tunaboy
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martedì 29 giugno 2021
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recensione il petroliere
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Il titolo italiano, “Il Petroliere”, non rende minimamente l’epicità che ci viene offerta dalla versione inglese: la frase “there will be blood” (letteralmente “ci sarà del sangue”) suona come una profezia di biblica memoria, monito di ciò che sta per dispiegarsi sullo schermo.
“There Will Be Blood”, infatti, personifica i volti più oscuri dell’animo umano nel suo protagonista, Daniel Plainview: materialista e sociopatico, dedica la sua intera vita ad accumulare immense quantità di denaro grazie alla sua compagnia petrolifera.
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Il titolo italiano, “Il Petroliere”, non rende minimamente l’epicità che ci viene offerta dalla versione inglese: la frase “there will be blood” (letteralmente “ci sarà del sangue”) suona come una profezia di biblica memoria, monito di ciò che sta per dispiegarsi sullo schermo.
“There Will Be Blood”, infatti, personifica i volti più oscuri dell’animo umano nel suo protagonista, Daniel Plainview: materialista e sociopatico, dedica la sua intera vita ad accumulare immense quantità di denaro grazie alla sua compagnia petrolifera. Quello a cui lui aspira, però, si spinge molto più in là: vuole ergersi al di sopra di ogni altro sporco essere umano, isolandosi nella sua torre d’avorio costruita con gloria e rabbia. Così Plainview si trasforma in un uomo marcio, consumato dal suo stesso odio e abbandonato da chiunque.
“Magnum opus” del maestro del cinema contemporaneo Paul Thomas Anderson, “There Will Be Blood” è un’opera grandiosa in ogni suo aspetto: le ambientazioni western o la colonna sonora “alla Morricone” sono solo la cornice dell’immenso spettacolo che prende vita sullo schermo. Un magnetico Daniel Day-Lewis (interprete del Daniel Plainview di cui parlavamo prima) dà vita ad una delle sue interpretazioni più brillanti, creando un mostro di rabbia e odio che sembra uscito da un film horror; allo stesso modo, il resto del cast ci delizia con una recitazione da manuale: tra di loro spicca un Paul Dano al massimo delle proprie potenzialità, interprete di un ambizioso prete di provincia, principale antagonista del nostro anti-eroe.
Ogni altro aspetto di questo film aiutano ad ergerlo a quello che può essere considerato, a mio parere, uno dei più grandi capolavori di tecnica del cinema contemporaneo.
Inoltre, questa immensa maestria è messa al servizio di una grandissima storia: quella che ad un primo sguardo disattento può sembrare una semplice biografia dai sapori western, dopo una semplice analisi critica si trasforma in una immensa allegoria del capitalismo spietato che governa i nostri tempi. Plainview non è, infatti, un semplice magnate, ma è IL magnate, personificazione del capitalismo stesso, ormai trasformatosi in uno spietato mostro.
Anderson mette anche in ridicolo la natura stessa del capitalismo: l’incessante e morboso accumulo di beni sembra perdere qualunque senso razionale, se non quello di poter soddisfare l’istinto fine a sé stesso del voler prevalere sul prossimo.
Inoltre, è interessante notare quanto i due pilastri fondatori degli USA, ovvero, appunto, il capitalismo e il cristianesimo, sembrino essere in una inconciliabile contrapposizione: personificati nei personaggi di Day-Lewis e Dano, questi si trovano in un perenne ed inevitabile contrasto, data l’aspirazione che entrambi possiedono di voler prevalere sul rivale.
Così Anderson riesce a dare forma ad una pungente ed inaspettata critica all’America conservatrice in uno dei migliori film del secolo corrente.
Voto: 5/5
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castelmagno
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mercoledì 30 dicembre 2020
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a proposito di corazzate.
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Sicuramente i tuoi attori preferiti devono essere Boldi e Jerry Calà.
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francesco
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lunedì 27 luglio 2020
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film sopravvaluto
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È un film che non dice nulla
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samkok88
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mercoledì 20 febbraio 2019
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per ora il mio preferito
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Fino a questo momento è il livello più alto di cinema raggiunto (ovviamente per i miei gusti). Le emozioni che mi manda questo film sono forti, la tecnica del regista è straordinaria, l'interpretazione di DDL è da Oscar. Niente da aggiungere
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cinephilo
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venerdì 16 novembre 2018
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il capolavoro di tutti i capolavori
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Premetto una cosa : siamo di fronte a due capolavori assoluti : il film e l'interpretazione di Daniel Day Lewis. Il film di P.T. Anderson, perfetto nella regia e nella sceneggiatura, è quello che io reputo il più grande film mai girato in assoluto. Una spettacolare quanto mai originale deuncia del rapporto malato tra evangelismo e capitalismo, tra le due forme più grandi di potere e manipolazione delle masse. Il rapporto tra i due protagonisti ,un cinico e spietato petroliere senza scrupoli ed un predicatore della terza rivelazione (l'ottimo Paul Dano), che delinea e caratterizza tutto il film è a dir poco esaltante (talvolta esilarante) geniale e pieno di colpi di scena.
