Exodus - Dei e Re |
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Un film di Ridley Scott.
Con Christian Bale, Joel Edgerton, John Turturro, Aaron Paul, Ben Mendelsohn.
continua»
Titolo originale Exodus: Gods and Kings.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 150 min.
- Gran Bretagna, USA, Spagna 2015.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 15 gennaio 2015.
MYMONETRO
Exodus - Dei e Re
valutazione media:
2,58
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bale, Scott e un Dio bambinodi GabryKeeganFeedback: 3108 | altri commenti e recensioni di GabryKeegan |
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venerdì 30 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La trama concentra molte delle sue forze in tre momenti distinti: il primo è quello in cui viene raccontata la vita di Mosè e dei faraoni; la seconda è quella in cui il protagonista si rende conto di non essere egiziano e comincia la battaglia per liberare il suo popolo; la terza è il vero e proprio esodo degli israeliti verso la terra promessa. Ora, sappiamo più o meno tutti come viene descritta dalla Bibbia questa storia così carica di significato per ebrei e cristiani, quanto affascinante da raccontare tramite gli effetti cinematografici. Il problema che si pone, come al solito quando si fa un film religioso, è quanto la parte spirituale debba essere aderente alle scritture per risultare anche stuzzicante da vedere per uno spettatore moderno. Ridley Scott tira fuori la sua spada magica da gladiatore e la porta indietro di quasi 1500 anni, ai tempi in cui la civiltà più evoluta era quella egiziana, forse ancora più votata alla voglia di apparire rispetto alla Roma raccontata nel film con Russel Crowe. Non può che essere una base perfetta per il regista britannico che ama lo sfarzo del passato e il poter mostrare la magnificenza di palazzi, statue e soprattutto il contrasto con la decadenza e la "povertà dignitosa", in questo caso rappresentata da tribù di pastori e cittadine di schiavi. Lo sfondo di una delle più grandi civiltà è fondamentale per rappresentare la potenza divina che si abbatte con furia tramite le dieci piaghe, in cui gli effetti speciali e visivi fanno il loro dovere e dimostrano la ben nota bravura registica. La prima parte è forse troppo prolissa nel raccontare il Mosè egiziano, mentre la seconda metà del film è quella che unisce i due elementi sopracitati: il significato religioso dell'esodo e le immagini che impressionano lo spettatore (non si può che consigliare di vedere l'opera al cinema finché si è in tempo). Christian Bale è perfetto e forse l'unico interprete attualmente possibile per un ruolo così delicato, sulle cui azioni si basa gran parte della sceneggiatura. Barba e capelli sempre lunghi, sorriso abbozzato e muscoli che si intravedono appena per mostrare che la forza fisica serve, ma non per combattere solamente con le mani, ma soprattutto per sostenere il peso di una tale responsabilità. Il Mosè di Bale è un uomo che ha un carattere estremamente forte, una mente fredda e non a caso è una guida scelta apposta da Dio per guidare il popolo eletto, forse fin troppo esaltato da una sceneggiatura che ha impedito al film addirittura di essere proiettato in Egitto. Il Dio di Scott è un bambino capriccioso che potrebbe stranire i puristi e i teologi, ma è anche una rappresentazione perfetta che rispecchia la violenza dell'attacco messo in atto contro il male egiziano, talmente crudele da dover subire la furia divina. Mosè non ha paura di usare la spada, di guidare quattrocentomila persone per strade impervie e soprattutto di litigare con Dio se non la pensa come lui. Proprio gli incontri tra i due sono le parti più significative del film, che non è solo cavalli, bighe, urla e piaghe, ma parole importanti e decine di dialoghi ben scritti. Come detto, però, è sempre bene distinguere il significato religioso da quello cinematografico, perché seppur con tanta aderenza storica, il lungometraggio di Scott è più un blockbuster da godersi senza troppi viaggi mentali. La violenza - a parte qualche uccisione indispensabile - viene espressa più tramite i dialoghi feroci e gli scontri psicologici (alla Commodo-Massimo Decimo Meridio) tra i due fratelli/coltelli che si amano e si odiano allo stesso tempo. Due auree di grandiosità (una scelta dalle regole terrene e l'altra da quelle divine) che sbattono l'un l'altra in ogni incontro. Ognuno pensando un po' al proprio ego e un po' al proprio popolo, senza mai giungere a un vero scontro fisico, ma facendo esplodere la diatriba in mezzo al Mar Rosso, che spazza via tutto. Così come questo film, molto probabilmente, spazzerà via qualsiasi altro tentativo di raccontare questa storia.
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