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Next: l'oscuro futuro di Dick e Cage

Esce in sala l'ennesimo adattamento dalla letteratura visionaria di Philip K. Dick.
di Marzia Gandolfi

L'uomo delle previsioni (future)

giovedì 3 aprile 2008 - Approfondimenti

L'uomo delle previsioni (future)
Quando si dice nomen omen. Per liberarsi da un cognome impegnativo, Nicholas Coppola prende in prestito quello di Luke Cage, il supereroe nero della Marvel dotato di una forza superiore e una pelle impenetrabile. Il viso di Nicolas Cage sembra inviolabile, il tempo lo ha risparmiato e la chirurgia lo ha assistito. Ma la leggenda vuole e riferisce che un misterioso esperimento di laboratorio abbia stimolato il prodigioso processo rigenerativo delle sue cellule, rallentandone, fino a rimandarla, la vecchiaia. In trent'anni di onorata carriera colleziona "comics", che considera l'equivalente moderno della mitologia, e coltiva il sogno (mai realizzato) di essere Superman. Se è il carisma a mancargli non gli difetta la "qualunquità" di Clark Kent e la faccia da Playmobil, sempre la stessa e serenamente inespressiva, anche attaccata al corpo di Travolta (Face/Off). Motociclista "focoso", paramedico al di qua e al di là della vita, criminale di cuore, pilota d'aereo, agente segreto o della polizia portuale di New York, genio della truffa, signore della guerra, ladro di orchidee, padre di famiglia o mago del futuro, l'attore Cage diventa l'eroe superCage. Un corpo elastico e una maschera insensibile, adatti a rimbalzare i colpi della vita e dei proiettili. Dall'action movie al dramma, dalla commedia rosa al noir, dal fantastico alla fantascienza, da De Palma a Scorsese, dai Coen a Woo, dal buono al cattivo, Nicolas Coppola Cage si è trasformato in un mito con poche pretese e con un oscuro futuro davanti. Se esponesse il suo volto alla corruzione del tempo e della kryptonite tornerebbe a "stregarci". Come la luna.

L'oscuro scrutare di Philip K. Dick e il banale adattare di Hollywood
Essenzialmente cinematografico ma tradito dal cinema, Philip K. Dick ha imposto all'uomo e al lettore il confronto con il proprio futuro, perché "la fantascienza ha a che fare con il futuro della società umana". Next, del neozelandese Lee Tamahori, è l'ultimo "tributo" di Hollywood ad un autore che il cinema futuro lo aveva già scritto e divorato dentro le proprie ossessioni, in quell'oscuro scrutare (Scanner darkly) che è atto estremo del guardare e dell'essere guardato. Next è la storia di un uomo dotato di uno straordinario potere: vedere due minuti avanti il proprio futuro. Una vita anticipata da un doppio giro delle lancette, una vita riparata e risolta prima che avvenga definitivamente e irrimediabilmente. Un tema affascinante, slittante oltre la soglia, fra luccicanza e oscurità. Ma l'ossessione del vedere (il futuro), le derive visionarie e le divine visioni del corpus narrativo dickiano paiono sfuggire al regista a favore di un cinema meramente "romantico" e travestito da action movie. Ancora una volta Hollywood si concede il vezzo, insopportabile e discutibile, di tradire Dick, riducendo le implicazioni filosofiche della sua analisi ad una questione di pura visionarietà. Philip K. Dick resta altrove, fuori campo. Probabilmente nei ricordi di un androide che "ha visto cose" e ha visto lontano. Oltre lo spazio mentale, dentro il luogo della vertigine.

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