Il petroliere

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Un film di Paul Thomas Anderson. Con Daniel Day-Lewis, Paul Dano, Kevin J. O'Connor, Ciarán Hinds, Dillon Freasier.
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Titolo originale There Will Be Blood. Drammatico, b/n durata 158 min. - USA 2007. - Buena Vista International Italia uscita venerdì 15 febbraio 2008. MYMONETRO Il petroliere * * * 1/2 - valutazione media: 3,51 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Daniel alla conquista del West. Un petroliere ambizioso e senza scrupoli. Contro un giovane predicatore ambiguo e arrivista. Nel nuovo film di Day-Lewis. Che racconta il suo sogno americano

di Silvia Bizio La Repubblica

C'è già chi dice che 'Il Petroliere' (in originale 'There Will Be Blood'), il film di Paul Thomas Anderson tratto da 'Oil!' di Upton Sinclair, verrà paragonato a 'Quarto Potere'. E che Daniel Day-Lewis guadagnerà una nomination all'Oscar per il personaggio di Daniel Plainview, il minatore texano che diventa un tycoon del petrolio nella California dei primi '900: un uomo tutto votato al successo, che liquida senza tanti complimenti ogni ostacolo, brutale eppure umano, un'autentica canaglia capace però di ispirare simpatia. Del resto l'attore inglese è un habitué della notte degli Oscar: lo ha vinto nel 1989 per 'Il mio piede sinistro', è stato candidato per il terrorista irlandese in 'Nel nome del padre' e per il ruolo del feroce Bill 'the butcher' in 'Gangs of New York' di Martin Scorsese, nel 2002. Il 'Petroliere', girato in Texas nell'aprile del 2006, esce negli Usa il 26 dicembre e in Italia a febbraio 2008. Accanto al veterano Day-Lewis, si fa notare un astro nascente del cinema americano, Paul Dano, 23 anni, che lo scorso anno fece sensazione nel ruolo del giovane afasico, maniaco del pensiero di Nietzsche, fratello della piccola protagonista di 'Little Miss Sunshine'. Qui Dano interpreta un giovane prete, Eli Sunday, che nella piccola comunità californiana sconvolta dalla scoperta del petrolio si scontra con l'atteggiamento mercenario di Plainview. Il loro è un conflitto di dimensioni epiche: uno scontro tra la ricchezza e la fede. I due personaggi ricordano quelli di Burt Lancaster in 'Elmer Gantry' e Robert Mitchum in 'La morte corre sul fiume', due falsi predicatori: "Il mio Eli Sunday è pieno di contraddizioni e ambiguità", spiega Dano: "In realtà la foga evengelica da giovane pastore che cerca di suggestionare i parrocchiani lo rende non meno velleitario e arrivista di Plainview".
Day-Lewis e Dano si considerano 'fratelli d'arte' e grandi amici, a dispetto della loro differenza anagrafica e culturale: Dano, nato in Connecticut, proviene da una famiglia di operai, Day-Lewis nato a Londra, è di estrazione agiata e di alta accademia - il padre, Cecil Day-Lewis, è un 'poeta laureato'. Li accomuna il fatto di aver iniziato entrambi a recitare giovanissimi in teatro, e il fatto che due anni fa lavorarono insieme nel dramma familiare 'La ballata di Jack e Rose', il film scritto e diretto da Rebecca Miller, la figlia del drammaturgo Arthur Miller con la quale Day-Lewis è sposato dal '96 e da cui ha avuto due figli. Spesso citato come il Robert De Niro inglese, Day-Lewis, diventato famoso negli anni '80 con 'My Beautiful Laundrette' e 'L'insostenibile leggerezza dell'essere', considera De Niro uno dei suoi idoli, e 'Taxi Driver' come uno dei suoi film preferiti. Impossibile non chiedergli quanto si sia riconosciuto nel suo personaggio di Plainview, la cui scalata al successo va di pari passo alla crudeltà: "Mi considero spietato solo quando si tratta di difendere la mia privacy", dice l'attore, incontrato all'hotel Four Seasons di Beverly Hills: "Il successo gioca strani scherzi: ti costringe a essere più attento, quasi vigilante. Come Plainview, anch'io ho l'indole dell'eremita, tendo a isolarmi. Quando non lavoro conduco una vita quanto mai tranquilla. E quando lavoro mi immergo nella vita del personaggio e non penso a nient'altro". Chiunque lavori con lui testimonia come sia straordinario vedere Day-Lewis sul set. Racconta Dano: "Si trasforma nel ruolo, analizza la storia e la sua psicologia nei minimi dettagli, ti costringe, come sua controparte, a dare il massimo. Insegna con la forza dell'esempio".
Il ruolo, ammette Day-Lewis, ha richiesto una grande preparazione anche storica: "Ho studiato il periodo, come la corsa all'oro del Klondike, cercando di capire le dinamiche del lavoro nelle miniere d'oro e d'argento del Far West a fine '800 e di immaginare lo stato d'animo dei minatori che scavavano come dannati senza avere la certezza del premio per i loro sforzi". E continua l'attore. "Erano uomini folli che rinunciavano a vite anche comode per inseguire l'avventura e il sogno di ricchezza. Erano agenti, impiegati e insegnanti che lasciavano le loro mogli e famiglie per fuggire nel West alla ricerca di facili guadagni, senza sapere niente di come trovare il petrolio o l'oro. 'La febbre', la chiamavano, e molti uomini persero la vita, o finirono in miseria, continuando tuttavia a credere nella promessa del West. Non sapevo niente sulle miniere americane di allora. Nel collegio che frequentavo nel Kent non ci insegnavano queste storie".
La cultura americana era stata una grande attrazione per l'attore fin da ragazzo: "Da giovane tenevo segreta la mia passione per i film americani, quasi fosse una vergogna ammetterla. Ho sempre desiderato misurarmi in mondi diversi, anche quelli lontani da casa mia. Ho avuto il privilegio di crescere in una famiglia di intellettuali, ma andando a scuola sono diventato una specie di bullo di strada. Una dicotomia che mi si addice, che mi ha definito come attore. Colto, ma anche sporco, raffinato, ma anche cattivo. La società europea guardava con cinico disdegno all'entusiasmo naïf del Nuovo Mondo, e forse lo fa anche adesso. A me invece affascina".
Risale alla gioventù una delle sue grandi passioni, quella per le motociclette: "Avevo vent'anni quando un mio amico che faceva corse di motocross mi ha iniziato al mondo delle moto: prima di allora ero un ciclista, e ho pensato: se mi piacciono due ruote con i pedali, perché non provarne due con un motore", esclama ridendo: "Da allora la moto è diventata un grande piacere, sia per turismo che in gara. L'anno scorso ho partecipato alla Laguna Seca. E sono un grande fan di Valentino Rossi, come tutti del resto". Il giro di boa dei 50 anni non sembra preoccuparlo molto: "Non credo che la vita sia meno interessante man mano che invecchiamo. Ogni giorno scopro nuove cose, ogni giorno la mia vita è arricchita dai miei figli in modi che non potrei nemmeno cominciare a descrivere e che comunque ho tutte le intenzioni di tenere solo per me".
Da L’Espresso, 21 Febbraio 2008

di Silvia Bizio, 21 Febbraio 2008

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