ashtray_bliss
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giovedì 15 gennaio 2015
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il kolossal delle polemiche che conquistò per metà
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Che il nuovo film di Ridley Scott fosse accompagnato da una notevole ondata di ciritiche era un dato di fatto. Solitamente si spera che i blockbuster accompagnati da massiccie critiche e boicottaggi di svariato genere, aiutino ad alimentare l'allure del film e spingere il grande pubblico nelle sale cinematografiche. Ma questa volta i prognostici erano tutti sbagliati per una serie di valide ragioni.
Premetto che il Mosè di Scott non mi ha convinto. Non mi ha mai coinvolto, non mi ha trascinato al suo interno e poche volte mi ha stupita. C'è da dire che di per se vedere degli attori bianchi con massiccie quantità di bronzer e kajal hanno contribuito a svalutare la credibilità del film e dei personaggi (nord-africani, mediorientali) che interpretano.
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Che il nuovo film di Ridley Scott fosse accompagnato da una notevole ondata di ciritiche era un dato di fatto. Solitamente si spera che i blockbuster accompagnati da massiccie critiche e boicottaggi di svariato genere, aiutino ad alimentare l'allure del film e spingere il grande pubblico nelle sale cinematografiche. Ma questa volta i prognostici erano tutti sbagliati per una serie di valide ragioni.
Premetto che il Mosè di Scott non mi ha convinto. Non mi ha mai coinvolto, non mi ha trascinato al suo interno e poche volte mi ha stupita. C'è da dire che di per se vedere degli attori bianchi con massiccie quantità di bronzer e kajal hanno contribuito a svalutare la credibilità del film e dei personaggi (nord-africani, mediorientali) che interpretano. Ma qui la questione non è minimamente razziale (Scott poteva benissimo immaginare i personaggi come meglio credeva) ma si nota che nessuno di loro si sente a proprio agio nei rispettivi ruoli. Le vere debolezze del film tuttavia sono altre.
Christian Bale è poco preso e incisivo nelle vesti di Mosè liberatore del popolo ebraico secondo il racconto dell'Esodo. Ramses (un carismatico Joel Edgerton) risulta impacciato nelle vesti del tirannico erede al trono e amico fraterno di Mosè. Ancor più ristretti e marginali sono poi i ruoli di Turturro, Weaver e Kingsley che scivolano via senza lasciare alcun segno o timbro distintivo della loro bravura da veterani del cinema contemporaneo.
La storia è comunque conosciuta e più o meno fedele, anche se con dei notevoli tagli innovativi e originali che apportano una boccata d'aria fresca ad una storia molto antica e più volte ripresa sul piccolo e grande schermo. Tra le novità indotte da Scott troviamo un Mosè guerriero. Un principe tosto e spavaldo che lotta fianco a fianco col suo fratellastro Ramses e anzichè un bastone impugna una spada. Sempre, anche dopo aver assistito alla "chiamata divina". Sempre tra le originalità proposte, c'è indubbiamente la figura di Dio nelle mentite spoglie di un ragazzino piuttosto petulente e irrascibile che sembra quasi un teenager in fase di crescita arrabiato col mondo piuttosto che una divinità cosmica che guida il popolo eletto lontano dalle tirannie del Faraone.
Ma per il resto la storia è certamente fedele all'originale e tra i suoi pro si conta il fatto che scorre via piacevolmente. Si lascia seguire senza troppe pretese o aspettative elevate nel susseguirsi di scene dall'esilio di Mosè nel deserti alla liberazione del popolo Ebraico e la sua guida nella Terra Promessa.
Quello che invece colpisce subito lo spettatore durante la visione e' indubbiamente la fastosa scenografia, la cura dei dettagli, colori, stoffe, ambientazioni di fastosi palazzi e ville. Impeccabili come sempre nei film di Scott purchè non necessariamente fedeli all'epoca in cui si svolgono i fatti del film. Ho apprezzato molto anche il contrasto nei colori tra gli indumenti di Mosè, color marrone e grigio cupo, indice di umiltà, ubbedienza e anche poverta'. contrapposti a quelli di Ramses dove predomina il bianco e l'oro, in segno di nobiltà, di fasto, ricchezza e potere.
Molto belli anche i pochi e misurati effetti speciali. Spettacolari e memorabili sono ovviamente gli effex delle dieci piaghe d'Egitto nelle quali Scott non fà sconti per nessuno: rane, locuste, mosche. La potenza visiva è al suo apice e lascia lo spettatore con una sensazione in bilico tra la meraviglia, lo stupore e un pizzico di angoscia. Stessa cosa vale per la sequenza della spartizione delle acque del Mar Rosso. Certo, ormai siamo abituati a vedere onde di proporzioni enormi sugli schermi ma quella scena è sicuramente carica di suspence e angoscia. Visivamente impeccabile.
