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Harry Potter e il tema del rimpianto

Harry Potter e il principe Mezzosangue affronta tangenzialmente il tema del rimpianto.
di Gabriele Niola

Il racconto nel racconto: i grandi temi delle storie di J. K. Rowling
Daniel Radcliffe (Daniel Jacob Radcliffe) (34 anni) 23 luglio 1989, Londra (Gran Bretagna) - Leone. Interpreta Harry Potter nel film di David Yates Harry Potter e il principe mezzosangue.

giovedì 16 luglio 2009 - Approfondimenti

Il racconto nel racconto: i grandi temi delle storie di J. K. Rowling Harry Potter è molte cose insieme. È una saga fantasy, è una serie di libri gialli incentrati sul meccanismo di scoperta dei misteri mascherati dalle apparenze fantastiche, è una lunga storia adolescenziale, è un unico romanzo di formazione e poi è anche un insieme di singoli racconti autoconclusivi che affrontano grandi temi sociali dell'era moderna.
Predestinazione, razzismo, pregiudizio sociale, nascita dei sentimenti, dittatura e infine rimpianto del proprio passato sono i primi sei grandi temi che di volta in volta le trasposizioni filmiche hanno messo in evidenza costituendo una narrazione nella narrazione, una trama parallela che ogni autore ha scelto di affrontare con maggiore o minore convinzione. Predestinazione, razzismo e pregiudizio. I primi tre film della saga Fin dall'inizio Chris Columbus ha deciso di incentrare molto le trasposizioni filmiche dei libri sul racconto anche dei temi etici che la Rowling affianca ad ogni anno di studio ad Hogwarts. I suoi due film infatti non mascherano in alcun modo il fatto che la formazione del piccolo Potter non passa solo per le formule che impara in classe ma anche e soprattutto per gli insegnamenti di vita che gli regalano le sue avventure.
In Harry Potter e la pietra filosofale la descrizione dell'arrivo ad Hogwarts è un modo per introdurre forse il più grande tema in assoluto della saga, cioè quello della predestinazione. Non solo Harry (come si capirà meglio in seguito) è il prescelto per la lotta a Voldemort ma anche gli altri hanno ognuno un proprio destino, come mostrato nell'emblematica scena in cui a tutti viene assegnato un casato in maniera insindacabile e in base a regole oscure.
Nel seguente Harry Potter e la camera dei segreti è invece il razzismo ciò contro cui si trovano di fronte i bambini mago nelle loro indagini intorno al misterioso ritorno del signore oscuro. Razzismo declinato secondo le categorie del mondo magico e non secondo quelle del nostro mondo (dunque affrontato per metafora). Ad essere considerati diversi e in un certo senso inferiori sono i mezzosangue, cioè i nati da un mago e da un babbano come appunto Harry Potter. Ovviamente tutta la saga rivela l'infondatezza di simili pregiudizi, ma mai in maniera diretta.
La forza del modo con cui i registi affrontano questi temi infatti sta tutta nel non metterli in primo piano ma nel lasciare che emergano come contraddizioni scatenate dalla vera trama del film che è sempre un'altra.
Anche Alfonso Cuaròn nel suo originalissimo Harry Potter e il prigioniero di Azkaban tangenzialmente tocca il tema del pregiudizio, cioè di quanto sia sbagliato giudicare in base alle apparenze. I viaggi nel tempo raccontati nel terzo episodio infatti sono ottimi per spiegare e mostrare ai protagonisti come spesso ciò che è non sembra tale (cosa che in certo senso sembra tornare anche nello snodo tra quest'ultimo film e i prossimi due). La nascita dei sentimenti, la dittatura e il rimpianto negli ultimi tre film della serie Forse un giorno quando tutto questo sarà passato e potremo esaminare con calma questa stranissima serie di film assolutamente non categorizzabile come sequel ma più come episodi di un'unica serie filmica (in questo simile nella struttura alle saghe kieslowskiane), emergerà l'originalissimo lavoro fatto da Mike Newell sul suo Harry Potter e il calice di fuoco. Lavoro non certo complesso dal punto della messa in scena come quello fatto da Cuaròn nell'episodio precedente (e non caso Newell molte cose le riprende da lì) ma più dal punto di vista dell'organizzazione del racconto.
Contrariamente agli altri il quarto Harry Potter è molto centrato sul movimento e sull'azione e come un action movie americano degli anni '80 svela i misteri della trama nel mezzo delle scene più dinamiche riuscendo anche a costruire uno strano climax che sfocia pienamente nell'arrivo finale di Voldemort.
Il tema, a dire il vero solo sfiorato, è quello del rapporto con i sentimenti in un momento di crescita, cioè quando si comincia a rendere necessaria una distinzione tra amicizia e tutto il resto.
Contrariamente invece l'arrivo di Yates segna un ritorno ad una visione pesantemente columbusiana dell'importanza del grande tema. Harry Potter e l'ordine della fenice ruota tutto intorno alla lotta alla dittatura instauratasi ad Hogwarts. Harry raduna un gruppo di ribelli e molta attenzione è prestata al racconto delle dinamiche e delle ragioni percui è importante una resistenza.
Allo stesso modo anche in quest'ultimo Harry Potter e il principe Mezzosangue David Yates non nasconde in alcun modo come il protagonista scopra l'esigenza di superare il proprio passato e quindi il rimpianto. Personaggi importanti come Silente e il prof. Lumacorno nascondo qualcosa o sentono l'esigenza di rievocare degli errori fatti nel loro passato. Errori che hanno delle conseguenze nel presente principalmente perché non sono stati confessati.

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