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Premetto una cosa : siamo di fronte a due capolavori assoluti : il film e l'interpretazione di Daniel Day Lewis. Il film di P.T. Anderson, perfetto nella regia e nella sceneggiatura, è quello che io reputo il più grande film mai girato in assoluto. Una spettacolare quanto mai originale deuncia del rapporto malato tra evangelismo e capitalismo, tra le due forme più grandi di potere e manipolazione delle masse. Il rapporto tra i due protagonisti ,un cinico e spietato petroliere senza scrupoli ed un predicatore della terza rivelazione (l'ottimo Paul Dano), che delinea e caratterizza tutto il film è a dir poco esaltante (talvolta esilarante) geniale e pieno di colpi di scena. Il male, l'avidità e l'eco-distruzione avanzano imperterriti mentre l'ipocrisia di chi manipola subdolamente le masse offre tutto il suo appoggio non vede l'ora di scendere a compromessi, La performance di Daniel Day Lewis nei panni del petroliere Daniel Plainview è quella che può essere tranquillamente considerata la migliore performnce di recitazione nella storia del cinema. Letteralmente mai euguagliata e ineguagliabile per l'eternità. Consiglio vivamente la visione del film in lingua originale.
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tmpsvita
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lunedì 7 agosto 2017
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tecnicamente perfetto ma manca un po' di emozione
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Un incredibile performance di Daniel Day-Lewis e di Paul Dano, una fotografia travolgente, una colonna sonora particolare e che, proprio nella sua particolarità trova il suo punto di forza, ed una regia caparbia sono i pilastri portanti di un film che, nonostante ciò, l'ho trovato sopravvalutato e per questo motivo trovo davvero molto difficile riuscire a valutarlo.
Mi è piaciuto praticamente tutto ma è come se non fossi stato mai, eccetto per alcune scene, veramente interessanto abbastanza ad esso e per questo non sono riuscito emotivamente ed empaticamente legato alla storia e anche a i suoi personaggi, anche se oggettivamente li ho trovati molto ben caratterizzati (come in ogni film di Paul Thomas Anderson).
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Un incredibile performance di Daniel Day-Lewis e di Paul Dano, una fotografia travolgente, una colonna sonora particolare e che, proprio nella sua particolarità trova il suo punto di forza, ed una regia caparbia sono i pilastri portanti di un film che, nonostante ciò, l'ho trovato sopravvalutato e per questo motivo trovo davvero molto difficile riuscire a valutarlo.
Mi è piaciuto praticamente tutto ma è come se non fossi stato mai, eccetto per alcune scene, veramente interessanto abbastanza ad esso e per questo non sono riuscito emotivamente ed empaticamente legato alla storia e anche a i suoi personaggi, anche se oggettivamente li ho trovati molto ben caratterizzati (come in ogni film di Paul Thomas Anderson).
Però non riesco né a dire che sia un brutto film, perché è stato fatto in maniera impeccabile, meglio non poteva essere fatto, ma neanche riesco a definirlo un capolavoro, probabilmente la storia non è proprio per me.
VOTO: 7/10
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aruda
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sabato 25 marzo 2017
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meraviglioso
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C'e proprio poco da commentare riguardo a film come questi in cui regia, interpretazioni, fotografia, scenari e musica perfetti si fondono tra di loro e arrivano a toccare le corde più stridenti dell'animo umano, regalandoci la parabola inquietante di un cuore nero. Sicuramente uno dei film più belli e freschi degli ultimi anni che il tempo non mancherà di promuovere a classico.
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khaleb83
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mercoledì 18 maggio 2016
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un magnifico affresco
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Daniel Day Lewis lavora molto poco, ma quando lo fa raramente manca il colpo, e questo film ne è l'ennesima conferma.