Dunque il punto debole del film in questione è riassumibile nella mancanza di pathos, nella superficialità con la quale procede il film senza mai avere riuscire a trasferire le emozioni dei personaggi agli spettatori. Si sta assistendo ad un blockbuster sì, ma uno piuttosto mediocre visto il cast impegnato e il regista che lo firma. La storia imponente ed evocativa di per sè doveva servire a coinvolgere e appassionare il pubblico. La figura emblematica di Mosè, un anti-eroe che sfida il sistema di un impero governato da un tirannico monarca, non bastano per far rivivere la magia dei veri Kolossal, da tempo scomparsi.
Certo, Exodus non è paragonabile al flop di The Counselor, ma non è nemmeno il film che ci si aspetta di vedere da Riddley Scott. Non è brutto ma nemmeno un film memorabile o pienamente riuscito.
Naviga nella mediocrità di pellicole del genere "storico-mitologico" senza mai decollare del tutto offrendo entertainment basato più che altro sugli effetti speciali (comunqe bilanciati e ben fatti) che non sulla storia naratta di per se.
Gli attori sono piuttosto indifferenti e non a loro agio nelle parti che rivestono. La sceneggiatura è buona ma non riesce a catturare e coinvolegere pienamente lo spettatore medio e chi la fà da padrone sono ancora una volta gli effetti visivi e sonori.
In definitiva, il film è passabile e tutto sommato godibile, ma credo che tutti convengano sul fatto che abbiamo visto di meglio da Scott e dagli interpreti principali.
3/5 assicurato comunque. Consigliato solo perchè echeggia un'epopea biblica imponente firmata Scott.
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(di silvana tesauro)
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roncola
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lunedì 19 gennaio 2015
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bastava un copia e incolla
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Premesso che il film insieme ai suoi protagonisti mettono lo spettatore della domenica a proprio agio, per il resto Scott poteva fare decisamente di meglio. Se per Il Gladiatore si poteva tranquillamente mettere da parte la Storia per dare manforte all'aspetto fantasy, riguardo ad Exodus le aspettative erano piuttosto semplici, trovare sullo schermo riprodotto il secondo libro della Bibbia, cosa che di certo non avrebbe potuto nuocere alla sensibilità di qualsivoglia spettatore.
Non si discute la libertà cinematografica necessaria anche per il botteghino, ma il semplice fatto che proprio perchè rappresenti qualcosa di conosciuto lo spettatore medio vorrebbe riportato sullo schermo, ossia attraverso le immagini, quello che ha letto, almeno per le parti chiave, tipo la scena del roveto ardente, completamente stravolta dal regista.
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Premesso che il film insieme ai suoi protagonisti mettono lo spettatore della domenica a proprio agio, per il resto Scott poteva fare decisamente di meglio. Se per Il Gladiatore si poteva tranquillamente mettere da parte la Storia per dare manforte all'aspetto fantasy, riguardo ad Exodus le aspettative erano piuttosto semplici, trovare sullo schermo riprodotto il secondo libro della Bibbia, cosa che di certo non avrebbe potuto nuocere alla sensibilità di qualsivoglia spettatore.
Non si discute la libertà cinematografica necessaria anche per il botteghino, ma il semplice fatto che proprio perchè rappresenti qualcosa di conosciuto lo spettatore medio vorrebbe riportato sullo schermo, ossia attraverso le immagini, quello che ha letto, almeno per le parti chiave, tipo la scena del roveto ardente, completamente stravolta dal regista. Non si fa una questione da puristi ma se ad Homer Simpson gli faccio bere la coca-cola anzichchè la birra non è la stessa cosa, perchè bene o male a priori so cosa aspettarmi. Se le parti salienti dell'Esodo della Bibbia fossero state rispettate, a mio avviso, il film ne avrebbe guadagnato, senza perdere nulla, bastava un semplice copia e incolla.
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[+] giustissimo
(di luca agnifili)
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mario nitti
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lunedì 19 gennaio 2015
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se ne valesse la pena si tiferebbe per il faraone
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A dover parlare di Exodus non si sa bene da dove incominciare. Intanto si dovrebbe raccontare la storia, perché quella raccontata nel film ha davvero poco a che vedere con quella biblica. Viste tutte le aggiunte, le omissioni, gli stravolgimenti, le interpretazioni si può dire che R. Scott dal racconto originale ha preso giusto lo spunto per poi proporne uno di sua invenzione.
Almeno è una bella storia? Ma và! I 140 mln di dollari devono essere stati spesi per gli effetti speciali, i costumi, le 5000 comparse, i grandi attori del cast e altro, ma non per la sceneggiatura, che fa acqua da tutte le parti. Come faccia un regista mitico come Scott (ma ci ricordiamo Blade Runner, Alien, Thelma e Louise, Il Gladiatore?) a firmare un film così scadente è un mistero.
