Anno | 2003 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA, Francia |
Durata | 118 minuti |
Regia di | James Ivory |
Attori | Kate Hudson, Naomi Watts, Glenn Close, Stockard Channing, Leslie Caron, Sam Waterston Bebe Neuwirth, Thierry Lhermitte, Romain Duris, Melvil Poupaud, Stephen Fry. |
Uscita | venerdì 7 novembre 2003 |
Distribuzione | 20th Century Fox Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,00 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 22 settembre 2015
Due americane a Parigi; da un romanzo di Diance Johnson la nuova pellicola di James Ivory. Al Box Office Usa Le divorce ha incassato nelle prime 11 settimane di programmazione 9,1 milioni di dollari e 517 mila dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Isabel Walker, vivace "girl" californiana, si reca a Parigi in visita alla sorella, Roxanne, incinta e, quasi, abbandonata dal marito francese. Ma presto anche Isabel si vedrà costretta a cedere al fascino europeo, sedotta dal "diplomatico" e "obsoleto" cognato della sorella. James Ivory, in tempi di relazioni non troppo felici e distese tra America e Francia, costruisce, a partire dall'omonimo romanzo della scrittrice americana, di adozione francese, Diane Johnson, la psicopatologia quotidiana di due famiglie, di due culture di nuovo a confronto come nelle già "inibite" lacrime della "figlia di un soldato". Se è possibile, questa volta, l'esemplificazione antropologica è peggiore della prima, governata com'è da luoghi comuni che rivelano uno stato delle cose, d'amore,drammatico e volgare. Ci sono registi a cui si perdona meno, e ad Ivory, per l'occasione trasferitosi a Parigi,non si fa credito dopo questa commedia rosa che si macchia di giallo nell'epilogo grottesco, sospeso tra vecchio e nuovo continente. Infine: di che cosa parliamo, quando parliamo d'amore? Si e ci domandava Carver in uno dei suoi celebri racconti. Ivory sembra parlare di nulla, mentre risponde alla Johnson, forse la parte "sbagliata" dell'America, della letteratura, di certo, del cuore.
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film carino, non di certo un capolavoro ma nemmeno da bollare con una sola stella
Un buon film, godibile, ben articolato, buoni attori. Molto parigino!
Tante critiche per questo Ivory: forse andare a Venezia (Mi pare) fuori concorso ha portato più danno che altro, ma i Festival sono così. In effetti spesso si ha l'impressione di assistere a delle cosiddette "Storie in un non-stile", quasi mancasse un'ispirazione autentica. A pensarci bene(?), del resto, il pretesto iniziale sa abbastanza di cervellotico: una donna che cambia nazione, ed addirittura [...] Vai alla recensione »
Il più “inglese” dei cineasti americani. James Ivory, regista di capolavori come Calore e polvere, Camera con vista, Maurice, Quel che resta dei giorno, è ormai assurto ai ruolo di alfiere dello stile e del gusto britannici sui grande schermo. Nessuno come lui sa raccontare con ironia le incolmabii differenze tra il sentirsi europeo e l’essere americano.
Il divorzio dovrebbe essere il tema, invece è il problema del film: è un debole stratagemma di sceneggiatura per tenere insieme un ambiente alto borghese internazionale, in cui spiccano due americane a Parigi e un marito tradito che finisce per diventare un assassino (Modine con un personaggio che non è all'altezza della sua intensità). Si vorrebbe fare della sottile critica sociale sui nuovi borghesi [...] Vai alla recensione »
Pare che a James Ivory interessino gli “scontri/incontri tra culture”. Non solo, nelle interviste si prodiga a spiegare che lui, la Francia, la conosce bene, perché c’è stato spessissimo. Anche per questao ha deciso di far suo l’omonimo best seller di Diane Johnson, che non abbiamo letto ma al quale il film fa una pessima pubblicità. Francia vs. Stati Uniti, conflitto tra mentalità e costumi riproposto [...] Vai alla recensione »
James Ivory, il più british dei cineasti americani, ha la passione di mettere in scena gli shock tra culture differenti. Non è Henry James, naturalmente, ma finora se l’era cavata con sufficiente dignità. Con Le divorce - però, dove Ivory riscopre la sua comprovata inclinazione per la Francia, le cose si mettono maluccio. In partenza il regista disponeva di una sceneggiatura anoressica (tratta da un [...] Vai alla recensione »