andre1987
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mercoledì 12 marzo 2008
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una storia nera...
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Daniel Playnview (Daniel Day-Lewis), da piccolo “cercatore di petrolio” diventa uno dei più grandi magnati dell’oro nero degli Stati Uniti: disposto a tutto pur di estendere il proprio successo, finirà per divenire pazzo e privo di affetti.
Paul Anderson trae dal romanzo “Oil” la storia di un uomo che ha sempre più sfiducia nei valori positivi del mondo che lo circonda: rinuncia anche alle poche persone per le quali aveva sentito “qualcosa di diverso”, le abbandona quasi definitivamente, ed elimina ogni speranza oltre a quella di realizzare l’unico progetto che rimane nella sua vita: la sua azienda.
Il film trasporta lo spettatore al fianco del protagonista in un viaggio descritto con campi lunghi di paesaggi desolati ed un’apprezzabile colonna sonora che, con i suoi toni acuti, amplifica lo sferragliare dell’impianto di estrazione e la sua nera fisicità: del metallo, come dei corpi sporchi di operai uccisi da troppa sete di potere.
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Daniel Playnview (Daniel Day-Lewis), da piccolo “cercatore di petrolio” diventa uno dei più grandi magnati dell’oro nero degli Stati Uniti: disposto a tutto pur di estendere il proprio successo, finirà per divenire pazzo e privo di affetti.
Paul Anderson trae dal romanzo “Oil” la storia di un uomo che ha sempre più sfiducia nei valori positivi del mondo che lo circonda: rinuncia anche alle poche persone per le quali aveva sentito “qualcosa di diverso”, le abbandona quasi definitivamente, ed elimina ogni speranza oltre a quella di realizzare l’unico progetto che rimane nella sua vita: la sua azienda.
Il film trasporta lo spettatore al fianco del protagonista in un viaggio descritto con campi lunghi di paesaggi desolati ed un’apprezzabile colonna sonora che, con i suoi toni acuti, amplifica lo sferragliare dell’impianto di estrazione e la sua nera fisicità: del metallo, come dei corpi sporchi di operai uccisi da troppa sete di potere.
Il ritmo lento è funzionale per tracciare uno sguardo che ”vede solo il peggio delle persone” evolutosi nel tempo, in seguito a troppi colpi, ma sembra lasciare troppi vuoti in varie sequenze, che avrebbero potuto essere eliminate, per poi ”saltare” al momento finale con il protagonista ormai pazzo.
Daniel Day-Lewis presenta un’ottima interpretazione, e senz’altro meritatissimo rimane il premio Oscar, ma ciò non basta per valorizzare appieno un film che avrebbe potuto costruire in modo più intenso e incalzante la storia di un personaggio “nero”.
Voto:3 stelle
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sergio
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martedì 11 marzo 2008
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finalmente
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finalmente un bel film, dopo le delusione di " non è un paese per vecchi" e " into the wild ", un film con una buona sceneggiatura, ottimamente interpretato, e non solo dal protagonista, delle belle riprese, musiche scarne ma appropriate, un film che riesce a raccontare a tratti con le sole immagini, senza annoiare, mi ha ricordato in alcuni punti, con le debite proporzioni, " c'era una volta in america ". Per cercare il pelo nell'uovo, non mi è piaciuto molto il finale, i due omicidi appaiono a mio parere una forzatura, senza le giuste motivazioni, se non due raptus del protagonista.
mi è sembrato si volesse stigmatizzare l'egoismo ed il rancore verso gli altri di un uomo salito dal basso, che ha provato la fame e le umiliazioni, e non può scrollarsi di dosso questo acquisito, più volte si fa vedere il protagonista che dorme per terra, come faceva quando era cercatore, lui da quel vissuto non può progredire umanamente, anche diventanto petroliere.
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lobohombre
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lunedì 10 marzo 2008
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dall'oil al blood
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Il titolo originale del film è "THERE WILL BE BLOOD". Il romanzo da cui è tratto invece si intitola "OIL!". Questo particolare già secondo me la dice lunga sulle magagne dell'ultimo lavoro di P.T.Anderson.