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A dover parlare di Exodus non si sa bene da dove incominciare. Intanto si dovrebbe raccontare la storia, perché quella raccontata nel film ha davvero poco a che vedere con quella biblica. Viste tutte le aggiunte, le omissioni, gli stravolgimenti, le interpretazioni si può dire che R. Scott dal racconto originale ha preso giusto lo spunto per poi proporne uno di sua invenzione.
Almeno è una bella storia? Ma và! I 140 mln di dollari devono essere stati spesi per gli effetti speciali, i costumi, le 5000 comparse, i grandi attori del cast e altro, ma non per la sceneggiatura, che fa acqua da tutte le parti. Come faccia un regista mitico come Scott (ma ci ricordiamo Blade Runner, Alien, Thelma e Louise, Il Gladiatore?) a firmare un film così scadente è un mistero. Mistero fitto anche la presenza di attori eccellenti: fa tristezza vedere B. Kingley, uno da Oscar, costretto in una parte marginale senza capo né coda. Boh. L’avranno pagato bene.
Comunque si fa il tifo per il faraone e il dio pensato da Scott è proprio antipatico.
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jaylee
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domenica 25 gennaio 2015
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batman contro i faraoni
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Dopo il Noè di Aronofosky, torna un Kolossal di dimensioni bibliche (letterariamente), stavolta ci prova Ridley Scott e sceglie la star principale del Vecchio Testamento, ovvero Mosè. Visto i brutti risultati di Aronofsky, prevedibile immaginare lo scetticismo con cui Exodus – Dei e Re – sia stato accolto.
Quali le novità apportate da Ridley Scott su una storia arcinota rispetto al suo predecessore storico, ovvero il semi-mitologico I Dieci Comandamenti di Cecil DeMille (quello con Charlton Heston e Yul che, per intenderci, viene riproposto su Mediaset ogni natale ed ogni pasqua da 30 anni.)?
Molto poche ad essere onesti. Christian Bale è un credibile Mosè, non balbuziente come nella tradizione biblica, ma piuttosto saggio e supereroistico (del resto è lo stesso attore di Batman), con la sua gioventù da generale egiziano, il suo esilio prima sofferto, poi dorato, la rivelazione di Dio, il ritorno in Egitto per liberare il popolo d’Israele, ecc, ecc.
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Dopo il Noè di Aronofosky, torna un Kolossal di dimensioni bibliche (letterariamente), stavolta ci prova Ridley Scott e sceglie la star principale del Vecchio Testamento, ovvero Mosè. Visto i brutti risultati di Aronofsky, prevedibile immaginare lo scetticismo con cui Exodus – Dei e Re – sia stato accolto.
Quali le novità apportate da Ridley Scott su una storia arcinota rispetto al suo predecessore storico, ovvero il semi-mitologico I Dieci Comandamenti di Cecil DeMille (quello con Charlton Heston e Yul che, per intenderci, viene riproposto su Mediaset ogni natale ed ogni pasqua da 30 anni.)?
Molto poche ad essere onesti. Christian Bale è un credibile Mosè, non balbuziente come nella tradizione biblica, ma piuttosto saggio e supereroistico (del resto è lo stesso attore di Batman), con la sua gioventù da generale egiziano, il suo esilio prima sofferto, poi dorato, la rivelazione di Dio, il ritorno in Egitto per liberare il popolo d’Israele, ecc, ecc.
Forse la parte più interessante è proprio il rapporto con Dio, raffigurato come una bambino capriccioso, vendicativo e guerrafondaio (e, ad onor del vero, età a parte, il Dio del Pentateuco così ci appare), che disprezza gli Egizi, falsi dei di “carne e sangue”, e che più volte entra in discussione con Mosè stesso. Bello il dialogo dove, accusato di perdere tempo nell’addestrare gli Israeliti alla guerrilla –buona idea se tu sei uno straccione e il tuo nemico è abbastanza armato da sotterrarti in uno scontro diretto- Mosè rinfaccia al piccolo Dio Impaziente: “ ci hai tenuto 400 anni in schiavitù e ora hai fretta?” un rapporto che accompagnerà Mosè fino alla stesura dei Dieci Comandamenti, anche qui una bella scena tra i due, e all’ultimo viaggio nel deserto, con un vecchio Mosé seduto su un carro accanto all’Arca dell’Alleanza.
Dicevamo, Christian Bale è un credibile Mosè. Il problema è tutto il resto del cast. Con l’eccezione di Ben Kingsley, mai ricordiamo volti tanto male assortiti per rappresentare un popolo dai tempi dei film della Disney anni 50 e 60. Uno si aspetterebbe occhi e colori mediterranei, invece apparentemente Egizi ed Ebrei del 1300 a.c. avevano moltissimi rappresentanti dagli occhi azzuri e volti anglosassoni. Joel Edgerton è un Ramses assolutamente fuori ruolo per caratteristiche fisiche, quasi peggio come interpretazione (talvolta quasi farsesca), e lo stesso dicasi per la Weaver e i vari comprimari. Non poche volte si ha la sensazione di assistere a qualche scena di un film in peplum di una cinquantina di anni fa, e talvolta persino di Brian di Nazareth (!).
