mattia malzanni
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lunedì 15 gennaio 2007
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basta con la critica a tutti i costi
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Ultimo libro del nuovo testamento; rivelazione degli avvenimenti finali; catastrofe, disastro naturale. In una parola? Apocalypto. Un sostantivo che è divenuto un film. Una pellicola certo non da considerarsi come un documentario storico (sicuramente non era l’intenzione di Mel Gibson), sia per l’impossibilità di racchiudere la storia del popolo Maya in due ore, sia per alcune incongruenze storiche; ma bensì si tratta di una storia nella storia: “Zampa di Giaguaro” vive armoniosamente con la sua tribù, caccia nella foresta, scherza con i fratelli, a breve sua moglie darà lui un secondo figlio. Durante una battuta di caccia incontra i membri di un’altra tribù che chiedono lui di poter pacificamente attraversare il territorio.
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Ultimo libro del nuovo testamento; rivelazione degli avvenimenti finali; catastrofe, disastro naturale. In una parola? Apocalypto. Un sostantivo che è divenuto un film. Una pellicola certo non da considerarsi come un documentario storico (sicuramente non era l’intenzione di Mel Gibson), sia per l’impossibilità di racchiudere la storia del popolo Maya in due ore, sia per alcune incongruenze storiche; ma bensì si tratta di una storia nella storia: “Zampa di Giaguaro” vive armoniosamente con la sua tribù, caccia nella foresta, scherza con i fratelli, a breve sua moglie darà lui un secondo figlio. Durante una battuta di caccia incontra i membri di un’altra tribù che chiedono lui di poter pacificamente attraversare il territorio. “Zampa di Giaguaro” scorge però nei loro occhi, il terrore lo sgomento che solo una catastrofe può lasciare. Il suo presagio negativo non tarda a presentarsi. All’alba degli spietati guerrieri alla ricerca di schiave e uomini da sacrificare, assale il villaggio del protagonista. A nulla serve la resistenza della tribù oppressa; dopo una cruenta battaglia gli assalitori distruggono il villaggio e portano con se molti prigionieri tra cui Zampa di Giaguaro che però e riuscito furtivamente a mettere la sua famiglia al sicuro all’interno di una cavità utilizzata come pozzo per raccogliere l’acqua piovana durante la stagione delle piogge. Da questo momento in poi lo spettatore è catapultato in un’emozionante atmosfera; si sente esso stesso il protagonista, sradicato dalla propria terrà per essere portato dove? Per quale motivo? Cosa lo aspetta?.. All’improvviso ecco spuntare un immenso villaggio caratterizzato da grosse costruzioni in pietra a gradoni ed ancora una volta lo spettatore, affascinato, viene trascinato all’interno di questa incredibile ambientazione: banditori, mercanti, schiavi, prostitute, ciarlatani, mendicanti, templi, costruzioni arcaiche, pitture angoscianti, usanze, credenze, rituali. La sorte del protagonista e dei suoi compagni appare chiara: materia prima per sacrifici al Dio Sole. Ma grazie alla fatalità “Zampa di Giaguaro” riesce a sottrarsi al rituale ed a fuggire nella foresta braccato però dagli aguzzini. Ne nasce così un mozzafiato inseguimento che lascia lo spettatore rapito, incapace di affondare la mano nella ciotola dei popcorn (pensate che la mia ciotola alla fine della proiezione era ancora piena). l’amore per la propria terra, per la propria famiglia, la voglia di riscatto faranno si che la preda diventi cacciatore e giunga ferito ma vivo dalla moglie e dalla prole.
La violenza? Sicuramente è il filo conduttore del film, ma non è una violenza fine a se stessa, creata solo con l’intento di stupire, di catturare, di impressionare; insomma siamo lontani da lavori di Tarantino; è una violenza che rientra nella natura di un popolo, non vi erano pistole o bombe a mano in grado di annientare un rivale a distanza e con un solo colpo, lo scontro corpo a corpo era inevitabile.
Ci si scandalizza tanto di fronte alle scene cruente cinematografiche, considerate quasi come realtà, mentre la violenza che ogni giorno dilaga nel nostro mondo (da ultimo la strage di Erba) pare diventata il frutto della finzione di un film. Siamo poi così lontani noi, figli dello sviluppo, della tecnologia, da queste antiche popolazioni che osiamo definire rozzi primitivi? L’unica differenza è che noi abbiamo fatto della violenza, della guerra, un’opera d’arte: lustro di cangianti armi metalliche, missili in grado di creare impressionanti fuochi di artificio. Come nel film, oggi assistiamo a Nazioni che invadono altre popolazioni, le quali a loro volta si ribellano, dando adito ad APOCALITTICI avvenimenti. La Storia, è proprio vero, serve solo a riempire i libri ma insegna ben poco alle nostre menti ottuse.
