Il petroliere

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Un film di Paul Thomas Anderson. Con Daniel Day-Lewis, Paul Dano, Kevin J. O'Connor, Ciarán Hinds, Dillon Freasier.
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Titolo originale There Will Be Blood. Drammatico, b/n durata 158 min. - USA 2007. - Buena Vista International Italia uscita venerdì 15 febbraio 2008. MYMONETRO Il petroliere * * * 1/2 - valutazione media: 3,51 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Film d'autore con un contradditorio capitalista. Valutazione 4 stelle su cinque

di Great Steven


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mercoledì 5 agosto 2015

IL PETROLIERE (USA, 2007) diretto da PAUL THOMAS ANDERSON. Interpretato da DANIEL DAY-LEWIS, PAUL DANO, DILLON FREASIER, KEVIN J. O'CONNOR, CIARAN HINDS, DAVID WILLIS, MARY ELIZABETH BARRETT
Giunto al quinto calvario della sua carriera artistica, P. T. Anderson sa realizzare un film dal sapore epico che non contraddice la sua profonda natura di apologo sensazionalistico sul senso del potere e sul significato della fortuna in una vita dove sono i violenti a dominare, più coi mezzi economici che con l’efferatezza dichiarata e promessa. Daniel Plainview lavora come operaio e minatore nelle zone desertiche degli Stati Uniti centrali, finché un giorno del 1902 non scopre un pozzo petrolifero col quale può avviare una miracolata impresa lavorativa di petroliere, dapprima baciata dalla dea bendata ma col passare del tempo sempre più ingarbugliata e suscettibile di rischi non trascurabili. Gli è socio il figlioletto H. W., inizialmente entusiasta di affiancare l’arricchito genitore ma in seguito sempre più distante da lui fino a precipitare in un mutismo che segnerà il decisivo distacco fra le due figure centrali di una pellicola che pone come proprio fulcro l’epicità di una storia di formazione che assurge anche a simbolo del capitalismo negativo e funge da monito contro le crescite economiche troppo fulminee e imprevedibili. Nel corso di venticinque anni dalla scoperta miracolosa del greggio, Plainview sr. apre tanti cantieri quanti sono gli innumerevoli pozzi nei quali agisce da supervisore delle trivellazioni e della raccolta dell’oro nero, un bene prezioso che dovrà contendere a concorrenti spietati. Ma il suo avversario più agguerrito e instancabile sarà un giovane aspirante predicatore, di nome Ily, che tenterà di ingannarlo indicandogli un inesistente e inconsistente luogo da trivellare per far affiorare dal sottosuolo il combustibile fossile sul quale l’imperterrito e ardente capitalista ha costruito la propria inestimabile ricchezza. Il punto debole si riscontra probabilmente in una pericolosa scivolata nel grottesco che si verifica nel finale, ma per il resto abbiamo da analizzare un’opera tecnicamente equilibratissima nell’angolazione eloquente fra pathos e autoironia, sarcasmo e satira, malinconia e ricerca spasmodica della perfezione. Lo stile, come ribadisco, è quello di una vicenda formativa che finisce per danneggiarne i protagonisti, piccoli uomini (compreso Daniel Plainview) che si introducono in faccende troppo grandi per loro con la conseguenza fatale di invischiarsi in trame dalle quali è possibile uscire soltanto con evidenti lesioni. L’attento e prudente regista affida il carico maggiore di espressività alle spalle e alla faccia di un irripetibile D. Day-Lewis (premiato con un sudato Oscar, accolto col merito più gustoso), che sa reggere scena dopo scena un ruolo fra i più sfaccettati e complessi che un attore statunitense abbia affrontato nella Hollywood degli ultimi venticinque anni. C’è anche un P. Dano pomposo, millantatore e magniloquente che tiene testa al protagonista in un continuo botta e risposta incentrato sui temi spadroneggianti della meritocrazia e della plutocrazia, entrambi elementi capaci esclusivamente di arrecare sofferenze a chi se ne appropria ignorandone la malcelata cattiveria. Un altro Academy Award è andato alla fotografia (Robert Elswit), la quale è effettivamente di una suggestione meravigliosa, in grado di ritrarre con verosimiglianza gli USA del primo Novecento, terra di contraddizioni già immersa sulla strada di un progresso traditore, ambivalente e difficile da incatenare. Un eccellente Francesco Pannofino dà la propria voce a Day-Lewis, impreziosendo una parte valorosa proprio per la sua insospettabile originalità. Distribuito dalla Paramount Vantage e dedicato alla memoria di Robert Altman (1925-2006), che non fece in tempo a vederlo.

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