...(se usata giudiziosamente) c'è la sicurezza di riempire le sale anche con un film di serie B (o C). Stop.
Finisce qui la mia dose di cattiveria. Non capisco perchè si debba dir male di un lavoro che, per quanto criticabile, ti ha fatto trascorrere piacevolmente quasi un'ora e mezza. Se proprio voglio parlarne, adotto la stessa leggerezza, disinvoltura (nonchalance, cominciamo subito col francese) con cui il nostro Besson ha ideato e portato a termine Lucy.
Per un grosso critico, vista l'abbondanza di richiami e citazioni, si tratta di un continuo déjà vu (spiritosaggine che avrei voluto dire io).
Discussioni sul genere: incerto, mutevole, un transgender.
E' fantascienza. perchè no? La sciencefiction ormai confina (sconfina) con tutto: fantasy, cosmico-mitologico, fa qualche puntata nell'horror (in tutti i sensi), arriva ai cartoons dove finirà i suoi giorni. Con Lucy c'è la fictione e la science: le amebe (quei palloncini colorati ammaniti all'inizio e alla fine), lo scenziato luminare fresco di Las Vegas e la Lucy primorfiale.Con quest'ultima c'è stata una caduta di stile dovuta, forse, a motivi econimici. Alla pitecantropa è stato dato un faccione di fattura grossolana (da non portare neanche ad un veglione di Carnevale) quando con modica spesa si poteva confezionare attraverso la motion picture una ominide carina, attraente, persino sexy.
E' un thriller, un film d'azione. Perchè no?...se vi contentate dei gangster appesi al soffitto come salumi a stagionare.
A proposito, questa Mafia Coreana. Mi sono informato: non esiste. Non che da quelle parti gaglioffi non ne nascano però, a tutt'oggi, i Coreani non hanno prodotto un'organizzazione che abbia i requisiti per essere iscritta all'Albo delle Mafie. Perchè la bizzaria di questa attribuzione quando dall'Oriente si esporta ben altro? Tatto diplomatico o furbizia bottegaia? Glissons (m'hanno soffiata pure questa, ma mi rifarò).
Per conto mio, si tratta un film che con tante burle e parodie è da riderci. Un divertissement, se preferite. Con un umorismo così sottile che è sfuggito a fior di commentatori. Ma riflettete:
la Johansson, con un visetto da fanciullina sempliciotta, diviene la protagonista di una dilatazione esplosiva della funzione intellettiva;
ad un certo punto, discetta con sicumera su Vita, Esistenza, Tempo: robetta su cui si son rotti la testa un Heidegger e un Sartre. Vi sembra serio?
Ma tutto ciò premesso, c'è qualcos'altro. Quando la Lucy/Scarlett parla al telefono con la mamma e si commuove. Intenerisce anche lo spettatore. Per "questa lacrima sul viso" (cito anch'io se voglio) ho dato una stellina in più. Un tocco di bravura, inaspettato nel contesto, questa ecursione nell'umano. Un virtuosismo del genere con la Johansson riusci una volta a Woody Allen in Matchpoint. Onore al merito, quando c'è.
E ora, Besson, guardami negli occhi. Se ne sono accorti. Tu cerchi ancora Nikita. In Lucy solo tracce: guizzi di lame, qualche capriola, colpi di pistola repentini. Di Nikita manca tanto: l'asciuttezza narrativa, lo scatto nervoso, la sorpresa genuina, quel volto crudele e impenetrabile sotto cui si sapeva un'anima inquieta e dolente.
Che posso dirti, Luc. Prosegui nella "recherche". Monta un sequel: la grande Mente ad un certo punto decide di rappattumare i cocci e -voilà- Lucy 2. Au revoir, dunque, e se ci riporti Scarlett (integrale, corposa, pimpante, ça va sans dire) ti diremo Merci! E se non trovi più il suo primo cervello, pas de quoi.
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8
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