 febbraio 2016. MYMONETRO The Hateful Eight * * * - - valutazione media: 3,46 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un western tinto di giallo Valutazione 0 stelle su cinque

di andrejuve


Feedback: 5008 | altri commenti e recensioni di andrejuve
lunedì 15 febbraio 2016

“The Hateful Eight” è un film del 2015 diretto da Quentin Tarantino. Nel periodo successivo alla guerra di secessione americana una diligenza si dirige verso la località chiamata Red Rock. All’interno di questa diligenza si trova un uomo di nome John Ruth, denominato “il Boia”, il quale vuole trasportare la spietata criminale Daisy Domergue proprio a Red Rock, dove potrà riscuotere la cospicua taglia di 10.000 dollari che pende su quest’ultima, la quale subirà la pena dell’impiccagione per i reati commessi. Per non rischiare che quest’ultima fugga  John è legato a Daisy grazie ad una catena. Durante il suo cammino la diligenza si imbatte nel Maggiore Marquis Warren, il quale è alla ricerca di un passaggio per Red Rock in quanto deve consegnare tre banditi uccisi al fine di ottenere anch’egli la somma di denaro stabilita per la loro taglia. Una forte tempesta di neve sta per abbattersi e Marquis ha bisogno di salire all’interno di quella diligenza. Dopo un’iniziale diffidenza John, il quale aveva conosciuto in passato Marquis, decide di ospitare quest’ultimo sopra la diligenza. Dopo qualche chilometro viene avvistato un altro uomo che vaga sopra quel desolato prato nevoso. Il suo nome è Chris Mannix e dichiara ai passeggeri della diligenza di volersi recare anch’egli presso Red Rock dove presterà giuramento al fine di essere nominato sceriffo. Se venisse abbandonato John e Marquis non potrebbero ricevere le somme di denaro che pretendono. A causa dell’esponenziale aumento di intensità della tempesta di neve la diligenza è costretta ad arrestare il suo cammino presso l’emporio di Maggie, dove però non si trovano i proprietari del locale ma un messicano di nome Bob, il quale afferma che i proprietari abbiano affidato a lui la locanda per andare a trovare la madre di Maggie. All’interno dell’emporio John, Daisy, Marquis e Chris incontrano altri tre uomini di nome Oswaldo Mobray, Joe Gage e Sanfold Smithers, un generale sudista. John non si fida di coloro che si trovano all’interno dell’emporio perché è convinto che uno di essi conosca  Daisy Domergue. John allora decide di “stipulare” un accordo con Marquis in base al quale i due promettono di difendersi reciprocamente impedendo che qualcuno possa appropriarsi di Daisy e degli altri corpi sui quali gravano le taglie. Anche Marquis è molto perplesso in quanto ritiene improbabile che Maggie, che conosce molto bene, abbia affidato ad un’altra persona la gestione momentanea della sua attività. C’è qualcuno che mente sulla propria identità? Quali sono le reali intenzioni di ciascuna delle otto persone presenti all’interno dell’emporio?. La pellicola in questione è divisa in due parti distinte tra loro. La prima parte è incentrata sulla caratterizzazione di tutti i personaggi che gradualmente si susseguono e che, in maniera apparentemente casuale, si incontrano. Attraverso l’utilizzo di dialoghi molto colloquiali e all’apparenza insignificanti lo spettatore riesce a delineare al meglio le sfaccettature caratteriali dei singoli protagonisti, tentando di inquadrarli e di capire se qualcuno di loro ricorra alla menzogna. Il filo conduttore del film è costituito proprio dall’inganno e dalla diffidenza, che rappresentano due atteggiamenti tipici della natura umana. Nel momento in cui si rapporta con persone sconosciute l’uomo tende a nutrire un comprensibile sentimento di inquietudine mescolato al timore di ritrovarsi di fronte a sé un essere umano che potrebbe essere capace di compiere qualsiasi tipo di azione. Il cammino della diligenza rappresenta la metafora del percorso della vita, all’interno della quale inevitabilmente bisogna raffrontarsi con persone che, positivamente o negativamente, entrano di prepotenza nelle rispettive esistenze condizionandole e modificandole. I destini di persone sino a quel momento estranee si incrociano e nulla può impedire che ciò accada. L’emporio potrebbe rappresentare una trasposizione in miniatura del mondo all’interno del quale le persone sono costrette ad affrontare una convivenza forzata. Il grande salone dell’emporio è paragonabile ad una grande scacchiera, come quella con la quale il generale Smithers gioca assieme ad Oswaldo Mobray, all’interno della quale ognuno assume un ruolo specifico e ogni singola mossa potrebbe rivelarsi vincente o, al contrario, potrebbe condurre ad una cocente sconfitta. I personaggi fanno parte di un pericoloso gioco basato sulla diffidenza reciproca e sulla falsità. La verità e la finzione si confondono creando un turbine di mistero e di sospetto. Ogni condotta è volta a smascherare l’avversario al fine di scoprire le sue reali intenzioni. Si delinea una sfida psicologica basata sulla capacità di scoprire i punti deboli di ciascuno, attendendo il momento più opportuno per attaccare e colpire. Lo spettatore riesce ad immedesimarsi all’interno