Anno | 2006 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 87 minuti |
Regia di | Jake Kasdan |
Attori | David Duchovny, Sigourney Weaver, Ioan Gruffudd, Judy Greer . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 29 luglio 2014
Una commedia brillante ambientata nel folle e superficiale mondo delle produzioni televisive americane. Al Box Office Usa The TV Set ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 203 mila dollari e 34,5 mila dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Con una moglie incinta e una situazione economica non idilliaca, Mike crede di aver imbroccato la strada lavorativa giusta quando riesce a vendere un soggetto per la puntata pilota di un nuovo programma. Iniziata la produzione, il problema riscontrato dalla rete televisiva sembra essere legato alla poca convenzionalità dello script, da subito, percepito come troppo impegnato. In maniera lenta e inesorabile, la visione di Mike verrà sabotata da Lenny, agguerrita executive del network, da un produttore incapace di prendersi le proprie responsabilità e da un attore ingestibile.
Come Quinto potere è un film contro la televisione. A differenza del titolo di Sidney Lumet, qui, si sceglie un tono mellifluo e quieto per arrivare, tuttavia, allo stesso, identico risultato: la comunicazione è manipolazione. Tv Set è la storia di una puntata pilota, di uno di quegli esperimenti "artistici" che, una volta terminati, devono essere sottoposti al giogo delle preview di un pubblico-tipo, del marketing, degli ascolti. Alla base del terzo lungometraggio del figlio d'arte Jake Kasdan c'è il tema della fedeltà dell'artista a se stesso, emergente - come in un negativo fotografico - dall'esposizione di quel sabotaggio continuo che è tutt'uno con il processo produttivo. Dalla mente del suo autore fino allo schermo, piccolo o grande che sia, un'idea può subire variazioni, aggiustamenti, espansioni o riduzioni, in grado di migliorare o peggiorare le aspettative iniziali. In questo racconto, intriso di rassegnazione e fosco umorismo, tutto va nel verso sbagliato e Mike, un David Duchovny giustamente spento, diventa il simbolo dell'artista che nulla può contro il solo dio a cui ogni network è fedele: gli ascolti.
«Secondo le statistiche il suicidio è deprimente per l'82 per cento delle persone» afferma Lenny, l'executive interpretato con la consueta antipatia da Sigourney Weaver: va da sé che l'idea di incentrare il motore drammaturgico dell'ipotetica serie sull'argomento sia inaccettabile. Bersagli della critica del giovane Kasdan sono l'avidità, la brama di potere, l'ignoranza becera (la produttrice che non ha mai sentito parlare di Taxi Driver), la mancanza di rispetto, l'incompetenza. Non si registra l'ineffabile levità di un Robert Altman, I protagonisti fa capolino in più punti, ma la mancanza di livore e la quieta sopportazione in cui ogni evento, prima o poi, viene assorbito dimostra un punto di vista chiaro sulle storture del mondo televisivo.
Dialoghi brillanti e interpretazioni esatte per una satira un po' troppo dimessa su un mondo in cui una sitcom innovativa nulla può contro un reality dal programmatico titolo Slut Wars. Un pizzico di passione in più avrebbe certamente reso più tagliente questo reportage su un sistema contagiato dalla malattia dell'audience a tutti i costi.
... sarebbe stato più che accettabile se non l'avessero rovinato un doppiaggio terribile e un sonoro più che pessimo. L'ho visto su Mymovies live e non so come fosse uscito nelle sale, ma questa versione è stata fatta davvero con i piedi. Il film non è eccezionale, manca di quel tocco in più che l'avrebbe avvicinato magari all'Altman de I Protagonisti [...] Vai alla recensione »