Non è una pellicola per tutti i palati: è lento, apparentemente inconcludente fin quando tutta la storia non trova finalmente senso nel finale, esplodendo e lasciando con la sensazione di aver avuto un occhio superficiale per tutto il tempo, quasi con un senso di colpa davanti alla maestosa prestazione del protagonista, supportato da un comprimario assolutamente capace di instillare reazioni e da una sceneggiatura semplicemente perfetta. Spesso un film deve scegliere se basarsi sull'intreccio o sui personaggi. Il Petroliere sceglie invece di puntare tutto quanto direttamente sulle emozioni, seminandole, lasciando che si rafforzino sotto terra poco per volta, quasi lontane dall'occhio per poi lasciarle esplodere.
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Daniel Day Lewis lavora molto poco, ma quando lo fa raramente manca il colpo, e questo film ne è l'ennesima conferma.
Non è una pellicola per tutti i palati: è lento, apparentemente inconcludente fin quando tutta la storia non trova finalmente senso nel finale, esplodendo e lasciando con la sensazione di aver avuto un occhio superficiale per tutto il tempo, quasi con un senso di colpa davanti alla maestosa prestazione del protagonista, supportato da un comprimario assolutamente capace di instillare reazioni e da una sceneggiatura semplicemente perfetta. Spesso un film deve scegliere se basarsi sull'intreccio o sui personaggi. Il Petroliere sceglie invece di puntare tutto quanto direttamente sulle emozioni, seminandole, lasciando che si rafforzino sotto terra poco per volta, quasi lontane dall'occhio per poi lasciarle esplodere.
Non c'è molto da dire: è qualcosa che si può soltanto provare. Ed è una cosa che va assolutamente fatta, perché ne vale la pena.
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stefano capasso
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domenica 11 ottobre 2015
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alle origini della società moderna
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Agli inizi del ‘900 nell’ovest degli Stati Uniti Daniel Plaiview è un cercatore d’argento che casualmente trova il petrolio. Di lì a breve diverrà un esperto di trivellazioni e da uomo spietato qual’ è non avrà difficoltà ad arricchirsi. Fino a che si scontrerà con un giovane predicatore al quale vorrebbe compare la terra per dare il via al più grande affare della sua vita. Tra i due ha inizio un conflitto che durerà nel tempo e che avrà conseguenze tragiche.
Un film molto duro questo di Paul Thomas Anderson con i primi 20 minuti privi di dialogo che indicano il tipo di racconta che farà. Molto fisico, basato sulla lotta continua, sotto e sopra la terra, nel fango e nel petrolio, che i protagonisti fanno per trovare soddisfazione alle proprie aspirazioni di gloria e ricchezza e in definitiva al bisogno di placare quella grande inquietudine che li spinge nelle loro azioni.
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Agli inizi del ‘900 nell’ovest degli Stati Uniti Daniel Plaiview è un cercatore d’argento che casualmente trova il petrolio. Di lì a breve diverrà un esperto di trivellazioni e da uomo spietato qual’ è non avrà difficoltà ad arricchirsi. Fino a che si scontrerà con un giovane predicatore al quale vorrebbe compare la terra per dare il via al più grande affare della sua vita. Tra i due ha inizio un conflitto che durerà nel tempo e che avrà conseguenze tragiche.
Un film molto duro questo di Paul Thomas Anderson con i primi 20 minuti privi di dialogo che indicano il tipo di racconta che farà. Molto fisico, basato sulla lotta continua, sotto e sopra la terra, nel fango e nel petrolio, che i protagonisti fanno per trovare soddisfazione alle proprie aspirazioni di gloria e ricchezza e in definitiva al bisogno di placare quella grande inquietudine che li spinge nelle loro azioni. Un film che mantiene un’alta tensione narrativa per tutte le 2 ore e mezza della sua durata e che in qualche modo ci riporta alle origini della società moderna, al momento in cui qualcuno comincia a sfruttare le risorse del pianeta, e gli esseri umani cambiando per sempre gli le tradizioni e i costumi in uso fino a quel momento
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great steven
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mercoledì 5 agosto 2015
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film d'autore con un contradditorio capitalista.
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IL PETROLIERE (USA, 2007) diretto da PAUL THOMAS ANDERSON. Interpretato da DANIEL DAY-LEWIS, PAUL DANO, DILLON FREASIER, KEVIN J. O'CONNOR, CIARAN HINDS, DAVID WILLIS, MARY ELIZABETH BARRETT
Giunto al quinto calvario della sua carriera artistica, P. T. Anderson sa realizzare un film dal sapore epico che non contraddice la sua profonda natura di apologo sensazionalistico sul senso del potere e sul significato della fortuna in una vita dove sono i violenti a dominare, più coi mezzi economici che con l’efferatezza dichiarata e promessa. Daniel Plainview lavora come operaio e minatore nelle zone desertiche degli Stati Uniti centrali, finché un giorno del 1902 non scopre un pozzo petrolifero col quale può avviare una miracolata impresa lavorativa di petroliere, dapprima baciata dalla dea bendata ma col passare del tempo sempre più ingarbugliata e suscettibile di rischi non trascurabili.
