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Marc Allégret

Marc Allégret è un regista, sceneggiatore, art director, è nato il 22 dicembre 1900 a Basilea (Svizzera) ed è morto il 3 novembre 1973 all'età di 72 anni a Parigi (Francia).

Diplomato all'Ecole des sciences pratiques di Parigi, accompagnò André Gide (cui aveva ispirato il personaggio di Olivier dei I falsari e di cui, a torto, è stato a lungo ritenuto il nipote) nel suo celebre viaggio in Africa, riprendendone le varie tappe e realizzando un documentario, Voyage au Congo (Viaggio nel Congo, 1927), che ottenne un buon successo di pubblico e di critica. Divenuto poi aiuto-regista, in particolare di Augusto Genina e di Robert Florey quando quest'ultimo rinunciò a portare a termine le riprese di Le blanc et le noir (Il bianco e il nero, 1931), esordi nella regia. La sua carriera darà i risultati migliori negli anni '30 con Mam 'zelle Nitouche (Santarellina, 1931), Fanny (1932), Lac aux dames (Il lago delle vergini, 1934), una delicata storia di adolescenti, riscoperta negli anni '80 dalla critica e ricavata da un testo di Vicky Baum, L'Hòtel du libre échange (L'hotel del libero scambio, 1934), che fa rivivere Feydeau nella Francia dei primi anni '30, Entrée des artistes (Ragazze folli, 1938), a lungo considerata la sua opera migliore, e Rage (Delirio, 1937). La sua regia non riesce mai a imporsi con sufficiente energia e preferisce affidarsi ad attori di grande talento e personalità e a sceneggiatori di nome come Henri Jeanson. A suo merito va ascritta un'approfondita conoscenza della tecnica cinematografica cui si associa una singolare raffinatezza. Il suo maggior pregio consiste forse nella scoperta di talenti drammatici: con lui esordirono (o a lui devono il successo) attori come Simone Simon, Michèle Morgan, Jean Pierre Aumont, Danièle Delorme, Gérard Philipe, Odette Joyeux, Jeanne Moreau e Brigitte Bardot. Fu anche amministratore della Cinémathèque Française. La sua carriera si conclude nel 1970 con Le bal du comte d'Orgel (Il ballo del conte d'Orgel), trascrizione non priva di meriti del romanzo di Radiguet. Autore a lungo trascurato dalla critica, dopo la sua morte, è oggetto di una rivalutazione che, oltre al già citato Lac aux dames, interessa anche un film del 1943, Félicie Nanteuil (girato nel 1942, ma uscito solo nel 1945, perché proibito dalla censura di Vichy) tratto da un romanzo di Anatole France e ambientato nella fine dell'800. Attraverso le vicende di alcuni teatranti, il regista francese riesce a raggiungere un'intensa drammaticità e un'efficacia figurativa, rare nel cinema di quegli anni: «Nella sua eleganza raffinata, nella sua calligrafia discreta, la sua opera supera di molto la produzione nazionale corrente e offre con il giusto tono una testimonianza su una società la cui spensieratezza era un modo di dimenticare che stava perdendo i suoi valori» (Marcel Oms).
Da Nuovo dizionario universale del cinema - Gli autori, Editori Riuniti 1996

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