Titolo originale | Joaquim |
Anno | 2017 |
Genere | Biografico |
Produzione | Brasile, Portogallo |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Marcelo Gomes |
Attori | Nuno Lopes, Welket Bungué, Diogo Dória, Rômulo Braga, Júlio Machado Isabél Zuaa, Paulo André, Eduardo Moreira, Miguel Pinheiro, Marco Perpétuo, Antônio Edson, Chico Pelúcio, Karay Rya Pua. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,80 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 18 febbraio 2017
Un militare che cerca di trovare i contrabbandieri che rubano l'oro deve affrontare una sfida più grande in modo da ottenere una promozione.
CONSIGLIATO SÌ
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Cacciatore di contrabbandieri di oro, Joaquim nel Brasile del diciottesimo secolo (quello del pericoloso declino delle miniere d’oro), è inviato in una missione speciale e rischiosa: trovare nuovi filoni. Nonostante una vita passata nel settore e un amore schiava e di un’altra razza, che vorrebbe riscattare con i soldi dell’impresa, Joaquim solo in questo viaggio si renderà conto di cosa sia e cosa faccia l’oppressione sulle persone. Per la prima volta maturerà una vera e propria coscienza sociale.
La cosa più interessante del film di Marcelo Gomes è il suo finale, sospeso, interrotto ed abrupto. La storia tra il vero e il finto dell’eroe nazionale brasiliano non finisce con il film, non è esaurita dal tempo del lungometraggio e non ne vuole rimanere imbrigliata.
Inizia e finisce quando lo vuole il regista Joaquim, che di tutta la grande storia di Joaquim racconta solo quel che gli interessa. Ogni film fa questo lavoro, Gomes, però con una personalità non comunque lo esplicita.
Del resto tutta la cronaca in costume, storicamente precisa e sentimentalmente debordante sembra procedere per accelerazioni e frenate, sembra mettere Joaquim all’interno di inquadrature instabili montate con frenesia. Il punto di vista nemmeno a dirlo è quello del protagonista: il film ama le donne che lui ama, odia le persone che lui odia. Usando solo i mezzi del cinema come strumento espressivo esprime valutazioni chiarissime. Non sono certo l’opinione e il posizionamento di Joaquim nell’universo di valori ad essere in discussione.
Questo, neanche a dirlo, è il limite principale del film, pensato e girato a tesi, buono per un santino e mai intenzionato a dare una visione problematica di ciò che ritrae. Nonostante Gomes padroneggi tempi e ritmi del cinema più raffinato, sappia lavorare molto bene con gli attori (specie i comprimari) e non si appoggi necessariamente su quel che già sappiamo del cinema in costume, lo stesso la sua propensione agiografica abbassa tutto il film.
Non c’è da mettere in discussione il valore e lo spessore etico della battaglia di Joaquim ovviamente, ma è semmai la visione monodimensionale della sua figura umana a deprimere, il suo essere (nel film) un paladino del bene in tutto e per tutto, più vicino alla maniera mitologica con cui il cinema più facile e commerciale dipinge i suoi eroi irreali, che a quella problematica con cui il cinema più complesso fornisce diversi punti di vista e rende ambiguo ciò che per altri è semplice.