
Titolo internazionale | The Prophecy of the Armadillo |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Emanuele Scaringi |
Attori | Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi Kasia Smutniak, Diana Del Bufalo, Vincent Candela, Adriano Panatta, Samuele Biscossi, Valerio Ardovino, Sofia Staderini, Gianluca Gobbi, Teco Celio, Guglielmo Poggi, Valentino Campitelli, Samuele Biscossi, Giovanni Maria Buzzatti, Fabrizio Colica, Valentina Correani, Ugo De Cesare, Michela De Rossi, Marianna Di Martino, Bianca Di Veroli, Paolo Gattini, Matteo Giordani, Marco Giuliani, Emanuele Linfatti, Marcella Nardini, Rosa Diletta Rossi, Maria Ludovica Russo, Stefano Scherini, Sophie Taricone, Giulia Valentini, Veeblefetzer, Gianmarco Vettori, Federica Zacchia. |
Uscita | giovedì 13 settembre 2018 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Fandango |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,86 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 settembre 2018
Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office La profezia dell'armadillo ha incassato 320 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Zero ha ventisette anni e il talento per il disegno. La sua vita sociale si limita a Secco con cui condivide l'entusiasmo per la geek culture. Ma la sua vera passione è Camille, il suo amore di sempre traslocato a Tolosa. Camille che ama e che adesso l'anoressia ha vinto. Cercando dentro di sé le parole per dire il suo lutto, Zero oscilla tra nostalgia e proiezioni 'corazzate'. In conflitto perenne con se stesso, la sua voce interiore ha il corpo placcato di un armadillo, presenza rassicurante che lo accompagna permanentemente. Tra Rebibbia e Roma Nord, passando per il temibile centro, Zero si imbarca in un'avventura splenica e comica, specchio di un'intera generazione.
Linguaggi distinti che condividono una vocazione comune, narrare attraverso le immagini, cinema e fumetto si affrontano nel quartiere popolare di Rebibbia, cuore della mitologia di Zerocalcare (Michele Reich).
Adattamento del fumetto omonimo, già cult e stampato a colori per Bao Publishing, La profezia dell'armadillo è un'intensa seduta psicanalitica che emancipa il suo protagonista dalla striscia e lo incarna sulla scena e davanti al confidente immaginario che dona il nome al titolo. Apparizione farfugliante che personifica la sua coscienza, l'armadillo di Valerio Aprea declina il côté indolente e menefreghista dell'antieroe, un ragazzo 2.0 che usa la cultura pop per attraversare indenne il mondo. Un territorio che si dispiega tra un nord e un sud ideali tra cui Zero fa la spola prima di ritornare alla sua heimat, un quartiere di cui il mammut favoleggiato è la primitiva allegoria. L'universo parallelo spalancato dalla graphic novel, abitato da punk, zombi, Kassovitz e lavatrici, ripiega nel film in uno spazio urbano tangibile e mainstream.
Sposando una rappresentazione realistica che non deraglia mai dai suoi binari, il regista dirige una storia globalmente triste che non cede mai al pathos e segue un arco narrativo classico, si appoggia sulle spalle dei suoi giovani attori e strizza l'occhio al cinema di culto tra citazioni e sfide cinefile. Emanuele Scaringi pesca nelle tavole di Zerocalcare, dietro le pirouette di stile, i décor semplificati e le espressioni esagerate, la nostalgia Camille, la piccola francese di Tolosa che Zero insegue sul tram dei desideri, sperando di sedurla senza dire niente. Ma il tram dei desideri nei suoi pensieri all'incontrario va, risalendo Roma e doppiando il perimetro oltre il quale si sente vulnerabile.
Zero ha il volto fresco di Simone Liberati a cui serve la replica il Secco eccitabile e scriteriato di Pietro Castellitto. La profezia dell'armadillo debutta con l'irruzione del tragico nel quotidiano ma non fa di quel lutto prematuro la questione centrale del suo racconto. Scaringi sceglie di aggirare il soggetto, trattandolo in filigrana e conducendo i suoi personaggi altrove. Traslocandoli lungo i quartieri di Roma, giocando sui contrasti tra i ricordi dolorosi e una stagione della vita dove tutto sembra leggero, il regista soffonde il film di una profonda malinconia, scrutando nel profondo le ripercussioni del lutto sul protagonista.
Commedia di erranza, che rilegge al cinema la poesia urbana e le storie autobiografiche di Zerocalcare, La profezia dell'armadillo descrive con ironia lieve la vita e le questioni esistenziali, l'attualità e i conflitti intergenerazionali, risvegliando nello spettatore tutti quei piccoli momenti che non torneranno ma di cui ci ricorderemo sempre. Pieno di una naïvité e un'innocenza che toccano il cuore, ci sorprendiamo alla fine a ridere soli. Soli con la nostra coscienza animale.
Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all'aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.
La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre. Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.
A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l'amico d'infanzia Secco.
La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l'incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di "tagliati fuori".