Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 78 minuti |
Regia di | Tea Falco |
Attori | Luisa Gregorio Reitano, Vito Buccione, Pippo Calvo, Mimmo Cutucchio, Ottavio D'Urso Aldo Desiderio, Mario Desiderio, Giovanni Falsone, Ignazio Licata, Grace Longo, Massimo Puglisi. |
MYmonetro | 3,02 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 26 settembre 2019
L'amore per la propria terra, tra adolescenti ed ex detenuti, scienziati e parcheggiatori abusivi, filosofi e transessuali.
CONSIGLIATO SÌ
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L'opera prima di Tea Falco è un'indagine sulla sua terra, la Sicilia, e al contempo sulla natura umana. Una ricerca sul senso della nostra esistenza. Con uno sguardo quasi antropologico - l'attrice trentunenne, nota ai più per la sua partecipazione al film Io e te di Bernardo Bertolucci o più recentemente alle serie 1992 e 1993 - interpella personalità di Catania e dintorni, incorniciando questi ritratti con una messa in scena rivisitata e dissacrante di Adamo ed Eva. Il film mescola finzione e realtà, alternando sequenze di teatro filmato, più "costruite" dal punto di vista della messa in scena, a riprese di carattere documentaristico. Spicca il senso di osservazione della regista che si dimostra abile nel catturare la realtà circostante (su un muro leggiamo: "non siamo burattini") e frammenti di vita di inestimabile valore come quelli del parcheggiatore abusivo che recita una poesia a memoria o il monologo dell'uomo anziano con una testa di pesce in mano che declama di fronte a un pubblico invisibile (che siamo noi) e che con fare enfatico - ma con estrema umiltà e spontaneità - ci parla della Sicilia, dei giovani che ne rappresentano il futuro e della moglie defunta. Si susseguono personalità, professioni e tematiche fra le più disparate: due gemelli ci parlano di entaglement (la telepatia tra gemelli), sentiamo le testimonianze di vita di una trans prostituta, un panettiere, un lustra scarpe, un latin lover, uno stalliere e un cuoco psicologo, i quali insieme compongono un mosaico che è sia un concentrato di eccentricità siciliana, ma al contempo un universale campionario di caratteri umani riconoscibili.
Si palesa l'intento di speculazione sulla natura umana, non privo di cinismo, che per certi versi è la cifra di un modo anche fatalista di essere siciliani.
Ad esempio, un'anziana signora ci dice che il senso della vita è morire e che la vita non ha altro senso all'infuori di questo. Un filosofo dei nostri tempi circondato di chiocciole ci ricorda che la caduta è straordinaria e che l'idiozia umana è ciò che verrà ricordato, ciò che noi essere umani di oggi lasceremo ai posteri. In questo frangente il cannolo diventa un vero e proprio simbolo: emblema della "sicilianità" ma allo stesso tempo dell'esistenza, origine di tutte le cose. Il dolce frutto del peccato che ci delizia e ci condanna. Irresistibile e letale. Echi dei Ciprì e Maresco di Cinico TV, ma anche del cinema esistenziale, metafisico e surreale di registi come Roy Andersson. Inoltre, merita di essere menzionata la presenza di Martin Hernández al montaggio sonoro del film, già noto per aver curato i suoni di The Revenant di A.G. Iñárritu. Il film sembra funzionare meglio nelle parti documentaristiche in cui gli interventi di queste personalità - talune eccentriche altre meravigliosamente comuni - mentre convince meno l'apparato di finzione, di messa in scena del racconto: i momenti teatrali incasellati all'interno di questa ricerca sembrano aggiungere poco rispetto a quello che già vediamo e ascoltiamo per le strade e le case di Catania. Tentano di amplificare un senso dell'assurdo e del grottesco di cui il documentario e i suoi "monologhi" sono già permeati. Senso che rappresenta ciò che c'è di più piacevole nel film e che restituisce bene quel tocco ironico proprio dei siciliani.
Dopo aver mangiato il frutto del peccato, Adamo ed Eva si ritrovano in una cava di marmo in Sicilia. Adamo chiede a Eva una pera, ma lei sostiene di aver mangiato una mela: è così che fra i due ha inizio un eterno litigio. Sullo sfondo di questa cornice dissacrata, Tea Falco torna in Sicilia e con approccio quasi antropologico indaga i personaggi più assurdi della sua città, Catania.