Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Polonia |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Krzysztof Zanussi |
Attori | Daniel Olbrychski, Maja Komorowska, Jan Nowicki, Zbigniew Zapasiewicz, Tadeusz Bradecki . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 30 settembre 2009
CONSIGLIATO SÌ
|
Nel mondo della cinematografia di Krzysztof Zanussi i personaggi sopravvivono ai loro film. Il protagonista di Col cuore in mano, il giovane Stefan, superata la depressione che stava per portarlo al suicidio, decide di girare un video in cui chiede ad altri personaggi dei vecchi film di Zanussi come hanno affrontato le prove più ardue della loro vita. Vengono così intervistati Bella e Wit, i due protagonisti di Vita di famiglia, il cinico professor Szelestowski di Colori mimetici e l'idealista Witold di Constans. Attraverso un continuo passaggio dalle immagini dei vecchi film citati alle interviste coi relativi protagonisti invecchiati, ogni personaggio racconta un differente aspetto dell'evoluzione storica e sociale della Polonia. Il mondo dell'immaginario cinematografico sa creare i suoi Golem, creature artificiali capaci di vivere di vita propria. Così, dopo aver dato soffio e ardore vitale a personaggi ribelli o idealisti attraverso una serie di film negli anni Settanta, Krzysztof Zanussi rivisita le loro vite e gli costruisce attorno un presente e un passato che gli stessi attori di una volta, fra i quali la grande Maja Komorowska, si premurano di raccontare davanti ad una telecamera. O meglio, a due telecamere, visto che nel concepire la sua personale meta-auto-celebrazione, Zanussi non crea un semplice clip show d'autore. Il regista polacco complica il gioco col tempo e col linguaggio non nascondendosi dietro ad un alter ego fittizio, ma scindendo il suo punto di vista in due: il proprio e quello di Stefan, giovane intervistatore armato di videocamera. I loro punti di vista si incrociano e si sovrappongono (con Zanussi che in più di un'occasione muove la macchina con stile da reportage), ma non arrivano mai a identificarsi, a risultare indiscernibili. C'è come l'intenzione di consacrare un nuovo tipo di metalinguaggio, che prende le distanze tanto dal teatro di Pirandello e dalle sue marionette in cerca d'autore, quanto dai personaggi à la Godard, portavoce immaginari della coscienza del suo Autore. Zanussi si riconosce il merito di aver costruito in passato dei personaggi quanto mai definiti e inseriti nel loro contesto storico, tanto da riuscire a risultare credibili anche in una vita autonoma al di fuori dello schermo. I quattro personaggi sono così divenuti "persone", esseri viventi che hanno seguito l'evoluzione della storia della Polonia costruendosi un nuovo percorso in base ai cambiamenti politici degli ultimi trent'anni. Anche il personaggio più recente, Stefan, incarna la moderna gioventù in crisi di ideali e di punti di riferimento, desiderosa di formarsi una coscienza a partire dai padri, dalle vecchie generazioni. Nelle memorie di questi protagonisti ci sono le diverse anime della società, le controversie della politica, del lavoro, della cultura di oggi. Si intravede un po' di quel moralismo e di quell'atteggiamento di sufficienza che caratterizza le ultime opere del regista. Ma c'è anche un ritorno al piacere del racconto e della parola e alla volontà di sperimentare coi nuovi linguaggi del cinema: un gioco a incastri fra le immagini digitali di un presente continuo e frammenti di pellicola di un passato che non muore.