Effetti speciali ottimi, e ci mancherebbe, ma non così stratosferici come ci si aspetterebbe da un film dove il Mar Rosso si divide in due; Exodus è a tutti gli effetti un kolossa,l ma con una sviluppo così piatto (ad esempio il rapporto tra i fratelli Mosè e Ramses) che non sembra neanche un film di Ridley Scott, ma di un qualunque Michael Bay o Roland Emmerich. ci spiace dirlo, ma è l’opera più brutta della quasi quarantennale carriera del maestro.
Exodus ci appare quindi, per essere uscito nel 2015, perfettamente inutile; quel che è peggio, e visto il nostro tempo cosi sanguinoso, l’idea di realizzare un film basato su una tradizione religiosa dove l’Eroe è guidato da un Dio tremendamente geloso e che ricatta quelli che dovrebbero essere i suoi figli (di qualunque popolo) con piaghe inenarrabili e l’uccisione dei bambini, ci appare francamente poco intelligente. Altro che Charlie Hebdo. (www.versionekowalski.it)
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dhany coraucci
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giovedì 22 gennaio 2015
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battaglie e piaghe il meglio del nuovo mose'
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Forse sembrerò irriverente, ma di questo kolossal biblico le parti che mi sono piaciute di più sono quelle relative alle ferocissime battaglie e alle piaghe d'Egitto, assolutamente spettacolari, avvincenti e perfide. E naturalmente tutta la messinscena virtuale e magnifica, con dispendio di effetti speciali di grande impatto (ma questo era quasi scontato, ora si è sempre tecnologicamente strepitosi). Sono rimasta molto delusa, invece, da tutto il resto. E vi dirò un'altra cosa, mi sono molto impegnata: per quasi tutto il film sono stata compita e paziente se non che nell'ultima parte, quando si è giunti al grande esodo, ebbene sì, in quel momento ho perso il mio prodigioso self-control e ho rimpianto a gran voce Charlton Heston e il suo popolarissimo Mosè ne I Dieci Comandamenti (1956), perché, per quanto sia stato patinato, favolistico e per così dire, ornamentale, là l'afflato religioso era ben vivo, commosso e potente.
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Forse sembrerò irriverente, ma di questo kolossal biblico le parti che mi sono piaciute di più sono quelle relative alle ferocissime battaglie e alle piaghe d'Egitto, assolutamente spettacolari, avvincenti e perfide. E naturalmente tutta la messinscena virtuale e magnifica, con dispendio di effetti speciali di grande impatto (ma questo era quasi scontato, ora si è sempre tecnologicamente strepitosi). Sono rimasta molto delusa, invece, da tutto il resto. E vi dirò un'altra cosa, mi sono molto impegnata: per quasi tutto il film sono stata compita e paziente se non che nell'ultima parte, quando si è giunti al grande esodo, ebbene sì, in quel momento ho perso il mio prodigioso self-control e ho rimpianto a gran voce Charlton Heston e il suo popolarissimo Mosè ne I Dieci Comandamenti (1956), perché, per quanto sia stato patinato, favolistico e per così dire, ornamentale, là l'afflato religioso era ben vivo, commosso e potente. Qui invece, forse anche nel tentativo di modernizzare la storia del leggendario profeta, non l'ho percepito affatto, né all'inizio né alla fine, proprio non ho visto brillare alcuna fiamma mistica, né devoto bagliore. Anzi, per essere un costosissimo prodotto hollywoodiano, l'ho trovato piuttosto dozzinale nella sceneggiatura, superficiale nella descrizione dei personaggi e, Christian Bale a parte, che è bravo e non si può dir nulla, inefficace nella scelta del cast: a cominciare dall'allampanato Joel Edgerton (Ramses) monocorde nel rappresentare il complessato e fragile antagonista, passando da Golshifteh Farahani (Nefertari moglie di Ramses) bruttina e insignificante (ma come?? la bellissima egiziana Nefertari sempre slavata e senza trucco e con una massa sgraziata di ricci?? ) e in generale tutti i personaggi femminili, senza alcun piglio o fascino, per giungere (orrore!!) all'insopportabile bambinetto supponente e antipatico e nemmeno tanto bravo a recitare, chiamato ad essere la trasfigurazione di dio; del resto al cinema le rappresentazioni del bene difficilmente superano il confronto con quelle del male, almeno in termini di fantasia e oscuro fascino, per cui, irriverente o no, quasi avrei preferito venisse rappresentato con la classica voce tonante. In ogni caso, senza troppo infierire, è un filmone di quelli che si guardano con (relativo) piacere e che poi quasi subito si dimenticano, nonostante Ridley Scott, suppongo, vi si sia dedicato con tutte le migliori intenzioni: il film, infatti, ha una dedica speciale sui titoli di coda in memoria del fratello Tony, anch'esso regista, scomparso nel 2012.