Che non sia questo il messaggio di Mel Gibson?
Non risulta quindi superfluo davanti ad ogni film, ad ogni quadro, ad ogni canzone, ad ogni poesia insabbiarsi nella critica; voler forzatamente indagare su ogni aspetto. Stupendo invece è lasciarsi trasportare dalle emozioni, dalle riflessioni che ogni esperienza ci dona.
Buona visione.
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giovi_1982
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lunedì 15 gennaio 2007
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fantastico!!!
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Nella mia beata ignoranza il più bel film visto negli ultimi 12 mesi....
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giux scorpio
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lunedì 15 gennaio 2007
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ansiolypto e il suo blu di metilene!!!
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Se fossi Gibson preferirei chiamarlo "Ansiolypto"!
scherzi a parte il film mette praticamente lo spettatore sulle spine,facendo spesse volte ridondare gli splatter movie, tanto amati da Gibson,ricreando in sala un asia tangibile e omnipresente al limite del respiro!
Apparte questa eloquente capacità Gibson, non riesce a trasmettere altro, e non rivela niente di come era stato annunciato, anzi erige l'intero, chiacchieratissimo film, sulla fuga terribile di un giovane protoMaya, non si sà esattamente cosa sia....che vuole fino allo stremo tornare a casa dai suoi cari a costo di tornarvi a pezzi!
Insomma non realizza le aspettative del colossal, e non assume un atteggiamento narrativo definito, anzi il regista rifugge dalla trama articolata e preziosa, per buttarsi in un triller estenuante e a tratti divertente, solo a tratti! Il genocidio, meglio dire il fratricidio collassa nell'insulso, senza permettere allo spettatore di rendersi conto dell'ambientazione filmica ed eidetica.
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Se fossi Gibson preferirei chiamarlo "Ansiolypto"!
scherzi a parte il film mette praticamente lo spettatore sulle spine,facendo spesse volte ridondare gli splatter movie, tanto amati da Gibson,ricreando in sala un asia tangibile e omnipresente al limite del respiro!
Apparte questa eloquente capacità Gibson, non riesce a trasmettere altro, e non rivela niente di come era stato annunciato, anzi erige l'intero, chiacchieratissimo film, sulla fuga terribile di un giovane protoMaya, non si sà esattamente cosa sia....che vuole fino allo stremo tornare a casa dai suoi cari a costo di tornarvi a pezzi!
Insomma non realizza le aspettative del colossal, e non assume un atteggiamento narrativo definito, anzi il regista rifugge dalla trama articolata e preziosa, per buttarsi in un triller estenuante e a tratti divertente, solo a tratti! Il genocidio, meglio dire il fratricidio collassa nell'insulso, senza permettere allo spettatore di rendersi conto dell'ambientazione filmica ed eidetica. Ogni sequenza comunque ben girata, non riesce a pungolare la curiosità dello spettatore, che si sente disorientato quanto i protagonisti all'interno del set virtuale. Quello che risulta meglio espresso, come reale e presente, come stendardo di una civiltà è esclusivamente il colore,che la fa padrone, e nella fattispecie il BLU DI METILENE, che assume per fortunose circostanze il suo status reale, e assieme a tutte le sue sfumature, come per esempio l'ottanio o blu-verde ftalo risuonano come gli unici picchi emozionanti e descrittivi... effettivi della grande civiltà Maya!Ma null'altro!!! Ricordandoci il ruolo della fotografia nella precedente pellicola di Gibson, denotiamo che stavolta il suo modello "sostegno" non è più il grande Caravaggio del 600 ma il noto "Doganiere del 900" che viene ad aiutarlo nella posa delle scene e nella scelta degli intensi colori, tipici della millenaria tavolozza Maya.
Nessun'altra descrizione ricercata, vi è dunque una pellicola action ben infiocchettata, ma poco convincente e assolutamente non risponde alle aspettative declamate! Dunque direi di prendere questo film come una storia di un uomo, e non come la sinfonia di una civiltà!Che probabilmente vista in queste restrizioni ci sembrerà acquisire molto più charme e intensità! Buona visione!
