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BIFF, al via nel segno del melò

Il coreano Always di So Ji-sub apre la sedicesima edizione del festival.
di Emanuele Sacchi


giovedì 6 ottobre 2011 - News

Fiore all'occhiello di una cinematografia che da dieci anni in qua si è dimostrata ben decisa a sovvertire ambiziosamente le regole del gioco, il Busan – ex Pusan, prima dell'adeguamento per ragioni di traslitterazione occidentale - Film Festival apre i battenti della sua sedicesima edizione. Ricca di novità, a cominciare dalla concentrazione delle proiezioni nell'avveniristico Cinema Center con conseguente abbandono dei frenetici spostamenti in metropolitana tra Nampodong e la spiaggia di Haeundae, già immortalata nel recente e omonimo blockbuster catastrofico (per certi versi anticipatore dello tsunami eastwoodiano di Hereafter).
Un appuntamento imprescindibile il BIFF per tastare il polso del cinema dell'Estremo Oriente, partendo sì dalla Corea del Sud, ma esplorando tutto ciò che bolle nel calderone asiatico, con abbondanti escursioni tra Taiwan, Giappone e Cina.
Il cinema coreano naturalmente la fa da padrone, con due sezioni: Vision, dedicata a nuovi autori, e Korean Cinema Today, panoramica sulla produzione dell'ultima stagione sotto il 38° parallelo e tradizionale cartina di tornasole sullo stato delle cose di una cinematografia instancabile nel suo dinamismo. Occasione per ritrovare maestri consolidati, da Im Kwon-taek a Kim Ki-duk, in compagnia di nomi meno noti e in cerca di affermazione mondiale, come gli attesissimi Jeon Kyu-hwan e Jeon Jae-hong.
Il cinema asiatico in generale si divide tra le sezioni Gala Presentation - dedicata alle anteprime di maggiore rilievo, con ospiti, realizzatori e star – e il binomio costituito da New Currents e A Window on Asian Cinema, entrambe dedicate a debuttanti di belle speranze, una fucina di nomi da tenere d'occhio, dal budget spesso inversamente proporzionale alla (sana) ambizione.
Il resto dei più di 300 titoli presentati rappresenta una vetrina sul mondo (World Cinema), con diversi recuperi di titoli transitati a Cannes e Venezia. Pregevoli, al solito, focus e retrospettive, quest'anno dedicate al western asiatico (il genere de Il buono Il matto Il cattivo di Kim Jee-woon presto in sala in Italia), all'Australia e a due cineasti sottovalutati come l'esteta Yonfan (A Certain Romance, Prince of Tears) e il campione di incassi della golden age Kim Kee-duk (da non confondere con il più famoso e quasi omonimo Ki-duk).
Apertura del festival affidata ad Always, melò di ispirazione classica (ex-pugile si innamora di una non vedente) realizzato dal discusso Song Il-gon, perennemente scisso tra produzioni mainstream e tic autoriali; un regista che divide, ma che qui si affida a una star in ascesa come So Ji-sub (Rough Cut e Sophie's Revenge). Incipit di un'edizione del festival sotto il segno della svolta.

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