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mproc
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sabato 24 gennaio 2015
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scialla
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Né reinvenzione né omologazione. La corazzata mediatico/hollywoodiana di Exodus – Dei e Re, s’inoltra nell’oceano dei cliché fendendo le onde avanti tutta per tracciare la Sua riga su una mappa che, narrativamente parlando, è già una ragnatela. Una traversata che tanto ci fa e tanto ci è che al dunque trova perfino la sua dignità e va in porto sia pure a forza di dollaroni.
Con un soggetto che più raccontato non si può è impossibile fare un’operazione davvero sensata e dunque, deve essersi detto il nostro, che insensata sia. Nulla da eccepire, un cineasta deve fare il cineasta, e Ridley Scott in fatto di cinema ha dimostrato di avere qualcosa da dire, ma se questa volta non vi sono confini all’arte ve ne sono invece, appunto, al soggetto che, proprio perché così raccontato, andrebbe maneggiato con cura o, meglio, con certe precauzioni.
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Né reinvenzione né omologazione. La corazzata mediatico/hollywoodiana di Exodus – Dei e Re, s’inoltra nell’oceano dei cliché fendendo le onde avanti tutta per tracciare la Sua riga su una mappa che, narrativamente parlando, è già una ragnatela. Una traversata che tanto ci fa e tanto ci è che al dunque trova perfino la sua dignità e va in porto sia pure a forza di dollaroni.
Con un soggetto che più raccontato non si può è impossibile fare un’operazione davvero sensata e dunque, deve essersi detto il nostro, che insensata sia. Nulla da eccepire, un cineasta deve fare il cineasta, e Ridley Scott in fatto di cinema ha dimostrato di avere qualcosa da dire, ma se questa volta non vi sono confini all’arte ve ne sono invece, appunto, al soggetto che, proprio perché così raccontato, andrebbe maneggiato con cura o, meglio, con certe precauzioni. Puoi prenderti ad esempio delle libertà “artistiche” nei dialoghi, davvero troppo letterari, tutti i personaggi sembrano ridicolmente consapevoli di ogni singola parola che dicono, o nelle ricostruzioni, tipo faraoni che vanno a dirla di persona agli schiavi invece che mandarla a dire, ma poi devi compensare rispettando qualcosa da qualche parte, ad esempio il testo biblico o le physique du rôle tipo (ancora) faraoni con gli occhi azzurri. Devi fare insomma il cerchiobottista tra storia e tradizione, scienza e fede, eleganza e verosimiglianza, libertà e rispetto. A scavare se ne troverebbero tante, perciò ne sceglieremo una per tutte e ci intratterremo col gusto: in particolare con la moda dilagante del gusto alla cupaggine che imperversa nel cinema fantasy (perché alla fine questo film è un fantasy). Sembra che non c’è fantasy se con c’è ipossia. I cieli debbono essere bui, i personaggi respirare forte (sui set c’è carenza d’ossigeno), le parole gravare, che nostalgia per quelle belle giornate piene di sole e di risate di Cecil B. DeMille. Verrebbe da dire scialla! Scialla Ridley! Mettici qualche momento di leggerezza, non è possibile, anzi, non è credibile vedere per tutto il tempo i tuoi personaggi con una scopa su per il posteriore.
Degli interpreti si può dire che Bailey (Mosè) si limita a timbrare il cartellino, meglio Edgerton (Ramses), che perlomeno ci mette del suo, trascurabili Kingsley e Weaver, passabile Turturro (Seti, padre di Ramses), anche se il personaggio di un faraone benevolente è impossibile da digerire, Mendelsohn e Aaron ne escono come sono entrati, qualcosina fa Maria Valverde (Zippora) che qua e la buca lo schermo. Piuttosto, che fine ha fatto il personaggio di Aronne (Andrew Tarbet)? Nel film lo si nota quasi solo mentre spia il fratello che parla col padreterno, tanto che verrebbe da dire: e quindi? Non so se ci sia stato qualche taglietto da parte della distribuzione, ma sembra proprio che manchi qualcosa: Aronne è il portavoce di Mosè, se non parla lui!
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il beppe nazionale
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venerdì 23 gennaio 2015
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a metà via tra la fede e il razionalismo
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Al nuovo film di Ridley Scott il compito di trasporre nel linguaggio moderno il mito dell'Esodo. Sfida difficile, perchè in tempi in cui il fervore religioso si fa sempre più fioco e i dati storici mancano, il rischio è quello di ripetere il già visto o di dare interpretazioni arbitrarie di un'antica storia. Recentemente, ne sono state esempio pellicole come Hercules il guerriero e Noah.