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madda
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lunedì 15 gennaio 2007
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un film criminale
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Questo è un film criminale.
Partiamo dalla locandina, sulla quale si legge: "Nessuno può sfuggire al prorio destino", o qualcosa del genere. A parte la banalità e l'assoluta idiozia di una frase del genere, non si capisce cosa c'entri con la frase iniziale del film; cosa ci vuol dire Mel Gibson? Il discorso è storico-sociologico, come farebbe presupporre la frase iniziale, o metafisico (?), come invece si evince dalla locandina? Nessuna delle due cose ovviamente, visto che è chiaro, dai film che gira, che Mel Gibson non ha la minima idea a riguardo di entrambi questi argomenti.
Accantonando la puttanata del destino, prendiamo in esame la tesi storico-sociologica: le società, giunte al loro culmine, tendono a disgregarsi, dato che il potere e il benessere, anzichè placarli, alimentano i moti più terribili ( due ore e mezzo di splatter) dell'animo umano.
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Questo è un film criminale.
Partiamo dalla locandina, sulla quale si legge: "Nessuno può sfuggire al prorio destino", o qualcosa del genere. A parte la banalità e l'assoluta idiozia di una frase del genere, non si capisce cosa c'entri con la frase iniziale del film; cosa ci vuol dire Mel Gibson? Il discorso è storico-sociologico, come farebbe presupporre la frase iniziale, o metafisico (?), come invece si evince dalla locandina? Nessuna delle due cose ovviamente, visto che è chiaro, dai film che gira, che Mel Gibson non ha la minima idea a riguardo di entrambi questi argomenti.
Accantonando la puttanata del destino, prendiamo in esame la tesi storico-sociologica: le società, giunte al loro culmine, tendono a disgregarsi, dato che il potere e il benessere, anzichè placarli, alimentano i moti più terribili ( due ore e mezzo di splatter) dell'animo umano. Tesi originale, profonda e interessante, non c'è che dire. Peccato che, quando arrivano i cristiani con tanto di croce tre metri per due (che sono tra l'altro gli unici ariani che si vedono, ripeto, in queste estenuanti due ore e mezzo di splatter cattolico), Mel Gibson non si preoccupa minimamente di mostrarci cosa LORO hanno fatto alle popolazioni locali. Il che non ha senso se si pensa che il film, per tre quarti della sua durata, non è altro che un tentativo di mostrarci quanta violenza ci fosse sia all'interno, sia FRA le popolazioni indigene.
Allora qual è il vero scopo del film, a parte placare la sete di sangue di Mel Gibson? L'unica risposta possibile è che lo scopo del film sia mostrare (a suon di legnate) come le società troppo potenti (ma forse solo quelle composte da negri ed ebrei, come ci aveva già spiegato nella passione di cristo) siano anche quelle più vicine al baratro, e che per fortuna alla fine arrivano i cristiani( gli unici che, come ben sappiamo, non ammazzano nessuno)a portare la parola di cristo. Come? Non lo sappiamo, ma presumiamo che lo facciano con metodi pacifici, visto che sono BUONI, e visto che tutto quello che sa aggiungere questo deficente di regista dopo il loro arrivo è che il film è stato diretto da lui.
E come ha fatto Zampa di Tavolino a prendere in mano un nido di vespe, avvolgerlo dentro una foglia e tirarlo ai nemici? Forse con l'aiuto di dio padre, visto che nessuno si prende la briga di spiegarcelo. E perchè dobbiamo assistere a una pantera nera che si mangia la testa di un uomo, a decapitazioni, squartamenti, a un serpente che, dal nulla, morde il collo di un cattivone, a una mamma che infila degli insetti nella ferita del figlio e che dopo essere caduta da almeno tre metri di altezza, partorisce un figlio perfettamente sano? Perchè? E perchè dobbiamo assistere a un uomo il cui cranio viene penetrato da dietro da una enorme lancia, che lo trapassa e gli esce dalla bocca? Perchè tutta questa violenza è ripresa con così tanta cura e mostrata così attentamente allo spettatore? Non sarà per mostrare quanto più BUONI siano i cristiani rispetto alle popolazioni ARRETRATE e NEGRE, che non fanno altro che darsele?
Mi hai convinto Mel: quella in Iraq è una GUERRA GIUSTA.
