Hellhole

Film 2019 | Drammatico 87 min.

Titolo originaleHellh Le
Anno2019
GenereDrammatico
ProduzioneBelgio, Paesi Bassi
Durata87 minuti
Regia diBas Devos
AttoriLubna Azabal, Hamza Belarbi, Alba Rohrwacher, Willy Thomas .
MYmonetro 2,78 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Bas Devos. Un film con Lubna Azabal, Hamza Belarbi, Alba Rohrwacher, Willy Thomas. Titolo originale: Hellh Le. Genere Drammatico - Belgio, Paesi Bassi, 2019, durata 87 minuti. - MYmonetro 2,78 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 12 febbraio 2019

Il secondo lungometraggio del regista belga Bas Devos.

Consigliato sì!
2,78/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,06
CONSIGLIATO SÌ
Lo spaccato urbano come atto di terapia post-traumatica è al centro di un film crepuscolare e acerbo .
Recensione di Tommaso Tocci
martedì 12 febbraio 2019
Recensione di Tommaso Tocci
martedì 12 febbraio 2019

Tre vite che si sfiorano sullo sfondo di Bruxelles nel suo momento più delicato, quello immediatamente successivo agli attacchi terroristici del 2016. In una città scossa e ferita si muovono Mehdi, un adolescente di origine algerina che si divide tra la famiglia e la vita in strada, Wannes, un medico fiammingo la cui solitudine è accentuata dalla mancanza del figlio partito militare, e Alba, ragazza italiana che è venuta in Belgio per lavorare al Parlamento Europeo, come tanti altri expat intorno a lei.

È stato Donald Trump a dare il titolo a questo film, quando nel 2016, in campagna elettorale, definì la capitale belga un luogo "infernale".

La retorica dell'invasione e della perversione dei valori europei è soltanto peggiorata da allora, durante il periodo in cui il regista e sceneggiatore Bas Devos assimilava storia e cronaca nel tentativo di arricchire il suo progetto originario (e secondo lungometraggio) sull'identità cittadina, a dispetto della nomea di "capitale jihadista d'Europa". E ora quella definizione rimane assieme all'altro, enorme sviluppo che tristemente non poteva essere ignorato: gli attacchi simultanei che il 22 Marzo del 2016 colpivano l'aeroporto di Bruxelles e la stazione della metro di Maalbeek.

Devos li incorpora in modo obliquo nel tessuto di un film d'atmosfera, fatto di silenzi perplessi e di tentativi, perlopiù infruttuosi, di stabilire contatti umani. È un'opera sull'assenza, questo è certo, ma un'assenza indefinita. Per Alba (una Rohrwacher che non per la prima volta si mette in gioco in film corali, lontani, anche rischiosi, dimostrando una statura attoriale europea senza pari nel nostro paese) è il vuoto artificiale di un esilio (autoimposto?) nella Bruxelles "alta" degli ambienti politico-diplomatici, da riempire con la musica e gli incontri casuali. Per Mehdi è un'assenza morale, lui così preso in mezzo tra gli affetti per la madre e per quel fratello grande che gli chiede un favore piccolo ma doloroso, confessandogli di essere "a metà tra il bene e il male". E infine per Wannes, è un'assenza mentale, con l'immagine di un jet dell'esercito in volo come unico simbolo di un figlio lontano.

Tre storie per tre anime della città: il fatto che il solo Wannes sia una pedina mobile in grado di unire le altre due realtà, così opposte, è il riconoscimento silenzioso di una delle caratteristiche principali di Bruxelles. Ma più che dalle facili considerazioni di classe, Devos sembra attratto da un'osservazione urbana letterale e architettonica: al centro del film c'è una carrellata intorno a una casa che passa in rassegna finestra dopo finestra, un motivo visivo che torna spesso e predilige l'aderenza alle superfici, la distanza dal dolore.

Ne scaturisce un'idea di cinema inconsueta, che a volte sembra vicina a quella della dissezione antropologica romana di Rosi in Sacro Gra ma che, forse per pudore, non affonda quanto dovrebbe attraverso quelle finestre e quelle coscienze.

E mentre Devos osserva da lontano, troppo rispettosamente, la città e i suoi abitanti si guardano a loro volta, spesso mediati da uno schermo. Che sia quello della TV che li racconta in modo nuovo, o quello di un vetro, o quello tecnologico di un aereo che sa vedere soltanto sagome fantasma.

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