Anzitutto, è necessario fare una piccola premessa: sarebbe opportuno che lo spettatore intenzionato a vedere Apocalypto non sia digiuno dei più recenti film diretti da Mel Gibson, siano essi Braveheart o La Passionedi Cristo. Questo, semplicemente perché avendoli già più o meno apprezzati e, probabilmente, anche assimilati, lo spettatore potrà essere in grado di assistere ad un livello di estrema violenza, di scene sanguinarie e di azioni efferate, difficilmente superabili in futuro. Detto questo, è necessario anche riconoscere i meriti del film stesso e, ovviamente, del regista, che risulta essere sempre più impegnato nella complessa ricostruzione di controverse pagine storiche.
E’ innegabile che la regia sia, in generale, di ottimo livello e che il film sia un vero kolossal. Il ritmo delle scene è incalzante; la suspense è assicurata fino all’ultimo minuto; l’azione non è mai assente. Inoltre, Gibson riesce a trasmettere pathos al pubblico – questo, per tutta la durata del film – sia attraverso il ritmo concitato dell’azione che attraverso la naturalezza degli attori – di origine indigena, i quali comunicano di volta in volta il loro stato d’animo. Senza contare che i caratteri dei vari personaggi, seppur sommariamente, sono tratteggiati in modo efficace, attribuendo un temperamento definito a ciascuno di essi. Inoltre, per quanto i dialoghi – peraltro, nell’antica lingua Maya – siano rarefatti e prevalga decisamente l’azione, l’attenzione dello spettatore è comunque tenuta desta fino alla fine del film. In realtà, questo avviene anche perché l’incipit di Apocalypto vede protagonisti alcuni degli indigeni che abitano nella foresta colti nella semplicità della loro vita quotidiana, nell’intimità del rispettivo nucleo familiare e nella vivacità dei rapporti di amicizia: insomma, viene mostrato quanto basta affinché lo spettatore si affezioni ai personaggi principali e ne segua le sorti con crescente apprensione, fino alla conclusione – molto dilatata – del film stesso. Infine, se la regia è di ottimo livello, non da meno risultano essere sia i costumi che la scenografia; in particolare, quest’ultima assume toni epici e surreali nella ricostruzione della città Maya e del Tempio, nel quale avvengono inconcepibili sacrifici umani.
Per quanto riguarda i punti deboli, invece, fra essi spicca la pseudo - immortalità di Zampa di Giaguaro, decisamente improbabile ed inverosimile se non fosse giustificata dalla presenza di un Fato che aleggia su di lui in quanto eletto, appunto, dal Destino. Allo stesso modo, le varie profezie che riguardano la sorte del giovane appaiono tutto sommato approssimative. Tuttavia, se sostanzialmente le lacune del film possono essere ricondotte a queste osservazioni, resta però da sottolineare come la precisa scelta fatta da Gibson di mostrare un solo lato della civiltà Maya faccia poi effettivamente dimenticare quanto invece ci sia stato di importante e di apprezzabile in essa, tanto da risultare affascinante e leggendaria ancora ai giorni nostri. Il nucleo tematico della trama, infatti, è costituito dalla cattura da parte dei Maya della popolazione indigena; questa è una cattura che, sulle prime, pare essere motivata da mire espansionistiche ma che, poco dopo, rivelerà risvolti e scopi sconvolgenti. I guerrieri Maya e tutta la loro eterogenea comunità vengono mostrati come esseri mostruosi, ignobilmente vendicativi e sadici, esageratamente crudeli, privi di pietà e di sentimento umano eccetto che per la propria famiglia. Tuttavia, l’uccisione di molti indigeni e la deportazione dei sopravvissuti eccetto i bambini, senza dimenticare la vendita delle donne come schiave, sembrano essere solo un preambolo a quello che accadrà poco dopo, ossia durante la scena-kolossal nella quale vengono mostrati quei sacrifici umani cui le popolazioni pagane ricorrevano, in questo caso per tornare agli antichi splendori. È questa sequenza l’apoteosi della cifra sanguinaria di Apocalypto e, più prosaicamente, dello sfarzo scenografico, oltre che della ricostruzione filologica del film stesso. Insomma, basterebbero solamente queste immagini per rendere il film indelebile – nel bene o nel male – nella memoria dello spettatore, anche se a onor del vero bisogna aggiungere che in esso viene assegnato uno spazio non irrilevante anche al valore della famiglia e a quello dell’amore, concepito non solo come creatore di vita ma, addirittura, come sorta di talismano contro la morte.
[+] lascia un commento a tony montana »
[ - ] lascia un commento a tony montana »
|