C'era una volta... a Hollywood |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch.
continua»
Titolo originale Once Upon a Time in Hollywood.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA 2019.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 18 settembre 2019.
MYMONETRO
C'era una volta... a Hollywood
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sono d'accordo ma...di frank bernardiFeedback: 121 | altri commenti e recensioni di frank bernardi |
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mercoledì 25 settembre 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sono d'accordo sul fatto che Brad Pitt abbia ucciso la moglie. Tutto lo fa pensare: la donna scontenta, l'imbarcazione da poveri, il fatto che questa gli rinfacci la sua "sfigataggine". Si capisce che in fondo l'ha fatta fuori in modo splatter non mostratoci (la fiocina, appunto) e tuuto fa supporre che il personaggio si liberi di ciò che gli dà fastidio (o peggio, come nel finale), in modo sbrigativo e meccanico. Detto questo, non deve nemmeno sorprendere il finale splatter di tizi e tizie massacrate e bruciate vive come pupazzi - e qui the horror maestro Argento domina. E tutto questo conferma il noto lato sadico - a freddo - di Tarantino, sempre giocato sul filone di un buon umore più spesso dark che comico in assoluto. Nel suo universo la violenza può esplodere da un momento all'altro senza bussare alla porta, e questo lo si sa. Quanto all'antifemminismo, che talvolta in effetti pare emergere, la saga Kill Bill dovrebbe testimoniare il contrario, anche se, in qualche modo, una certa doppiezza sul tema pare permanere, è vero. Ma anche Bunuel, in Bella di giorno e non solo, venne accusato di trattare le donne come oggetti con una loro incerta volontà. Anni e anni dopo, il movimento femminista francese - dunque una sorta di intelligencija tutta di donne - ha rivendicato la libertà per la donna di essere puttana, rovesciando schemi che sembravano intoccabili, pur nella coerenza dell'autogestione del corpo. Anche Tarantino è maestro d'ambiguità ma con modi espressivi suoi. Se si pensa che che anche Kubrick è stato accusato di misoginia perché in 2001 le donne hanno un ruolo marginale (stewardess della Pan Am, scienziate un poco frivole oppure ibernate e senza diritto di parola)... Ci pensarà la Weaver (lesbizzata) in Alien, a recuperare posizioni. Chi narra, chi fa arte, cinema, letteratura, non può che essere ambiguo se vuole essere credibile nelle sua fondamenta espressive. Basta che tali fondamenta ci siano. Ma nel 90 per cento dei casi non si vedono. E questo è il brutto della faccenda, non avere una propria personalità, che è il guaio maggiore, in grado di trasformare chicchessia in un mestierante, sebbene le major, da sempre, preferiscano non tremare e nel dubbio e si affidino volentieri a chi fa le cose con lo stampino. Forse, oggi, solo l'ambigua pazzia che sta spazzando il terreno del fashion sembra avere una marcia in più - con tutte le sue contraddizioni, si badi bene.
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