Il petroliere |
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Un film di Paul Thomas Anderson.
Con Daniel Day-Lewis, Paul Dano, Kevin J. O'Connor, Ciarán Hinds, Dillon Freasier.
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Titolo originale There Will Be Blood.
Drammatico,
b/n
durata 158 min.
- USA 2007.
- Buena Vista International Italia
uscita venerdì 15 febbraio 2008.
MYMONETRO
Il petroliere
valutazione media:
3,51
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il brusco risveglio dell'America dal sangue nerodi DarjusFeedback: 0 |
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mercoledì 20 febbraio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dopo un lungo sonno anche l’America ha il suo brusco risveglio (come capita nel corso del film sia a Daniel Plainview sia ad Eli Sunday, in più occasioni destati di soprassalto da brutte notizie inaspettate). È un risveglio amaro e violento che ha la forza della luce solare che colpisce il viso fuori di una miniera e scoperchia un cuore nero e pulsante, incapace di arrestarsi di fronte a nulla, perché accecato dall’ambizione, dall’avidità e dalla sete di potere. Il cuore nero dell’America pulsa tanto nel mellifluo e saprofita Sunday, predicatore impostore che tenta di unire gli uomini dietro un credo di urla e illusioni, quanto nell’arido e individualista Plainview, cacciatore di petrolio disposto a tutto pur di arricchirsi, ma privato del senso di vivere. Andersson scava nel cuore dei suoi modelli simbolo e vi trova il sangue nero (il titolo originale è “There will be blood”) di una terra arida e fredda, nonché tutta la barbara insulsaggine della conquista per la conquista, del possesso per il possesso, dell’ambizione per l’ambizione. A dispetto del dualismo che rappresenta da un lato il capitalismo selvaggio, dall’altra il conservatorismo bieco e bigotto sostenuto dalla chiesa, il regista californiano si concentra essenzialmente sul personaggio interpretato, in modo magnifico, da Daniel Day-Lewis. Già dal nome (Plainview: vista chiara) si comprende che sarà attraverso la sua persona che scorgeremo più chiaramente i segreti e i misfatti della “terra di frontiera”: è il carattere ruvido e gretto di Plainview, incapace di guardarsi dentro e di accettare emozioni, fallimenti e compassione, che rispecchia una storia americana fatta di conquiste, inganni e sangue. È il sangue che giace nel sottosuolo da cui ha origine l’America della modernità ed è il sangue che ci sarà in superficie quando questa farà i conti con i suoi mostri e nulla, tanto meno le bugie dei predicatori, sarà in grado di fermarlo. Andersson abbandona i toni apertamente moralisti (non piovono rane) e la coralità di Magnolia e, concentrandosi su una figura singola, per quanto invadente e ingombrante grazie all’eccellente e indimenticabile lavoro di Lewis, realizza un film straniante, privo di certezze o appigli concreti e che, pur ricordando “La morte corre sul fiume”, non assomiglia a niente di quello che si vede nel panorama cinematografico. Uno sguardo amaro, lucido e al tempo stesso selvaggiamente violento, che si giova di una tecnica registica raffinata e classicheggiante (come nelle riprese in campo lungo o nei primi piani ravvicinatissimi sulla faccia del protagonista). Ottimi costumi, scenografie, fotografia e le musiche di Jonny “Radiohead” Greenwood. All’altezza il cast, con un encomio per Dano che sa dare spessore al suo sordido personaggio. Ma dobbiamo ripeterci ancora: Daniel Day-Lewis, che recita con gli occhi, il corpo distorto e la voce possente e penetrante, è davvero mostruoso. ***½
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