Avevamo lasciato Anderson alle prese con la rabbia psico attitudinale di Adam Sandler in Ubriaco D'amore. Era il 2002 e la commedia originale e cinefila, successiva al più impegnato, ma non privo di ironia, Magnolia, aveva sorpreso tutti regalando una consacrazione anche al suo interprete. Cinque anni dopo i fan di questo giovane regista vengono spiazzati in maniera totale dalla maturazione e dal mutamento delle tematiche del suo ultimo lavoro. Consacrato dalla critica ancora prima che dal pubblico, ingnorato agli oscar (che come prevedibile hanno premiato il più commerciale film dei fratelli Cohen), il Petroliere ha spaccato la critica e il pubblico. Capolavoro o passaggio a vuoto per un regista più adatto alla satira di costume? Partiamo da un dato oggettivo: tecnicamente questo film regala un Anderson perfetto, che narra una fabula legata all'ascesa sociale di un uomo e alla sua autodistruzione personale, in maniera originale e assolutamente elitaria in campo cinematografico. E' incredibile come nel film i silenzi iniziali si compenetrino con le scene climax e assumano la medesima importanza. Il regista sembra quasi volere lanciare con i primi 20 minuti di film un monito allo spettatore: la pazienza sarà necessaria in un film che dice più con le espressioni del perfetto Daniel Day Lewis che con le parole vuote del giovanissimo Paul Dano, anch'egli perfetto nel ruolo del logorroico e coltivatore di isterismi religiosi. Il cuore di tenebra del petrolio non viene psicoanalizzato con la macchina da presa come in Magnolia, ma rimane in silienzio, agisce in una maniera che sembra portare lo spettatore ad una conoscenza del personaggio legata soprattutto alla sua cecità di fronte ad altre cose che non siano la sua ascesa alla ricchezza, eppure il film nell'ultima parte regala il tocco in più, la staticità lascia il posto alla frenesia: raggiunto il suo scopo il vero io del protagonista esce fuori, gli avvenimenti sono tutti legati ad un filo unico, il sangue del protagonista è sempre e solo stato petrolio, non c'è altro spazio per niente se non la commiserazione per chi crede in qualcosa, deriso e fisicamente eliminato da un nichilismo violento. Il sottotesto di questo film sembra in parte richiamare anche alla storia recente degli stati uniti, che proprio per l'oro nero si sono macchiati di varie nefandezze. Un artista come Anderson di certo non ha dimenticato questo dettaglio. Religione traviata, avidità e bugie, sono i mali del protagonista, ma anche quelli di una realtà che si vive nel quotidiano. In conclusione il Petroliere rappresenta una vera e propria maturazione, un passo in avanti che dimostra come questo regista sia in grado di compararsi anche con un genere difficile come quello drammatico. Questo film non deve essere menzionato come il nuovo Gigante, ma sicuramente altresì merita un posto d'onore nel panorama del cinema degli ultimi anni.
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pisto
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giovedì 6 marzo 2008
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ottima critica, ma...
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A mio giudizio la tua critica è molto acuta e denota sicuramente una buona competenza cinematografica. Personalmente condivido la tua opinione sul film, ma non sono assolutamente d'accordo su un paio di punti: primo, non è vero che il film è stato "IGNORATO" algi Oscar dato che ha ricevuto ben 8 nominations e 2 statuette (importanti tre l'altro); secondo, non è AFFATTO vero che il film "no country for old men" dei fratelli Coen è un film "PIU COMMERCIALE", ma solo APPARENTEMENTE meno respingente del Petroliere; in reltà è il premio al film dei Coen è meritatissimo.
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giunilisbon
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giovedì 6 marzo 2008
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hai ragione.....
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Come dicevano i latini degustibus non disputandum est. E' vero il pertroliere ha cmq conquistato 2 statuette (quella di Lewis era indiscutibile), ma credo che alla lunga meritava di più come regia e film. Il film dei Cohen è altresì buono, magari però più ammiccante....ma sia chiaro è una opinione.
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mikispin95
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venerdì 5 dicembre 2008
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secondo me...
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secondo me "non è un paese per vecchi" è semplicemnte un film più bello del petroliere
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