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Un coraggioso racconto indiano

Gangor, la storia di un fotoreporter che racconta la violenza sulle donne.
di Luca Marra

Italo Spinelli 1951, Roma (Italia). Regista del film Gangor.

sabato 5 marzo 2011 - Incontri

Dopo il passaggio al Festival di Roma del 2010, arriva nelle sale italiane Gangor: coproduzione Italo-indiana, tratta da "Choli Ke Pichhe" un racconto di Mahasweta Devi, popolare scrittrice in India, che è la storia di un fotoreporter che combatte la violenza sulle donne, come quella su Gangor, una splendida indiana che lui fotograferà generando scandalo e mettendo in pericolo la vita sua e della donna, nonostante le sue nobili intenzioni. Alla Casa del Cinema di Roma, per presentare la pellicola che usce l’11 marzo nelle sale e che l'8 sarà proiettata in alcune piazze italiane, c’erano il regista Italo Spinelli, il cast, i produttori e la scrittrice Lidia Ravera, moderatrice dell’incontro.
"Gangor è la storia di un uomo, della sua impotenza e del suo smarrimento nel raccontare la violenza sulle donne" esordisce l'autrice di ‘Porci con le ali’ che continua: "pur con buone intenzioni, quest’uomo viene macinato dai sensi di colpa tra politically correct e sensualità. Inoltre, credo che il film racconti, a sua insaputa, l’Italia di oggi fatta anche di uomini che prendono la distanza da certe immagini della donna”. D'accordo con Lidia Ravera è il regista e cultore dell’India, Italo Spinelli: “È un rapporto distruttivo nonostante le buone intenzioni. Volevo raccontare l’India da un lato non occidentale: un uomo indiano che si confronta con questa realtà globalizzata. In più è una considerazione sul potere creativo e distruttivo dei media, sull’etica del giornalismo. Lo stato indiano non ci ha ostacolato per niente e la Devi, che ho incontrato anni fa al mio festival di cinema asiatico, notando il mio interesse per i suoi racconti era entusiasta che ne facessi un film”. L’India è dunque protagonista a Roma e a rappresentarla c’era la grazia folgorante di Pryanka Bose, protagonista del film e popolare attrice di Bollywood, la Hollywood indiana, argomento che ha tenuto banco alla Casa del Cinema. “Bollywood è molto castigata per la rappresentazione sessuale” dice la Bose, che in Gangor interpreta anche scene di nudo, “nei film si fa l’amore vestiti e sono consentiti solo i baci, ma comunque ci può essere sensualità. Ho pensato ai problemi che mi avrebbe potuto dare, in termini di reputazione, interpretare scene di nudo ma poi tutto ciò avrebbe ostacolato la mia concentrazione sul ruolo. Questa è una storia realistica, sulle radici dell’India. Sì, c’è un rischio censura nel mio paese, ma io non ho paura”. Il discorso quindi si allarga alla nazione indiana come futura potenza emergente: “L’india sta cambiando” dichiara sorridente e decisa Priyanka Bose “c’è ancora analfabetismo e povertà ma è piena di potenzialità inespresse. È fantastica. C’è tanto da raccontare, e siamo aperti alle menti estere. L’istruzione cresce ed erode man mano le caste ancora presenti anche se, per me, siamo tutti uguali”. A questo proposito Italo Spinelli aggiunge un dettaglio agghiacciante: “Nel cinema indiano conta ancora il colore della pelle. Puoi essere brava e bella ma se hai la pelle scurissima difficilmente sarai protagonista in un film di Bollywood”.

Fra India e Italia
Gangor dovrebbe uscire anche in India, “dicono che ci stanno lavorando” avverte Angelo Barbagallo, uno dei produttori, riferendosi alla Nirvana Motion Pictures (la società indiana che distribuisce il film nel proprio paese). Dall’India si ritorna all’Italia: la parola passa ai produttori e ai distributori del film. Luciano Sovena, amministratore delegato di Cinecittà Luce, dopo un semiserio invito “visto che in Italia è difficile emergere, se in India sono così aperti a talenti esteri, vi invito a emigrare”, continua il parallelismo tra la cinematografia nostrana e quella iperproduttiva degli indiani: “Lì vanno bene le pellicole comiche, meno bene i film di qualità, proprio come da noi. Mi fa piacere che ci siano film che guadagnino più de La vita è bella (il riferimento è a Che bella giornata) ma finirà anche questa moda e magari torneranno gli spaghetti western. È difficile difendere opere come Gangor quando ti tagliano il 60% dei fondi ma noi ce la faremo. Lo meritano la pellicola e il pubblico, specialmente quello che non va vedere Zalone”. Per Carlo Brancaleoni di Rai Cinema “Gangor è un’opportunità per discutere sui tempi attuali: il film difende la donna come lei sa difendersi”. E proprio con una donna schietta e intelligente si chiude la conferenza stampa, Lidia Ravera invita il pubblico a vedere Gangor: “Reagiamo al cinema barzelletta”.

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