Habemus Papam

roprio questa mattina, quando sto per iniziare a scrivere la recensione su Habemus Papam, leggo sul Corriere della Sera la notizia di una lettera del vaticanista Salvatore Izzo pubblicata sull'Avvenire che invita i fedeli cattolici a boicottare l'ultimo lavoro cinematografico di Nanni Moretti, appunto Habemus Papam.Forse il vaticanista non ha visto "completamente" il film perché che tu sia fervente credente o profondamente ateo, Habemus Papam è, a mio parere, una piccola perla di saggezza.

Candidato alla Palma d'Oro di Cannes - nonostante non sia al festival in prima mondiale, e ciò la dice lunga sull'importanza di questo film - Habemus Papam racconta la storia dell'elezione a Santo Pontefice del cardinale Melville - interpretato da un dolcissimo Michel Piccoli - che nel momento in cui deve presentarsi alla folla di fedeli, viene colto da un'improvvisa crisi di apparente panico. Tutti i cardinali tremano all'idea di una crisi più profonda che riguardi la Fede del Santo Padre, ma non è così.
In aiuto del neo eletto Papa, arriva, con forte scetticismo da parte di tutto il Conclave, lo psicanalista  - interpretato da un superbo Nanni Moretti - che, provando ad aiutare il Sommo Pontefice, scoprirà, anch'egli, di vivere con una sorta di fardello sulle spalle: essere considerato, sempre,il più bravo di tutti.

Da qui parte il viaggio dentro se stesso del' Uomo - il Santo Padre - che incredibilmente si ritrova a dover "guidare" milioni di uomini e donne all'interno di un percorso del quale, lui stesso, non riesce più a capirne il senso. Ma il percorso al quale l'Uomo si riferisce non è quello della fede, ma più che altro quello della Vita, della quotidianità. Habemus Papam non è la messa in ridicolizzazione, come molti hanno sostenuto inneggiando al boicottaggio - di un'istituzione rigida e millenaria come quella della Chiesa Cattolica. E' più che altro un tentativo di "umanizzazione" di questa istituzione; di renderla più vicina all'uomo come essere vivente e pensante. E' lo stesso neo eletto Papa che si rende conto di quanto il mondo, oggi, sia cambiato e che la Chiesa debba accettare e affrontare tale cambiamento, naturalmente senza perdere i suoi pilastri fondamentali. Habemus Papam è un vero a proprio atto di umiltà dove scienza e religione, fede e ateismo cercano di trovare un punto di incontro, abbassando, entrambe le parti, i propri preconcetti e le proprie difese.
Ma come al solito, nel nostro bel Paese, l'importante è parlare senza conoscere il soggetto del discorso al quale si partecipa.