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silvietta
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lunedì 15 gennaio 2007
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grande film
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un film bellissimo...andatelo a vedere starete x 2 ore e 15 minuti con il fiato sul collo...
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(di darius)
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mile_9
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lunedì 15 gennaio 2007
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wow!
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2 gg fa ho visto Apocalypto...non ero affatto convinta all'inizio poiché dal lancio, m era parso molto violento...e invece: sorpresa! certo la violenza non manca, e nemmeno le scene crude, ma il film è stupendo...m ha colpita, entusiasmata, appassionata e nn vedo l'ora d rivederlo!
è sconvolgente al punto giusto......cattura l'attenzione e soprattutto non annoia!
Promosso a pieni voti: bravo Mel!
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maema
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lunedì 15 gennaio 2007
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un film, non un documentario.
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2 ore e 1 quarto che volano veloci come fossero istanti. Un film. Un film, non un documentario, un film, non un elogio alla violenza, un film, un modo per sentir raccontare una storia. Personalmente quando vado al cinema non mi aspetto di essere illuminata sui fatti della vita, ci sono altri metodi per quello, ci sono le enciclopedie, i saggi, i documentari, ci sono le scuole e i master per quello. Quando vado al cinema voglio passare due ore a sentir raccontare una storia, totalmente inventata o ispirata a fatti reali non importa, ma ascolto e vedo semplicemente una storia, e Mel Gibson a parer mio, ieri al cinema è stato un grande narratore.
La violenza? E’ vero, il film è un po’ violento, e a chi mi dice che anche i film di Tarantino lo sono, e lo sono di più e a dismisura, e che anche i videogiochi sono violenti, e lo sono i telefilm in tv anche se in fascia protetta, e anche i cartoni a volte sono violenti e crudeli, io rispondo che la violenza di Tarantino, dei videogiochi, dei film, telefilm e cartoni in tv, spesso è una violenza gratuita, fine a se stessa, e proprio per questo non ti tocca come ti tocca quella di Apocalypto, che è realistica quanto basta ( il film non è un documentario, ma il linguaggio usato, e il riferimento alla storia reale lo rendono più vero di quanto ci si potrebbe aspettare) da dare più fastidio delle teste mozzate che spruzzano sangue in Kill Bill.
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2 ore e 1 quarto che volano veloci come fossero istanti. Un film. Un film, non un documentario, un film, non un elogio alla violenza, un film, un modo per sentir raccontare una storia. Personalmente quando vado al cinema non mi aspetto di essere illuminata sui fatti della vita, ci sono altri metodi per quello, ci sono le enciclopedie, i saggi, i documentari, ci sono le scuole e i master per quello. Quando vado al cinema voglio passare due ore a sentir raccontare una storia, totalmente inventata o ispirata a fatti reali non importa, ma ascolto e vedo semplicemente una storia, e Mel Gibson a parer mio, ieri al cinema è stato un grande narratore.
La violenza? E’ vero, il film è un po’ violento, e a chi mi dice che anche i film di Tarantino lo sono, e lo sono di più e a dismisura, e che anche i videogiochi sono violenti, e lo sono i telefilm in tv anche se in fascia protetta, e anche i cartoni a volte sono violenti e crudeli, io rispondo che la violenza di Tarantino, dei videogiochi, dei film, telefilm e cartoni in tv, spesso è una violenza gratuita, fine a se stessa, e proprio per questo non ti tocca come ti tocca quella di Apocalypto, che è realistica quanto basta ( il film non è un documentario, ma il linguaggio usato, e il riferimento alla storia reale lo rendono più vero di quanto ci si potrebbe aspettare) da dare più fastidio delle teste mozzate che spruzzano sangue in Kill Bill.
Per concludere altro piccolo elogio alla colonna sonora: perfetta.
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[+] bravissima
(di ace)
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teldil
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lunedì 15 gennaio 2007
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molto reale
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Non è il tipico film dove l'eroe è sempre più forte degli altri oppure non ha paura di niente! Questo secondo il mio parere è il fatto che rende questo film così bello e da ricordare per sempre come uno dei più bei film che abbia mai visto.
