Anno | 2010 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Danimarca |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Janus Metz Pedersen |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 3,34 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 9 settembre 2010
Sei mesi di vita con le truppe danesi in Afghanistan tra noia quotidiana e incredibili impennate di violenza battagliera Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards, Al Box Office Usa Armadillo ha incassato 7,9 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Sei mesi con un contingente danese stanziato presso la base di Armadillo in Afghanistan. Giovani soldati che giocano ai videogiochi, si esercitano, provano azioni di guerra e vivono la tensione di un conflitto da venire fino a che, una mattina, la guerra scoppia anche per loro con una scaramuccia (la prima della loro vita) che li metterà alla prova.
Sembra incredibile ma bisogna credere al regista Janus Metz: Armadillo è un documentario. Sebbene i campi e controcampi delle scene di dialogo sembrino perfetti, sebbene la drammaturgia del racconto sembri studiata a tavolino e sebbene apparentemente il regista riesca a non perdere una battuta o una parola, siamo di fronte a un documentario.
La perfezione formale degna di un film di finzione però è solo una delle componenti che rendono il film incredibile nel suo realismo. Metz imbraccia la videocamera e va in guerra con i soldati che filma, tra le pallottole, nelle battaglie e sotto le bombe. Piazza delle microcamere sui caschi dei soldati per avere le loro soggettive e non disdegna di filmare i corpi dilaniati dalle esplosioni. Quello che alla fine ottiene da tutto questo è un documento così crudo e onesto da sembrare finto e porre allo spettatore un serio interrogativo su quanto la realtà delle cose si ispiri alla sua rappresentazione (vedi anche la sequenza che paragona, in maniera anche un po' trita e ingenua, le azioni militari ai videogiochi di guerra cui i soldati giocano nel tempo libero).
Lo spettatore di cinema smaliziato sa bene che a un film, anche se documentario, è sempre bene non credere ciecamente, poiché quantunque le immagini siano vere il montaggio, che a quelle immagini conferisce un senso, è sempre arbitrario. Infatti Armadillo, come i migliori film di finzione, è capace di restituire una serie di significati che vanno ben oltre ciò che viene ripreso e anche quando sembra che i soldati siano delle macchine da guerra senza sentimenti, capaci di ridere delle persone che uccidono, Metz è attento a cogliere le loro ragioni, la loro adrenalina, la loro paura e tutte quelle componenti che non si possono vedere ma che il linguaggio cinematografico può comunicare.