Anno | 2010 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA, Francia |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Richard Press |
Attori | Bill Cunningham, Tom Wolfe, Anna Wintour, Carmen Dell'Orefice, Annette De la Renta Mrs. Vincent Astor, John Kurdewan, Iris Apfel, Josef Astor, Editta Sherman, Anna Piaggi, Shail Upadhya, Thelma Golden, Howard Koda, Kim Hastreiter, Patrick McDonald, Kenny Kenny, Toni Cimino, Lesley Vinson, Annie Flanders, Didier Grumbach, Michael Kors, Arthur Sulzberger. |
Tag | Da vedere 2010 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 maggio 2017
Un ritratto cinematografico del noto fotografo di moda Bill Cunningham. Al Box Office Usa Bill Cunningham New York ha incassato 1,5 milioni di dollari .
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Chi è Bill Cunningham? O anche: chi è quel tizio che da quarant'anni sfreccia in bicicletta per le strade di New York, con una giacca da operaio, un poncho riparato con il nastro adesivo e una macchina fotografica al collo? Perché Brooke Astor l'ha invitato al suo centesimo compleanno, vietato alla stampa, e il Ministro francese della cultura l'ha nominato "officier", premiandolo per il suo contributo artistico?
"Io non dico quello che penso, io dico quello che vedo", afferma Bill Cunningham nel bel documentario che Press e Gefter gli hanno dedicato, ma è un'affermazione che, in realtà, di cose ne dice, e più d'una. Racconta un uso della macchina fotografica paragonabile ad una penna per prendere appunti, direttamente legata al centro di produzione delle idee, e poi racconta una scelta di discrezione riguardo alla propria persona e di devozione allo spettacolo umano, a ciò che offre a chiunque abbia occhi per vederlo. Sebbene abbia iniziato fabbricando cappelli (che piacevano a Ginger Rogers e Marilyn Monroe), è sulla strada, infatti, che William J. Cunningham ha trovato il suo luogo naturale. Fotografando il modo in cui la gente comune indossava e personalizzava gli abiti provenienti dalle passerelle, ha rivoluzionato il giornalismo di moda. Correndo da un gala di beneficenza all'altro, senza mai prendere un soldo né un bicchiere di vino, ha raccontato gli ultimi quattro decenni di stile come nessun altro, pubblicando in fondo poco ma conservando tutto, nel suo appartamento-archivio di Carnegie Hall.
"Ci vestiamo tutte per Bill", scherza (nemmeno troppo) Anna Wintour. Perché Bill Cunningham non manca mai, perché Bill Cunningham non lo inganni copiando un abito di tanti anni prima, perché Bill Cunningham non si sente ma ti vede. E non è certo il lusso che lo affascina, ma l'estro, che è qualcosa di molto diverso, prima di tutto una qualità umana, sempre più rara, che rima con coraggio e con libertà e non certo con denaro.
Ai vestiti, al costume inteso come modo di vivere prima che alla moda come industria, quest'uomo ha sacrificato 29 biciclette e una vita intera. Lui direbbe che non è stato un sacrificio, non è stato nemmeno un lavoro, solo puro e semplice divertimento, ma l'autore del documentario scava nel privato e qualche nodo irrisolto lo scova. Ammesso e non concesso che ce ne fosse bisogno, è certamente il modo per rendere il film più intimo, e tutto avviene con il consenso del soggetto, non c'è dubbio (anche se ci sono voluti quasi dieci anni per convincerlo). A ottanta anni suonati, anche il più modesto e riservato dei fotografi può legittimamente decidere di girare l'obiettivo contro se stesso e concedersi un meritato giro in passerella.
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