Ho trovato il film a tratti fastidioso per via di alcuni eccessi dovuti ad una riduzione cinematografica non all'altezza. Molte delle azioni del protagonista - che nel romanzo risultano credibili grazie alla maggiore idoneità della narrativa rispetto alla descrizione introspettiva - nel film trasmettono l'idea di un protagonista instabile mentalmente, impulsivo, immotivatamente violento e del tutto privo della vivida, per quanto algida intelligenza necessaria per costruire un impero economico.
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Il titolo originale del film è "THERE WILL BE BLOOD". Il romanzo da cui è tratto invece si intitola "OIL!". Questo particolare già secondo me la dice lunga sulle magagne dell'ultimo lavoro di P.T.Anderson.
Ho trovato il film a tratti fastidioso per via di alcuni eccessi dovuti ad una riduzione cinematografica non all'altezza. Molte delle azioni del protagonista - che nel romanzo risultano credibili grazie alla maggiore idoneità della narrativa rispetto alla descrizione introspettiva - nel film trasmettono l'idea di un protagonista instabile mentalmente, impulsivo, immotivatamente violento e del tutto privo della vivida, per quanto algida intelligenza necessaria per costruire un impero economico. Le due ore e mezza del film oltre a ridurre all'osso gli episodi descritti nel libro - tendendo a prediligere per precisa scelta dell'autore quelli più cruenti - non sono in grado di "contenere" l'intero spettro delle emozioni e dei pensieri del personaggio "scritto", cosicchè si finisce per cogliere quasi esclusivamente il suo lato aggressivo, animalesco, spesso senza trovare qualcosa che giustifichi in pieno le sue azioni. Un tizio, insomma, che se non fosse stato un petroliere sarebbe stato un serial killer. Ciò motiva tra l'altro l'interpretazione non del tutto "convinta" di Daniel Day Lewis (a dispetto dell'oscar, che avrebbe meritato in diverse altre occasioni ma non in questa) ed una certa stereotipicità affiorante a tratti nella sua recitazione. Scenografie e costumi perfetti. La regia credo sia l'ideale per questo tipo di vicenda; molto ben confezionata, sebbene un pò convenzionale. Personalmente preferisco di gran lunga l'Anderson di Magnolia, ma mi rendo conto che si tratti di generi diversi, oltre che una questione di gusti.
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elcucho84
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lunedì 10 marzo 2008
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film da non perdere
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Gran film...uno dei più belli di quelli usciti ultimamente,per chi vuole riflettere.Grande prova di Daniel Day Lewia ma tutti i personaggi sono ben interpretati.
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reiver
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lunedì 10 marzo 2008
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drammaticamente deludente
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A volte mi preparo alla visione di un film con delle pellicole "preparatorie" ( che potremmo definire "preliminari").Può servire in alcuni casi.Può "abituarti" lo stomaco se si tratta di un horror truculento.Oppure può servire ad aprirti gli occhi,ed evitare di compiere errori di valutazione:è stato per me il caso di "Quel treno per Yuma",un remake molto,troppo inferiore all'originale.L'attesa per questo "There will be blood" era molta,e il fatto che fosse stato paragonato a "Quarto potere" aveva stuzzicato la mia curiosità.Così sono andato a ripescare vecchi film come "La ballata di Cable Hogue" ,ho avuto la fortuna di incappare ne "I cancelli del cielo",ho rivisto persino un pò de "Il gigante".
