James Cameron alza ancora l'asticella, proponendo di continuo film dalla sceneggiatura geniale e dall'alto impatto visivo. Se con i primi due Terminator ci metteva in guardia su quale futuro stiamo costruendo, con Aliens - scontro finale chiudeva a modo suo un cult e con Titanic raccontava un evento accaduto quasi un secolo prima tra effetti speciali e romanzo, con questa pellicola narra il dramma degli Indios e di tutte le guerre mosse per fini economici attraverso il filtro del genere fantascientifico. E dell'animazione più moderna. Il Cinema americano fa spesso le pulci al proprio sistema economico e i conti con il proprio modo pratico di agire. Siamo alla fine degli anni 2000, quelli che hanno visto il paese uscito vincitore dalla Guerra fredda, muovere ben due guerre in Medioriente. In nome della pace e della democrazia. E Cameron ne parla a modo suo. Ma ad essere messo sotto accusa è tutto l'Occidente, col suo modo di fare relativista e affarista perpetuato per secoli. Avatar non è solo un semplice film d'animazione, una storia d'amore, un lungometraggio fantascientifico. Avatar è qualcosa di più. E' un esame di coscienza. Un modo leggero di mostrare ad adulti e più piccoli cosa è capace di fare l'avidità umana. E proprio perché semplice e ammaliante nella sua fantasia, diventa più efficace. Capace di scavare nell'animo dello spettatore, messo dinanzi ad una dura realtà mentre si aspetta qualcos'altro. Più leggero e spensierato. Protagonista è Jake Sully, marines costretto su una sedia a rotelle che viene coinvolto in un progetto al quale stava lavorando suo fratello ricercatore. Ossia, andare su Pandora, pianeta distante 44 anni luce dalla Terra dove si trova un minerale molto importante, visto che sul pianeta terrestre un disastro ecologico ha azzerato le risorse energetiche. Particolarità della missione è che Sully dovrà entrare nel pianeta tramite un Avatar, una creatura risultante da un mix tra il DNA umano e il DNA della civiltà nativa locale: i Na'vi. In quanto l'aria che si respira sul pianeta è tossica per il genere umano. Inoltre, Sully dovrà convincere i Na'vi a lasciare il proprio villaggio, poiché si trova sopra il giacimento più ricco del minerale che i ricercatori vogliono. Tuttavia, più Sully esplora Pandora e più se ne innamora. In primis, perchè tramite l'Avatar che gli viene assegnato, può tornare a camminare. Ma anche per l'esplosiva natura che si trova sul pianeta, e, soprattutto, perchè conosce Neytiri. Ragazza molto abile, che lo salva dall'attacco di mastodontici ed aggressivi animali. E lo inizia alla vita dei nativi, inizialmente restii nei suoi confronti. E così Sully finisce per dedicare sempre più ore al progetto, dimenticando la missione originaria. E quando essa entra spietatamente nel vivo, finirà per schierarsi con la popolazione indigena locale. Sebbene duri quasi 3 ore, la pellicola scorre che è un piacere. Con una sceneggiatura che si scopre lentamente in maniera magistrale ed effetti speciali coinvolgenti. Inevitabile non pensare ai nativi americani, agli Indios, agli Incas, agli Aztechi quando si guarda il modo di muoversi e di vestire dei Na'vi. Ed è a loro che questo film va dedicato. Così come a tutte le vittime delle guerre.
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