Ridley Scott si piazza a mezza via: nelle scene delle piaghe, così come negli incontri con il dio-bambino, si tende costantemente un filo in bilico tra la razionalità e il soprannaturale. Anzi, sembra quasi che Scott abbia letto il Trattato teologico-politico di Spinoza, filosofo che per l'appunto s'impegnò nel '600 a naturalizzare il contenuto biblico, per esempio i miracoli.
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Al nuovo film di Ridley Scott il compito di trasporre nel linguaggio moderno il mito dell'Esodo. Sfida difficile, perchè in tempi in cui il fervore religioso si fa sempre più fioco e i dati storici mancano, il rischio è quello di ripetere il già visto o di dare interpretazioni arbitrarie di un'antica storia. Recentemente, ne sono state esempio pellicole come Hercules il guerriero e Noah.
Ridley Scott si piazza a mezza via: nelle scene delle piaghe, così come negli incontri con il dio-bambino, si tende costantemente un filo in bilico tra la razionalità e il soprannaturale. Anzi, sembra quasi che Scott abbia letto il Trattato teologico-politico di Spinoza, filosofo che per l'appunto s'impegnò nel '600 a naturalizzare il contenuto biblico, per esempio i miracoli.
Questa, non fosse per l'ultima piaga d'Egitto e per il prosciugamento del Mar Rosso, potrebbe apparire la linea di Exodus. La sceneggiatura descrive tutta la materialità dell'Egitto e delle persone che lo vissero, gli intrighi di potere, le gelosie, le negazioni e le battaglie. Poca rilevanza è data al rigore religioso, se non al vero e proprio fanatismo, di egiziani ed ebrei. Gli dèi, di qualunque tipo, e la reverenza a essi, non sono la tematica principale. Ed è così che tra un Bale che sembra fuori luogo in Egitto - così come la razza di cavalli adoperata - e dinastie reali più romane che faraoniche, il film, a mio avviso, si perde. La fotografia ci regala un Egitto molto cupo, dove si percepisce forse la fatica, ma non il calore del sole cocente. Vestiari, araldiche e armamentari sollevano anch'essi dubbi sulla coerenza col tempo.
E infine gli effetti speciali, su cui sempre si vuol far ricadere tutto il pathos, ma che alla fine distruggono ogni tratto epico proprio della storia dell'Esodo. Stare a mezza via, in questo caso, non è scelta azzeccata, perchè i misteri della fede non scatenano il senso del sublime kantiano e i vari razionalismi sono comunque fatti rientrare sotto una cornice soprannaturale. Si sarebbe potuto fare tanto per dare allo spettatore la sensazione di trovarsi davanti all'immenso (tralasciando le derive fantasy di Noah, in certi aspetti simile al Signore degli Anelli), ma ci sarebbe stato anche tanto materiale per lavorare in modo serio sull'interpretazione naturalistica della Bibbia. Infatti, se a metà del '600 Spinoza (ebreo) compiva la prima esegesi tutta incentrata sull'impegno degli ebrei mosaici nella costruzione di uno stato teocratico (con a capo Mosè), non vedo perchè oggi ci si debba limitare a rappresentazioni acerbe.
Exodus è un mito-non mito, senza messaggi di particolare rilievo, senza innovazioni, con attori tendenzialmente poco espressivi (escluso Bale post esilio) e senza il pressante senso religioso-superstizioso della popolazione. In attesa dunque di una pellicola che tratti in modo serio la naturalizzazione della Bibbia, ritengo piuttosto scarso questo film.
Il Principe d'Egitto, sono convinto, batte questo blockbuster di almeno due stelline, e ci regala un vero senso di magnificenza - più una colonna sonora di rara bellezza.
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ultimoboyscout
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sabato 11 aprile 2015
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a tony scott 1944-2012.
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Mosè viene allevato come il fratello adottivo Ramses, futuro faraone d'Egitto. Alla morte di Seti, padre naturale di Ramses, quest'ultimo esilierà Mosè poiché verranno a galla le sue origini ebraiche e perchè, secondo le profezie, libererà il suo popolo dalla schiavitù. Ridley Scott gira un film non eccezionale ma che ha molte affinità con "Il gladiatore", non solo per l'epica grondante ma proprio per il modo di girare e raccontare la storia. Ed è anche un racconto di eventi soprannaturali e miracolosi spiegati secondo scienza e logica. La storia di due uomini cresciuti come fratelli che poi si odiano a morte a causa della loro nazionalità e del loro credo religioso è purtroppo tristemente contemporanea, Scott tratteggia il suo Mosè come un guerriero e non come un profeta illuminato, un combattente con fascino e carisma, capace di gesti estremi pur di raggiungere la libertà.