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gadd
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lunedì 15 gennaio 2007
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non c'è mai animo
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a parte la bellezza dei luoghi e pure di alcune scene(è il motivo perchè gli ho dato 2 stellette)per il resto un film vuoto, come la passione. non ho avvertito cristo così come non ho capito se quelli erano maya o no. da una parte i cattivi, dall'altra i buoni...tipica suddivisione del mondo americana! mai un buono che sbaglia o un cattivo che dubita di se stesso. erano robot i maya, un video-game in cui ognuno ha il suo ruolo e non esiste umanità. non so niente dei maya ma ci sono tra l'altro degli errori troppo palesi, oltre all'irrealtà di tante scene. non è possibile vedere un puma(o giaguaro)che insegue una persona per 2 minuti...non si può sentire una madre maya che canta una ballad tipicamente americana al suo bambino.
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a parte la bellezza dei luoghi e pure di alcune scene(è il motivo perchè gli ho dato 2 stellette)per il resto un film vuoto, come la passione. non ho avvertito cristo così come non ho capito se quelli erano maya o no. da una parte i cattivi, dall'altra i buoni...tipica suddivisione del mondo americana! mai un buono che sbaglia o un cattivo che dubita di se stesso. erano robot i maya, un video-game in cui ognuno ha il suo ruolo e non esiste umanità. non so niente dei maya ma ci sono tra l'altro degli errori troppo palesi, oltre all'irrealtà di tante scene. non è possibile vedere un puma(o giaguaro)che insegue una persona per 2 minuti...non si può sentire una madre maya che canta una ballad tipicamente americana al suo bambino...e via dicendo. comunque credo che con quanto il film è costato si potesse fare molto meglio. sarebbe bastato avere intorno più studiosi di questa misteriosa civiltà, sarebbe bastato avere attenzione allo spirito quanto alla carne, sarebbe bastato non vedere tutto con occhi occidentali, sarebbe bastato non pensare che il pubblico fosse così ritardato. molte scene sono ovvie,lunghe, prevedibili...mi pareva di averlo già visto. eppure la sensazione che ho avuto è stata che gibson lo sapesse, che sapeva che tutti si sarebbero immaginati tutto già da prima ma anche che tutti si auguravano"oddio no, speriamo che non lo faccia vedere....!!!". lui gioca solo su questo, sul fatto che il pubblico possa non voler vedere ma visto che è lì è "costretto"...e in questo modo turba l'animo. beh, spero ci siano altri modi per scuotere gli animi degli spettatori
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goldy
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lunedì 15 gennaio 2007
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fatica di vivere
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Quante polemiohe sterili e prevedibili per questo film che essendo targato Gibson ha smosso tutti i pregiudizi possibili di ciritici e recensori pavidi e codini dal quale hanno immediatamente preso le distanze! Eppure il film fa riflettere su quanta fatica l'uomo abbia dovuto produrre per farsi largo in una realtà crudele e ostile. Quanto abbia dovuto lottare per rendere l'ambiente attorno a lui più vivibile. Come abbia saputo convivere con leggi della natura che ancora oggi non vogliamo accettare nella loro inquivocabile crudezza.
Come non non riflettere sul miracolo che ha permesso il formarsi di un pensiero improntato alla bontà, alla salvezza, al perdono e al consolidarsi di un pensiero consolatorio in alcune parti del mondo e non in altre.
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Quante polemiohe sterili e prevedibili per questo film che essendo targato Gibson ha smosso tutti i pregiudizi possibili di ciritici e recensori pavidi e codini dal quale hanno immediatamente preso le distanze! Eppure il film fa riflettere su quanta fatica l'uomo abbia dovuto produrre per farsi largo in una realtà crudele e ostile. Quanto abbia dovuto lottare per rendere l'ambiente attorno a lui più vivibile. Come abbia saputo convivere con leggi della natura che ancora oggi non vogliamo accettare nella loro inquivocabile crudezza.
Come non non riflettere sul miracolo che ha permesso il formarsi di un pensiero improntato alla bontà, alla salvezza, al perdono e al consolidarsi di un pensiero consolatorio in alcune parti del mondo e non in altre. Come non commuoversi al pensiero della quantità di paura da cui lentamente gli esseri si sono liberati lasciando spazio al sorgere di sentimenti non solo dettati dall'ignoranza e dalle esigenze della pura sopravvivenza?
Tutto questo suggerisce Apocalypto, e molto altro , ed è talmente efficace con le sue ballissime immagini che un esercito compatto di recensori si trova alleato a sminuirne la suggestione. Gente non caratterizzata da agilità di pensiero nè dalla generosa volontà di saper cogliere il nuovo ovunque sia possibile scovarlo.
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