di questa realtà e, grazie alle inquadrature minuziose e attente ad ogni singolo dettaglio, viene trasportato dentro quella stanza proprio come se fosse un testimone diretto della vicenda narrata. La sensazione di tensione, di inquietudine e di paura viene trasmessa efficacemente. Il pubblico, cosi come i protagonisti della storia, si interrogano su chi possa essere il vero o i veri bugiardi, sempre che esistano realmente. In pratica tutto ruota attorno a semplici supposizioni o ipotesi e ognuno dei personaggi si trasforma in una sorta di investigatore che deve scoprire chi sia colui che abilmente sta mentendo all’interno della stanza. Il western quindi si tinge di giallo e Tarantino riesce ancora una volta a creare un nuovo genere cinematografico che mescola il fascino del crudo e burbero far west all’eleganza del cinema giallo, basato sull’analisi psicologica dei personaggi e sulla ricerca del singolo dettaglio che potrebbe rivelarsi fondamentale al fine di risolvere il caso. Nell’ambito di questo misterioso ed enigmatico contesto, reso ancora più tormentato dalla tempesta di neve vista come metafora di cattivi presagi, costellato da sospetti e accuse reciproche, emergono anche dissidi e contrasti legati a pregiudizi razziali ed etnici, in quell’epoca particolarmente accentuati a seguito della rivalità tra i sudisti e i nordisti. Si assiste inoltre ad un atteggiamento disumano dell’uomo, il quale è insensibile e apatico di fronte alla morte di un suo simile e cerca meschinamente di trovare una giustificazione dietro ad un gesto cosi malvagio e ignobile. Nella seconda parte della pellicola, più prettamente “tarantiniana”, il ritmo del film aumenta vertiginosamente, focalizzando l’attenzione sulla pura violenza visiva, tanto esilarante quanto toccante, che sottolinea la brutalità, la bestialità e il cinismo dei personaggi i quali, spinti dai rispettivi ed egoistici interessi, sono disposti a compiere qualsiasi azione meschina e disdicevole pur di raggiungere i propri obiettivi, spesso legati al guadagno ed al profitto economico. Il film diventa un thriller all’interno del quale si assiste ad alcune sequenze brutali tendenti ad un horror ironico e assurdo. Allo stesso però la spietatezza dell’uomo lascia spazio al suo sadismo in quanto la morte non costituisce più un atto necessario al perseguimento dei propri scopi, ma si trasforma in un evento piacevole, che stimola l’uomo eccitandolo ed intrigandolo. Di conseguenza prevale l’illogicità e la stupidità dell’uomo il quale, incapace di dialogare e convivere civilmente, è propenso a ricorrere allo scontro fisico a costo di sacrificare la sua stessa esistenza. Si assiste ad un massacro totale in cui tutti sono colpevoli e, accecati dall’avidità e dal cinismo, subiscono le conseguenze delle proprie azioni disdicevoli e immorali. Il susseguirsi degli eventi tragici si rivelerà inarrestabile e il declino inesorabile dei protagonisti coincide con quello dell’uomo. Quentin Tarantino riesce a trasporre sullo schermo questo bel film ricorrendo come sempre ad una sceneggiatura brillante e pungente, che riesce a mescolare perfettamente la drammaticità all’umorismo più esilarante e paradossale, caratterizzando perfettamente i singoli personaggi. La bravura del regista consiste nel riuscire ad ambientare la quasi totalità del film all’interno di una stanza, come in passato hanno fatto grandi cineasti quali Alfred Hitchcock, riuscendo a coinvolgere lo spettatore e stupendolo attraverso continui colpi di scena. I protagonisti vengono ridicolizzati e derisi, scardinando totalmente tutti i canoni tipici dei generi western e giallo, dove i personaggi vengono descritti come temibili ed inscalfibili. L’opera diventa quasi teatrale in quanto prende il sopravvento la capacità espressiva e recitativa dei personaggi. In questo senso sono ottime le interpretazioni di tutti quanti gli attori, con particolare riferimento a Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, candidata ai prossimi premi Oscar come migliore attrice non protagonista, e Walton Goggins. Merita una particolare menzione la colonna sonora di Ennio Morricone, anch’egli candidato al premio Oscar, il quale ha composto musiche sempre attinenti alle specifiche sequenze, trasmettendo a volte un ritmo incalzante e altre volte un senso di timorosa quiete. L’unico difetto del film a mio avviso è rappresentato dall’eccessiva autocelebrazione di Tarantino il quale, sfoggiando le sue grandi abilità cinematografiche, tende a specchiarsi troppo dilungandosi ingiustificatamente attraverso dialoghi e sequenze che sono frutto di un accentuato narcisismo che a volte esula dalla narrazione.  Un film da vedere perché è originale e riesce ad assumere contemporaneamente toni drammatici e divertenti, inglobando differenti generi cinematografici che riescono a convivere perfettamente nonostante le loro totali divergenze.

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dani4i sabato 25 giugno 2016
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Potevi scrivere un libro già che c'eri.

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