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Mosè viene allevato come il fratello adottivo Ramses, futuro faraone d'Egitto. Alla morte di Seti, padre naturale di Ramses, quest'ultimo esilierà Mosè poiché verranno a galla le sue origini ebraiche e perchè, secondo le profezie, libererà il suo popolo dalla schiavitù. Ridley Scott gira un film non eccezionale ma che ha molte affinità con "Il gladiatore", non solo per l'epica grondante ma proprio per il modo di girare e raccontare la storia. Ed è anche un racconto di eventi soprannaturali e miracolosi spiegati secondo scienza e logica. La storia di due uomini cresciuti come fratelli che poi si odiano a morte a causa della loro nazionalità e del loro credo religioso è purtroppo tristemente contemporanea, Scott tratteggia il suo Mosè come un guerriero e non come un profeta illuminato, un combattente con fascino e carisma, capace di gesti estremi pur di raggiungere la libertà. Bale non indossa più il mantello nero, ora ne ha uno bianco altrettanto pesante (soprattutto per peso simbolico), ma il suo proverbiale trasformismo e le sue capacità attoriali gli hanno permesso il cambio senza accusare il colpo, nonostante i grandi dubbi iniziali, dubbi avuti anche dal regista che poi lo ha convinto ad accettare il ruolo prendendolo per sfinimento. Scott e Bale sono bravissimi a mettere in mostra le contraddizioni di Mosè, un violento pacifista, un vero soldato di Dio, meno convincente il cast, non tanto per i nomi che sono bestiali e le interpretazioni all'altezza, ma semplicemente perchè i vari Edgerton, Kingsley, Paul, Turturro e la Weaver sono tutti decisamente "troppo bianchi" per poter degnamente rappresentare l'Antico Egitto e la scelta fatta sembra dettata non tanto dal realismo quanto da un certo "colonialismo cinematografico". Il regista si cura poco delle polemiche e delle chiacchiere concentrandosi soprattutto sullo spettacolo, sulla grandiosità, sul pathos e sull'impatto visivo: la Valle dei re è assolutamente splendida, le piaghe sono qualcosa di maestoso e la resa dei conti nel Mar Rosso è a dir poco magistrale.
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alexander 1986
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domenica 10 maggio 2015
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dèi, re ma pochi uomini
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Egitto, tanti anni fa. Mosé (Christian Bale) e Ramses (Joel Edgerton) crescono come fratelli alla corte del farone Seti. Non si capisce perché ma l'uno è uno scettico neoilluminista, l'altro un ragazzone viziato e superstizioso. Lo stesso sovrano non rinuncia mai all'arte aruspicina prima di una decisione ma è al tempo stesso abbastanza lucido da ammettere che Mosé sarebbe un successore migliore di quello legittimo. Ramses/Commodo lo sa e la fa pagare al fratello/Massimo Decimo Meridio dopo la morte del padre/Marco Aurelio: un funzionario idiota e ritenuto universalmente corrotto gli rivela che il fratellastro è in realtà ebreo, e il nuovo re se ne convince senza dubitare. Mosé viene quindi cacciato via e vaga solitario nelle lande desolate.
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Egitto, tanti anni fa. Mosé (Christian Bale) e Ramses (Joel Edgerton) crescono come fratelli alla corte del farone Seti. Non si capisce perché ma l'uno è uno scettico neoilluminista, l'altro un ragazzone viziato e superstizioso. Lo stesso sovrano non rinuncia mai all'arte aruspicina prima di una decisione ma è al tempo stesso abbastanza lucido da ammettere che Mosé sarebbe un successore migliore di quello legittimo. Ramses/Commodo lo sa e la fa pagare al fratello/Massimo Decimo Meridio dopo la morte del padre/Marco Aurelio: un funzionario idiota e ritenuto universalmente corrotto gli rivela che il fratellastro è in realtà ebreo, e il nuovo re se ne convince senza dubitare. Mosé viene quindi cacciato via e vaga solitario nelle lande desolate. I millemila ebrei schiavi in Egitto vedono in lui il salvatore, colui che li condurrà alla libertà. Lui se ne frega finché un giorno non batte la testa e un bambino dallo sguardo corrucciato non gli ordina di fare lo stesso. Il Gladiatore/Mosé, da agnostico diventato prima fanatico e poi moderato credente, torna indietro e affronta Commodo/Ramses.
Regista ormai in caduta libera, Ridley Scott torna al genere che l'ha reso famoso e nel quale, bisogna dirlo, è il migliore fra i contemporanei. "Exodus" è un progetto che carezza da molti anni ormai e si capisce perché: è di fatto l'archetipo dello schema narrativo a lui più caro ovvero al topos del confronto tra David e Golia, tra il leader 'morale' e il tiranno legittimo. Abbiamo così anche questo Esodo, dopo 'Il gladiatore", "Le crociate" e "Robin Hood"; accomunati tutti da impareggiabile spettacolarità unita a distorsioni storiche funzionali al presente.
