Titolo originale | Kung Fu Dunk |
Anno | 2008 |
Genere | Commedia |
Produzione | Cina, Hong Kong, Taiwan |
Regia di | Yen-ping Chu |
Attori | Jay Chou, Chi-wai Tsang, Gang Wang, Charlene Choi, Bo-lin Chen, Chu-he Chen . |
MYmonetro | 2,19 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 luglio 2010
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CONSIGLIATO NÌ
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Abbandonato in fasce di fronte a una scuola di arti marziali, Jie dimostra negli anni un talento non comune, mescolato a una totale mancanza di disciplina. Cacciato dalla scuola a causa di un'intemperanza, Jie incontra un bizzarro senzatetto, Zhen Li, che vede nel ragazzo doti non comuni e gli suggerisce di entrare nel mondo del basket universitario.
Che a Hong Kong (o oggi in Cina, parlando di coproduzioni come Shaolin Basket) si girino film spudoratamente commerciali è faccenda nota e che in passato si è spesso rivelata foriera di opere pregevoli (A Moment of Romance), capaci di reinventare il concetto stesso di cinema popolare.
Ogni grande industria cinematografica ha i suoi cinepanettoni e i suoi blockbuster, niente che non si conoscesse già. Il caso di Shaolin Basket - il titolo italiano rimanda furbescamente e impropriamente allo Shaolin Soccer di Stephen Chow - è però emblematico di come e quanto sia scaduto il livello qualitativo della produzione pensata esclusivamente per il botteghino. Kevin Chu Yen Ping, regista taiwanese "di cassetta" degli anni '80-'90, sembra non credere in nulla di ciò che dirige: immagini piatte e al servizio del wirework del guru delle coreografie di arti marziali Ching Siu-tung (in fase sì declinante, ma non si pensava fino a questo punto), intreccio scontato e frutto di un patchwork tra i successi di Chow, sottotrame abbandonate e poi riprese senza alcuna credibilità. Un nadir per diverse carriere attoriali, visto che, al fianco dell'inespressivo divo delle teenager Jay Chou (Initial D, Secret), recitano pregevoli caratteristi del cinema di Hong Kong come Eric Tsang e Ng Man-tat, mai così poco ispirati prima d'ora. Il pubblico, in patria ma non solo, ha però premiato Shaolin Basket con un incasso clamoroso, che desta perplessità e invita a una riflessione su come anche il meno esigente tra gli spettatori possa accontentarsi di una love story tirata via e strapazzata come quella tra Chou e Charlene Choi o di un melò palesemente trascurato sulla ricerca del padre da parte del protagonista. Se un tempo Hong Kong era termine di paragone per la capacità di mescolare sapientemente esigenze economiche e lato creativo, ora i tempi sono decisamente cambiati.