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Jerry Stahl

Jerry Stahl è un attore, sceneggiatore, è nato il 28 settembre 1953 Jerry Stahl ha oggi 71 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

Sognava una vita alla Kerouac, ma è finito in tv. E, dopo vent'anni di eroina, ora fa libri e scrive per «Csi». Dove, dice, «sono quello che si inventa le cose strane.

A cura di Elena Martelli

Se intervisti uno dopo l'altro Jerry - Stahl e Joel Surnow hai di colpo l'impressione di essere davanti allo Yin e lo Yang di Hollywood. Stahl non può che essere lo Yin, il dark side del mito hollywoodiano: una vita votata alla deriva che, suo malgrado, incrocia il mondo degli studios televisivi. Immaginate, per uno che si sente scrittore e che come miti ha Burroughs e compagnia, cosa significhi essere autore di Moonlighting. Per noi, una delle serie più divertenti della tv di fine anni Ottanta, quella che lanciò la coppia Bruce Willis e Cybill Shepherd. Per lui «scrivere una puntata era come entrare in una stanza di tortura per privilegiati». Come Surnow, Stahl ha 54 anni, venti dei quali passati, mentre Surnow scalava da integrato il sistema, a farsi «pere» e ogni cosa che rendesse il mondo sopportabile, nei bagni dell'ufficio. Per continuare nel bagno della sala parto dell'ospedale in cui la moglie, non amata, dava alla luce sua figlia.
La sua storia è già diventata un film interpretato da Ben Stiller che Davíd Veloz ha tratto da Mezzanotte a vita: la memoria di un uomo pericoloso, il primo romanzo di Stahl. Uscito in America nel 95, arriva solo ora in Italia per i tipi di Leconte, che sta traducendo tutti i libri di Stahl. Da una parte, il romanzo è il racconto allucinante e ironico di uno che si fa da mattina a sera solo «per essere un bravo ragazzo» e così, da fatto, riuscire nelle riunioni non a sembrare intelligente ma a far sembrare divertenti le sue cazzate; dall'altra la sua autobiografia è anche un affresco grottesco e disperato di Los Angeles, «una città che puzzava di eccessi» e di Hollywood. «Dimenticatevi» scrive «la fabbrica dei sogni. Ë la manifattura della frustrazione. Magnificare le star del cinema serve solo a far sentire i comuni mortali ancora più merde...».
Stahl, lei sembra dire: maledetta tv!
«Ma io non maledico Hollywood! Ai tempi, ero solo un giovane idiota, un drogato snob, che stava fallendo come scrittore e aveva invece successo come sceneggiatore per la tv. Improvvisamente, da una vita alla Kerouac mi sono ritrovato dentro abiti borghesi e quadrati. Mi dicevo, un'altra serie e lascio, ma la tv mi permetteva di comprare l'eroina che mi permetteva di lavorare. Ero come un criceto nella gabbia... un criceto drogato».
Hollywood vista da un drogato ha un effetto comico.
«È come quando si scopre chi è davvero il mago di Oz. Alla fine capisci che è tutto uno scherzo».
Uno pensa che l'eroina serva per sballare, lei la usava per integrarsi.
«L'eroina è questo: non ti fa sentire pazzo e fuori di testa, bensì normale. Senza ero uno stronzo. Con quella puoi fingerti entusiasta, cosa importante a Hollywood, anche davanti all'idea di fare un programma con gli orsacchiotti. Iniziavo alla mattina con il metadone, alle nove ero già stanco. Poi andavo a prendere mia figlia a scuola e facevo il padre... Un'alienazione».
Poi come ne è uscito?
«Quando mi sono reso conto che l'eroina era un lavoro come un altro, convenzionale e quadrato».
Di recente ha scritto per Csi. È una tv diversa rispetto a quella di Moonlîghting e Twin Peaks?
«A Moonligthing riscrivevano tutto quello che facevo. Da Twin Peaks mi licenziarono subito perché consegnai un copione tutto macchiato di sangue. Con Csi è diverso, mi lasciano fare quello che voglio. Per loro, sono quello delle idee bizzarre».
Del tipo?
«Nei soggetti che ho scritto per loro c'era quello che amava bere il latte materno, chi moriva per essersi fatto un clistere di Lsd, quello a cui piaceva mangiare nel piattino del cane... Roba ardita per la Cbs alle nove di sera. Poi, sono anche amico di William Petersen (Gel Grissorn, il protagonista, ndr)».
Come vi siete conosciuti?
«In una sfegata palestra di Los Angeles: andavo lì perché non avevo la doccia in casa. Ero nella sauna quando Petersen entrò. Iniziammo a chiacchierare e scoprii che sua figlia aveva letto il mio libro. Mi promise che se avesse lavorato per la tv mi avrebbe chiamato. Due anni dopo lo fece. È stato uno dei pochi lavori che ho ottenuto nudo».
Da Il Venerdì di Repubblica, 9 novembre 2007

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