Qui il gioco non funziona. Non funziona perché, se nelle pellicole precedenti era possibile prendersi una larga 'licenza poetica' pur di ottenere un determinato risultato sulla scena, in questa il regista inglese deve (o vuole?) sottomettersi a delle regole più grandi di lui ovvero a raccontare il "suo" Esodo senza distanziare troppo quello originale. I compromessi, sovente equilibristici, da lui adottati scontentano entrambi gli estremi del pubblico; tanto quello che si aspettava l'opera religiosa quanto quello che magari avrebbe guardato con interesse a un'opera laica - in fin dei conti, il tema della libertà dei popoli è sempre molto forte.
Il problema principale di questa pellicola è che Scott non riesce a creare quello che nel suo cinema è sempre stato un elemento fondamentale. Si tratta dell'identificazione simpatetica del pubblico con il protagonista carismatico, l'eroe del popolo che si erge contro il potere. Qui gli ingredienti sembrano esserci: Mosé dovrebbe essere David e Ramses Golia. Terzo incomodo arriva però Dio, il quale ovviamente si pone da una parte ed è incontrastato. Di qui il paradosso: in Exodus è più facile identificarsi con il faraone, debole e impotente contro forze evidentemente soverchianti, piuttosto che con il personaggio interpretato da Bale. Sarebbe un effetto geniale se fosse voluto; ma non è così: il Ramses di Scott non è cattivissimo ma è comunque cattivo, non puoi davvero stare dalla sua parte. Si crea insomma per tutti i 150 minuti di Exodus un cortocircuito per cui lo spettatore viene sballottato emotivamente da una parte all'altra senza sosta e soprattutto senza che gli venga offerta la possibilità di meditare su altri contenuti (ammesso che ce ne siano)
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marx821966
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venerdì 22 maggio 2015
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colossal
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Scott regista neraviglioso, ogni tanto inciampa.....il film non si puo' definirlo brutto,anzi.....forse sono influenzato dal fatto di ritenermi un "cristiano, non praticante e ipercritico verso le sacre scritture ,soprattutto la Bibbia: piena zeppa di "favole sempliciotte" utili a spiegare ai credenti/creduloni la storia dell'universo, l'evoluzione dell'uomo etc....certo se uno ragiona, capisco che era impossibile spiegare il "Big Bang" a dei pastori, o l'evoluzione darwiniana degli esseri viventi......IL PROBLEMA E' CHE ANCORA QUALCUNO PRENDE X ORO COLATO QUEL LIBRO!!!!
Scott nel film, cerca di spiegare + o - scientificamente gli avvenimenti biblici.
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Scott regista neraviglioso, ogni tanto inciampa.....il film non si puo' definirlo brutto,anzi.....forse sono influenzato dal fatto di ritenermi un "cristiano, non praticante e ipercritico verso le sacre scritture ,soprattutto la Bibbia: piena zeppa di "favole sempliciotte" utili a spiegare ai credenti/creduloni la storia dell'universo, l'evoluzione dell'uomo etc....certo se uno ragiona, capisco che era impossibile spiegare il "Big Bang" a dei pastori, o l'evoluzione darwiniana degli esseri viventi......IL PROBLEMA E' CHE ANCORA QUALCUNO PRENDE X ORO COLATO QUEL LIBRO!!!!
Scott nel film, cerca di spiegare + o - scientificamente gli avvenimenti biblici....le piaghe d'Egitto a parte l'ultima, appaiano come probabilmente sono accadute....coincidenze. Bellissimi ,secondo me i dialoghi da un umanissimo Mosè e Dio, rappresentato da un bambino (il roveto ardente è solo il segnale della presenza del divino), dove i dubbi di un uomo vanno a cozzare contro l'intransigenza divina, tanto è vero che Mosè si arrabbia e si dissocia apertamente a proposito della strage dei bambini egiziani.(un messaggio al gov israeliano invasore crudele delle terre palestinesi?)perfino il passaggio del Mar Rosso viene preparato a tavolino da Mosè , che durante un viaggio scopre un zona con la marea bassissima........poi Scott, per questioni politiche (i repubblicani hanno,ahimè, rialzato la testa) e di effetti speciali. opta per un errore di xcorso di Mosè, abbandonato da Dio dopo la sua netta presa di posizione sui bimbi egiziani e ci regala una scena cinematograficamente meravigliosa e xfetta sul lato tecnico: non rinuncia cmq alla + credibile bassa marea....poi come tutte le sue ricostruzioni nel film, lo tsunami che travolge gli egiziani e' meravigliosamente reale...........Per concludere: un film tecnicamente impeccabile, per una storia trita e ritrita.......non so al botteghino, ma se ,come credo, non abbia avuto il ritorno sperato, forse le ragioni sono quelle sopracitate.
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