Titolo originale | När jag träffade Jesus... med slangbellan |
Anno | 2000 |
Genere | Commedia |
Produzione | Norvegia |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Stein Leikanger |
Attori | Fredrik Stenberg Ditlev-Simonsen, Martin Eidissen, Frederick Paasche, Gjertrud L. Jynge, Grethe Bøe-Waal Gard B. Eidsvold, Otto Jespersen, Grete Nordrå, Rolf Arly Lund, Peter Bredal, Gunnar Enekjær, Trond Høvik, Elisabeth Sand, Bjørn Jenseg, Dag Vågsås. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 novembre 2009
Il film ha ottenuto 1 candidatura al Festival di Giffoni,
CONSIGLIATO N.D.
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Nella Norvegia degli anni '30, Oddemann, un ragazzino curioso che riesce a vedere le cose che gli adulti hanno smesso di notare, trascorre le sue giornate in una piccola fattoria vicino a Oslo, scervellandosi sul comportamento delle persone che lo circondano. Ha deciso che non vuole crescere: il mondo adulto non lo tenta per niente, gli adulti sono troppo seri o troppo arrabbiati.
L’esercito degli angeli si basa sulla rievocazione nostalgica del passato e dell’infanzia da parte di un narratore invisibile, che esiste solo come voce. La voce narrante è quella di un adulto, un anziano che fa rivivere in immagini il proprio vissuto di bambino. Questa voce ha un’identità, più che narrativa, descrittiva, perché ciò che ricorda sono non tanto eventi concatenati progressivamente, quanto falde di passato, situazioni debolmente collegate tra loro, il cui ordine potrebbe essere rivisto senza urtare l’economia emotiva e narrativa del film. L’adulto impone con le parole una presunta oggettività di partenza che gli deriva dalla lontananza dell’infanzia. Si parte dalle parole dell’adulto, ma ci si immerge poi nella soggettività – visiva e spirituale – del bambino, e la soggettività del bambino finisce per prevalere su quella dell’adulto. Lo spettatore vede attraverso gli occhi del bambino e non attraverso gli occhi di un adulto che ricorda di esser stato bambino: domina la soggettività non di un presente che guarda al passato, ma di un passato come “presente che è stato”. L’adulto narra e descrive, il bambino agisce e guarda. Il mondo dell’adulto è quello delle parole (della letteratura), il mondo del bambino è quello delle immagini (del cinema). L’adulto ha già visto e vissuto le cose di cui parla e le narra con la coscienza di chi già sa; il bambino vede e vive le cose con il continuo stupore di chi le vede e vive per la prima volta. Tutto è filtrato dagli occhi del bambino: la realtà, le cose, le parole, il mondo degli adulti.