Fratello maggiore dell'attore Nino Pavese, esordì giovanissimo nel cinema muto, partecipando come attore a due film diretti nel 1916 da Roberto Roberti, La peccatrice e La vampa; successivamente fu attivo nel teatro di prosa, facendo parte di varie compagnie di grido e continuando questa sua attività anche nei giorni più drammatici della seconda guerra mondiale. Il giorno dell'attentato a Via Rasella, che ebbe come conseguenza il massacro delle fosse Ardeatine, fu proprio lui, nel corso dello spettacolo Sai che ti dico?, ad avvertire il pubblico del Teatro Quattro Fontane di ciò che stava accadendo, esortando a mantenere la calma e riuscendo a far uscire gli spettatori dalla porticina secondaria, senza creare subbuglio. Negli anni Cinquanta continuò la sua attività nel teatro di rivista (fu accanto a Renato Rascel in Tobia, candida spia); ma la grande notorietà gli derivò dal cinema, benché fosse sempre utilizzato in ruoli di secondo piano o come attore caratterista. Dotato di un timbro vocale inconfondibile, profondo e quasi cavernoso, fu anche un apprezzato doppiatore, prestando la propria voce ad attori di fama internazionale, come Anthony Quinn, Fredric March, Frank Morgan ed altri. La sua attività cinematografica fu intensissima soprattutto negli anni del dopoguerra; attore duttile, trasformista ed eclettico, seppe portare sullo schermo, con piena credibilità, divertenti figure di "burbero benefico", di militare, di funzionario, di avvocato, di marito tradito, da lui tratteggiate con molta incisività e cordiale umorismo, spesso accanto ad attori comici di valore, come Totò, Aldo Fabrizi, Renato Rascel, Walter Chiari, Alberto Sordi. Benché i suoi personaggi fossero per la maggior parte circoscritti a film di genere comico-leggero, Pavese ebbe la possibilità di sostenere anche ruoli di maggior impegno drammatico, come quello di Antonio Meucci nel film omonimo (1940); nei primi anni Quaranta fu Sandokan, la Tigre della Malesia, nelle pellicole avventurose tratte dai romanzi di Emilio Salgari; diede inoltre vita al viscido e maligno capoufficio di uno straordinario Carlo Campanini ne Le miserie del signor Travet (1945, Mario Soldati). Dalla seconda metà degli anni Cinquanta fu anche un apprezzato attore televisivo, apparendo in numerosi sceneggiati, in opere teatrali adattate per il piccolo schermo, ma anche in vari Caroselli, sempre con uguale professionalità.
