Il petroliere

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Un film di Paul Thomas Anderson. Con Daniel Day-Lewis, Paul Dano, Kevin J. O'Connor, Ciarán Hinds, Dillon Freasier.
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Titolo originale There Will Be Blood. Drammatico, b/n durata 158 min. - USA 2007. - Buena Vista International Italia uscita venerdì 15 febbraio 2008. MYMONETRO Il petroliere * * * 1/2 - valutazione media: 3,51 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Lo spirito di frontiera secondo Anderson Valutazione 5 stelle su cinque

di Ciro


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venerdì 14 marzo 2008

Vedere l’ultima opera di Paul Thomas Anderson significa aprire una serratura dopo l’altra, tante sono le chiavi di lettura ed i livelli di interpretazione. Partiamo dalla metafora più evidente: Daniel Planview, ostinato e fortunato cercatore di petrolio, è l’incarnazione perfetta del capitalismo americano: spirito d’iniziativa, ottimismo, perseveranza, egoismo, forza di volontà nel superare ogni sorta di ostacolo. Lo vediamo nascere dal nulla, solo e sperduto nel deserto, ed arrivare al successo, immerso in una villa californiana. Nel mezzo, una vita fatta di scelte coraggiose ed azzardate (l’acquisto di enormi appezzamenti di terreno senza avere la certezza che lì sotto ci sia petrolio), e di gesti al limite del disumano (l’abbandono sul treno del figlio adottivo, rimasto sordo a seguito dell’esplosione di un pozzo petrolifero). E poi c’è l’alter-ego di Daniel Planview, il giovane e folle predicatore che si serve dell’ignoranza della gente per affermare sulla comunità un altro tipo di autorità, fondata su un misto di fede e paura. Tra i due si svilupperà un confronto aspro, fatto di accordi ma anche di veri e propri scontri fisici. E non si può non leggere, dietro tale dicotomia, un’altra lampante metafora, quella delle due anime dell’America: capitalismo ed evangelismo, ora in feroce lotta tra loro, ora felicemente a braccetto (leggi: l’attuale amministrazione Bush). Ridurre però il film alla sola interpretazione in senso metaforico sarebbe ingiusto nei confronti di Paul Thomas Anderson, che si conferma essere, a mio parere, uno dei più potenti narratori cinematografici attualmente in circolazione. Manierismo? Forse, ma mai non fine a se stesso. Autocompiacimento? Sicuramente, ma da parte di chi se lo può permettere. Il Petroliere sembra così essere un’unica lunga sequenza, tanta è la solidità della messa in scena, durante la quale si toccano vette stilistiche di conturbante bellezza: la scena dell’esplosione del pozzo, in particolare, caratterizzata da una colonna sonora che ne rappresenta quasi la protagonista principale, mette i brividi. E poi il finale... Beh, cosa dire del finale… E' sufficiente l'ultimo qurto d'ora per legittimare l’Oscar dato a Daniel Day-Lewis: un duello shakespeariano tra il capitalista e il predicatore, quest’ultimo pronto a umiliarsi e a urlare “God is supertstition!” pur di scampare al tracollo finanziario del ’29. Volendo tornare alla metafora, un finale che rappresenta al meglio lo smascheramento dell’ipocrisia del radicalismo religioso a fronte dell’arroganza del capitalismo alimentata dal successo. Ma per apprezzare la tragica magnificenza del più bel finale visto al cinema negli ultimi anni bastano i volti e le interpretazioni di Daniel Day-Lewis e Paul Dano, perfetti nei movimenti e nella teatralità dei gesti, protagonisti di una sorta di balletto che acquista ancor più forza nella versione originale in lingua inglese: “I drink you milkshake!” urlato dai Daniel Planview alla volta del predicatore vi risuonerà a lungo nel cervello, statene certi. Così come sarà impossibile non provare un brivido dinanzi al surreale distacco del maggiordomo, che alla vista di un corpo senza vita disteso a terra e con la testa sanguinante, chiede a Planview se tutto va bene. “I’m finished”, è la sua laconica risposta. E con lui, forse, l’America.

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fanolgepu mercoledì 26 marzo 2008
i'm finished
58%
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nella versione italiana questa frase viene tradotta con "HO FINITO"...e quindi ha un senso diverso da quello che dici tu.

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