Fury |
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Un film di David Ayer.
Con Brad Pitt, Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Peña, Jon Bernthal.
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Titolo originale Fury.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 134 min.
- USA 2014.
- Lucky Red
uscita martedì 2 giugno 2015.
MYMONETRO
Fury
valutazione media:
3,07
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La vera Seconda Guerra Mondialedi GabryKeeganFeedback: 3108 | altri commenti e recensioni di GabryKeegan |
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mercoledì 10 giugno 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il nuovo film di David Ayer ha il sapore del film moderno, ma è fatto come quelli di una volta. Poche scene madri, con un cast ben assortito e non troppo esteso, pochi effetti speciali. La sua è una fotografia del secondo conflitto mondiale che non parla delle alte cariche politiche, non si occupa di grandi sbarchi o di battaglie fondamentali. Il lungometraggio che ci propone lo sceneggiatore del primo "Fast and Furious" è uno spaccato della vita da militare vero. Quella vita fatta di accampamenti improvvisati, sporcizia da lavare via in poco tempo - se il tempo lo si trova - battute grezze tra commilitoni e razzie di città riconquistate a suon di uccisioni ai danni di quei "bastardi" nazisti. Non c'è spazio per i sentimenti, non c'è tempo per i convenevoli o per pensare troppo. La guerra è guerra. Ci si butta a capofitto in ogni missione e si uccidono SS, si fanno saltare in aria le loro basi e la tattica è spicciola e letale. Tutto questo lo impara a sue spese il giovane Norman, arrivato sapendo solo leggere e scrivere, ma senza sapere niente di come si combatte sul campo. Il generale Collier è duro e spietato, ma alla fine crea un legame che gli permette di fare da mentore al ragazzino spaesato. Le scene d'azione sono in quantità giusta, distribuite bene lungo il corso dell'intreccio narrativo che segue la vicenda dal punto di vista storico, ma anche sul filo logico del percorso formativo del giovane protagonista. La svolta nella parte centrale, con un impianto registico molto simile a quello di Tarantino: dialoghi serrati e scena unica lunghissima, che però non annoia mai. Il pensiero va quindi a "Bastardi senza gloria" e al legame tra Aldo Raine e Don Collier. Brad Pitt ha lo stesso approccio estetico - fatta eccezione per la mandibola pronunciata e la cicatrice sul collo - e la stessa voglia matta di uccidere i nazisti. L'attore è bravissimo nel rendere la crudeltà dell'essere in guerra, ma anche la normalità con cui certe persone si fanno levigare la pelle e la mente dalle esperienze belliche. La differenza è che nel film di Tarantino c'è una vena ironica che in Fury scompare totalmente. I soldati sono macchine che vanno a braccetto con le armi e con la sola missione di spazzare via i maledetti avversari che si trovano davanti. Le sensazioni umane vengono mostrate solo quando la morte è vicina o se si è bevuto un goccio di troppo (ma in quel caso escono fuori anche gli istinti più animaleschi). Per il resto, è solo una grande montagna di cadaveri da spazzare via, in mezzo a cui passare per trovare altri tedeschi da uccidere, con la consapevolezza che il carro armato è un amico leale, una casa che protegge, un luogo dove tenere cimeli, un posto dove fare le cose più brutte che un umano possa fare, sapendo di essere nel giusto. Fury fa parte del gruppo dei cinque uomini che lo guidano, che lo puliscono, lo usano per farsi strada nelle lande nemiche e sanno di poter contare su di lui. L'unione fa la forza, ancora una volta. Il ragazzino capisce in fretta e viene cresciuto a forza di insulti, di decisioni da prendere in un secondo e soprattutto dalla violenza cruda e spietata che spaventa e fa sentir male, ma a cui ci si abitua presto. Nonostante il film abbia la crudeltà di Platoon e Apocalypse Now, il patriottismo di Salvate il soldato Ryan e il sadismo di Bastardi senza gloria, lo spettatore ha bisogno di avere uno slogan per riassumere il tutto e rendere riconoscibile uno dei probabili nuovi capisaldi del genere bellico.
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