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IL PETROLIERE (USA, 2007) diretto da PAUL THOMAS ANDERSON. Interpretato da DANIEL DAY-LEWIS, PAUL DANO, DILLON FREASIER, KEVIN J. O'CONNOR, CIARAN HINDS, DAVID WILLIS, MARY ELIZABETH BARRETT
Giunto al quinto calvario della sua carriera artistica, P. T. Anderson sa realizzare un film dal sapore epico che non contraddice la sua profonda natura di apologo sensazionalistico sul senso del potere e sul significato della fortuna in una vita dove sono i violenti a dominare, più coi mezzi economici che con l’efferatezza dichiarata e promessa. Daniel Plainview lavora come operaio e minatore nelle zone desertiche degli Stati Uniti centrali, finché un giorno del 1902 non scopre un pozzo petrolifero col quale può avviare una miracolata impresa lavorativa di petroliere, dapprima baciata dalla dea bendata ma col passare del tempo sempre più ingarbugliata e suscettibile di rischi non trascurabili. Gli è socio il figlioletto H. W., inizialmente entusiasta di affiancare l’arricchito genitore ma in seguito sempre più distante da lui fino a precipitare in un mutismo che segnerà il decisivo distacco fra le due figure centrali di una pellicola che pone come proprio fulcro l’epicità di una storia di formazione che assurge anche a simbolo del capitalismo negativo e funge da monito contro le crescite economiche troppo fulminee e imprevedibili. Nel corso di venticinque anni dalla scoperta miracolosa del greggio, Plainview sr. apre tanti cantieri quanti sono gli innumerevoli pozzi nei quali agisce da supervisore delle trivellazioni e della raccolta dell’oro nero, un bene prezioso che dovrà contendere a concorrenti spietati. Ma il suo avversario più agguerrito e instancabile sarà un giovane aspirante predicatore, di nome Ily, che tenterà di ingannarlo indicandogli un inesistente e inconsistente luogo da trivellare per far affiorare dal sottosuolo il combustibile fossile sul quale l’imperterrito e ardente capitalista ha costruito la propria inestimabile ricchezza. Il punto debole si riscontra probabilmente in una pericolosa scivolata nel grottesco che si verifica nel finale, ma per il resto abbiamo da analizzare un’opera tecnicamente equilibratissima nell’angolazione eloquente fra pathos e autoironia, sarcasmo e satira, malinconia e ricerca spasmodica della perfezione. Lo stile, come ribadisco, è quello di una vicenda formativa che finisce per danneggiarne i protagonisti, piccoli uomini (compreso Daniel Plainview) che si introducono in faccende troppo grandi per loro con la conseguenza fatale di invischiarsi in trame dalle quali è possibile uscire soltanto con evidenti lesioni. L’attento e prudente regista affida il carico maggiore di espressività alle spalle e alla faccia di un irripetibile D. Day-Lewis (premiato con un sudato Oscar, accolto col merito più gustoso), che sa reggere scena dopo scena un ruolo fra i più sfaccettati e complessi che un attore statunitense abbia affrontato nella Hollywood degli ultimi venticinque anni. C’è anche un P. Dano pomposo, millantatore e magniloquente che tiene testa al protagonista in un continuo botta e risposta incentrato sui temi spadroneggianti della meritocrazia e della plutocrazia, entrambi elementi capaci esclusivamente di arrecare sofferenze a chi se ne appropria ignorandone la malcelata cattiveria. Un altro Academy Award è andato alla fotografia (Robert Elswit), la quale è effettivamente di una suggestione meravigliosa, in grado di ritrarre con verosimiglianza gli USA del primo Novecento, terra di contraddizioni già immersa sulla strada di un progresso traditore, ambivalente e difficile da incatenare. Un eccellente Francesco Pannofino dà la propria voce a Day-Lewis, impreziosendo una parte valorosa proprio per la sua insospettabile originalità. Distribuito dalla Paramount Vantage e dedicato alla memoria di Robert Altman (1925-2006), che non fece in tempo a vederlo.
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