Sono tutte in questo titolo le contraddizioni di un film a cui si può riconoscere il solo merito di essere un prodotto godibile, in mezzo a tanti che non sono neanche quello: spettacolare, avvincente, pieno di suspence, ti fa sintonizzare col protagonista e tutto quanto. Per essere una presa per il c..o, almeno questa è stata fatta come si deve. Ora, non essendoci molto altro da dire sul “come”, può valer la pena di interrogarsi sul “perché”.
E quanto segue non sarà la risposta definitiva, ma può essere un buon inizio: la storia del “ritrovare le radici” “tornare alle origini” “riscoprire la Natura” e così via, non è altro che un trucco per farci dimenticare le contraddizioni del Progresso, perpetrato proprio da coloro che su tali contraddizioni prosperano. Come se la Natura fosse davvero l’idillio arcadico di certi poeti, e non piuttosto una crudele e selvaggia arena in cui ci si sbrana l’un l’altro. Il che, del resto, avviene anche nell’ “oasi incontaminata” di Pandora, anche se ciò viene fatto passare per una meraviglia agli occhi dello spettatore più ingenuo, che “si lascia andare” all’emozione della storia e alle suggestioni mistiche di cui è disseminata. D’altronde proprio il “lasciarsi andare”, abbandonando la razionalità e la coscienza per smarrirsi in fantomatici “altri livelli di percezione”, costituisce una chiave quasi infallibile per superare le difese dello scetticismo, del pensiero critico. Ci si rivolge al lato bambino, ingenuo, anziché a quello adulto e consapevole, così si può facilmente far credere qualunque cosa: è il meccanismo su cui si basa ogni forma di fede, dalle religioni alla propaganda politica e sociale facilitata dalla potenza mediatica (chiunque conosca un po’ di trucchi della comunicazione sa di cosa sto parlando).
Il mito del buon selvaggio è ridicolmente sorpassato; eppure affascina ancora molti, soprattutto chi è vittima del Progresso. O meglio: di un certo modo, competitivo e aggressivo (e perciò molto animalesco, primitivo, “naturale”!) di fare Progresso. Quello del modello sociale corrente.
Il male della nostra società non è affatto essersi distaccata dalle radici (violente e brutali) della Natura; piuttosto è di esservi ancora fin troppo vicina! Non basta la tecnologia per fare VERO Progresso, se non siamo pronti a evolverci anche nel modo di rapportarci e di utilizzare i nuovi mezzi. Perciò la soluzione non è certo sfasciare tutto e tornare all’età della pietra; semmai, sarebbe adottare un modello sociale che sia anch’esso evoluto, quindi razionale e collaborativo anziché basato sulla competizione, sulla corsa al successo e all’eccesso da parte degli uni, che fatalmente significa, per altri, essere sfruttati e schiacciati.
Sarebbe stato interessante un film che trasmettesse questo messaggio: non il primitivismo, ma anzi la necessità di rimuovere ogni nostra caratteristica primitiva. Ma forse non avrebbe avuto altrettanto successo, e certamente non sarebbe stato consono agli interessi di chi gode di un mondo in cui la disponibilità di mezzi ultramoderni corrisponde a schemi sociali ancora primitivi. Costoro hanno tutto da guadagnare a lasciarci credere che la via d’uscita dai problemi della società moderna sia il ritorno alla Natura: i pochi che lo faranno davvero, saranno dei potenziali “elementi scomodi” in meno, che così facendo non nuoceranno in alcun modo al Sistema. E i molti che, comprensibilmente, non se la sentono di compiere scelte tanto radicali, rimarranno articoli utili per lo sfruttamento, e per giunta dovranno sentirsi colpevolizzati per il desiderio di beneficiare del Progresso (come tutti dovrebbero), inibiti a protestare contro le ingiustizie, perché “Se davvero il modello sociale, cioè il Progresso, non ti sta bene, perché non torni alla Natura? Allora non sei coerente nel tuo dissenso!” Come se quello attuale fosse l’unico modo possibile (o addirittura quello giusto) di fare Progresso!
Meditate, gente, e diffidate. Non vi lasciate turlupinare. Non credetegli, quando vi dicono “non stare sempre a ragionare col cervello, chiudi gli occhi, abbandonati alle emozioni” e discorsi simili: è proprio quello il momento di raddoppiare l’attenzione e di spalancarne quattro, di occhi.
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