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A volte mi preparo alla visione di un film con delle pellicole "preparatorie" ( che potremmo definire "preliminari").Può servire in alcuni casi.Può "abituarti" lo stomaco se si tratta di un horror truculento.Oppure può servire ad aprirti gli occhi,ed evitare di compiere errori di valutazione:è stato per me il caso di "Quel treno per Yuma",un remake molto,troppo inferiore all'originale.L'attesa per questo "There will be blood" era molta,e il fatto che fosse stato paragonato a "Quarto potere" aveva stuzzicato la mia curiosità.Così sono andato a ripescare vecchi film come "La ballata di Cable Hogue" ,ho avuto la fortuna di incappare ne "I cancelli del cielo",ho rivisto persino un pò de "Il gigante".Non ho scomodato Welles però,e ho fatto bene.Sarebbe stato come avere i "preliminari" con Eva Mendes e poi andare a letto con Platinette.Eh sì,perchè "Il petroliere" è un film molto sopravvalutato,persino più di quanto avessi preventivato all'inizio.Io sono disposto a vedere di tutto,anche una sola inquadratura con due lucertole che si accoppiano,a patto che non mi si dica che "quella sequenza rappresenta lo svilimento dell'amore,bla,bla e ancora bla".Non dubito che le intenzioni del regista-sceneggiatore fossero le migliori,però cosa ne è uscito alla fine?Una pellicola dai toni lugubri,moraleggianti e predicatori.Pesante,piena di sequenze inutili e noiose,sempre alla ricerca del "colpo ad effetto",di simbolismi che lasciano il tempo che trovano.I personaggi non hanno affatto lo spessore necessario alla bisogna:Plainview ed Eli,gli unici posti in rilievo,sono troppo esasperatamente negativi per essere credibili,gli altri sono invece figure a due dimensioni,che fanno solo da sfondo.In questo caso la straordinaria bravura di un attore come Daniel Day-Lewis serve a poco.Che sia un interprete eccezionale è fuori di dubbio,ma in certi momenti la sua espressione baffuta mi ha ricordato quella di James Finlayson (inglese come lui),e in un film drammatico non dovrebbe accadere.
Torniamo al punto di partenza:l'obiettivo di Anderson.Qual'era,denunciare l'avidità,il lato oscuro del sogno americano,il male rappresentato dal petrolio?Sì,fin qui ci siamo.Ma questo intento (nobile,almeno sulla carta) doveva essere perseguito in maniera diversa, magari creando un personaggio magnetico e irresistibile come l'Orson Welles di "Quarto potere" o il James Dean de "Il gigante",non plasmando un carattere che è troppo smaccatamente "nero" come il petrolio che cerca,che personifica l'avidità in maniera così monocorde da risultare poco credibile.Il limite del film è proprio lì,nella sceneggiatura,che invece di rielaborare in maniera critica un periodo storico della civiltà occidentale in generale e statunitense in particolare si riduce ad un pistolotto infinito,con conseguente dilatazione a tre ore di un sermoncino che sarebbe potuto durare una mezzoretta.E' così lugubre che pare scritta dal predicatore Eli Sunday e non dal regista Anderson.Più che "Quarto potere" mi è sembrato "Quando potere?" (uscire dalla sala)...
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mat1907
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domenica 9 marzo 2008
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daniel day-lewis
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un grande film drammatico! ovviamente solo x ki d cinema se ne intende e ne capisce! girato magistralmente da Thomas Anderson ke meritava l'Oscar x la regia..ottima Fotografia e Suono straordinario musiche bellissime... la storia d questo avido cercatore d petrolio è straordinaria;ma il vero capolavoro quì sta nel genio d Daniel Day-Lewis e nella sua interpretazione! davvero straordinario! sopra le righe! un mostro d bravura!!un mostro! recita da Dio, il film è lui! DANIEL DAY-LEWIS superbo! Oscar strameritato!!
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gerry
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domenica 9 marzo 2008
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grandioso indimenticabile
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ancora senza parole x questo film un eccezionale daniel day lewis una storia fantastica ma vera allo stesso tempo paesaggi stupendi musiche implacabili e dirette regia grandiosa nulla da dire ma solo da applaudire
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boffese
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domenica 9 marzo 2008
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daniel day-lewis su tutti
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il petroliere è un gran bel film che ha vinto meritatamente i 2 oscar ,che gli sono stati attribuiti: fotografia e miglior attore protagonista. è una storia interessante,portata avanti da una sceneggiatura essenziale.si parla di vari argomenti che vanno dall' evangelismo,grazie ad un bravo paul dano,al capitalismo con un daniel day-lewis come al solito magnifico. ottima la regia di paul thomas anderson, che ci regala 2 scene stupende: la corsa di daniel con in braccio il figlio,dopo l'incendio del pozzo e il finale ,che è a dir poco stupendo!
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giunilisbon
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mercoledì 5 marzo 2008
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una storia americana
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Avevamo lasciato Anderson alle prese con la rabbia psico attitudinale di Adam Sandler in Ubriaco D'amore. Era il 2002 e la commedia originale e cinefila, successiva al più impegnato, ma non privo di ironia, Magnolia, aveva sorpreso tutti regalando una consacrazione anche al suo interprete. Cinque anni dopo i fan di questo giovane regista vengono spiazzati in maniera totale dalla maturazione e dal mutamento delle tematiche del suo ultimo lavoro. Consacrato dalla critica ancora prima che dal pubblico, ingnorato agli oscar (che come prevedibile hanno premiato il più commerciale film dei fratelli Cohen), il Petroliere ha spaccato la critica e il pubblico. Capolavoro o passaggio a vuoto per un regista più adatto alla satira di costume? Partiamo da un dato oggettivo: tecnicamente questo film regala un Anderson perfetto, che narra una fabula legata all'ascesa sociale di un uomo e alla sua autodistruzione personale, in maniera originale e assolutamente elitaria in campo cinematografico.
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Avevamo lasciato Anderson alle prese con la rabbia psico attitudinale di Adam Sandler in Ubriaco D'amore. Era il 2002 e la commedia originale e cinefila, successiva al più impegnato, ma non privo di ironia, Magnolia, aveva sorpreso tutti regalando una consacrazione anche al suo interprete. Cinque anni dopo i fan di questo giovane regista vengono spiazzati in maniera totale dalla maturazione e dal mutamento delle tematiche del suo ultimo lavoro. Consacrato dalla critica ancora prima che dal pubblico, ingnorato agli oscar (che come prevedibile hanno premiato il più commerciale film dei fratelli Cohen), il Petroliere ha spaccato la critica e il pubblico. Capolavoro o passaggio a vuoto per un regista più adatto alla satira di costume? Partiamo da un dato oggettivo: tecnicamente questo film regala un Anderson perfetto, che narra una fabula legata all'ascesa sociale di un uomo e alla sua autodistruzione personale, in maniera originale e assolutamente elitaria in campo cinematografico. E' incredibile come nel film i silenzi iniziali si compenetrino con le scene climax e assumano la medesima importanza. Il regista sembra quasi volere lanciare con i primi 20 minuti di film un monito allo spettatore: la pazienza sarà necessaria in un film che dice più con le espressioni del perfetto Daniel Day Lewis che con le parole vuote del giovanissimo Paul Dano, anch'egli perfetto nel ruolo del logorroico e coltivatore di isterismi religiosi. Il cuore di tenebra del petrolio non viene psicoanalizzato con la macchina da presa come in Magnolia, ma rimane in silienzio, agisce in una maniera che sembra portare lo spettatore ad una conoscenza del personaggio legata soprattutto alla sua cecità di fronte ad altre cose che non siano la sua ascesa alla ricchezza, eppure il film nell'ultima parte regala il tocco in più, la staticità lascia il posto alla frenesia: raggiunto il suo scopo il vero io del protagonista esce fuori, gli avvenimenti sono tutti legati ad un filo unico, il sangue del protagonista è sempre e solo stato petrolio, non c'è altro spazio per niente se non la commiserazione per chi crede in qualcosa, deriso e fisicamente eliminato da un nichilismo violento. Il sottotesto di questo film sembra in parte richiamare anche alla storia recente degli stati uniti, che proprio per l'oro nero si sono macchiati di varie nefandezze. Un artista come Anderson di certo non ha dimenticato questo dettaglio. Religione traviata, avidità e bugie, sono i mali del protagonista, ma anche quelli di una realtà che si vive nel quotidiano. In conclusione il Petroliere rappresenta una vera e propria maturazione, un passo in avanti che dimostra come questo regista sia in grado di compararsi anche con un genere difficile come quello drammatico. Questo film non deve essere menzionato come il nuovo Gigante, ma sicuramente altresì merita un posto d'onore nel panorama del cinema degli ultimi anni.
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(di mikispin95)
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