Nel ruolo della sirenetta che perde la coda quando esce dal mare aveva fatto perdere la testa a Tom Hanks(Splash, una sirena a Manhattan) e con lui a mezza America. Due anni prima, in Blade Runner, si era trasformata nella replicante-acrobata dalle gambe chilometriche che dava filo da torcere al cinico Harrison Ford in un corpo a corpo da arti marziali, Daryl Hannah è stata a lungo l’ultima finta tonta di Hollywood e gli studios per anni le hanno proposto solo film dove serviva una bella fanciulla dall’aria vulnerabile e non troppo astuta. La serie dei suoi personaggi innocui e strampalati sembrava non finire mai: in The Clan of the Cave Bear giocava a fare la bella primitiva, in The Attack of the 5oft Woman (Una donna in crescendo) era una gigantessa femminista. Persino le rare incursioni sui set d’autore sembravano non cambiare il suo destino di bionda inoffensiva: Oliver Stone la scelse per il ruolo dell’arreedatrice da jet-set nel film da Oscar, Wail Street; il raffinato Robert Altman le infilò invece un rigoroso tailleur scuro e cercò di trasformarla in un serioso avvocato in The Gingerbread Man. “Poi per anni non mi è stato proposto neppure un solo ruolo decente. Su di me incombeva la maledizione della bionda carina. Una vera frustrazione” racconta oggi l’attrice a voce bassa. Tutto è però cambiato nell’ultimo anno: con tre film d’autore in uscita e una serie di nuovi progetti, Daryl Hannah ritorna a sorpresa nella nuova veste di attrice di culto. Per lei hanno infatti scritto un ruolo i fratelli Michael e Mark Polish nel loro film Northfork. Per lei si è scomodato il rigoroso scrittore e regista John Sayles(Matewan, Sunshine State) che ha inventato la parte della mamma atletica e fanatica della palestra, da affiancare a un gruppo di brillanti attrici, in Casa de los Babys, storia di sei donne americane che viaggiano nell’America Latina per adottare un bambino. E in Kill Bill, il quarto film di Quentin Tarantino, Hannah è la perfida assassina bionda che sfida la protagonista Urna Thurman. “Volevo divertirmi coi ruoli femminili” spiega il regista di Pulp Fiction che, per proporre il personaggio di Elle Driver detta California Mountain Snake, era volato a Londra mentre lei recitava in teatro Quando la moglie è in vacanza, nel ruolo reso famoso da Marilyn Monroe. “Volevo giocare con le diverse tipologie della bionda: per la rivale di Uma, alta e sinuosa, una donna dalle gambe lunghe due metri mi sembrava perfetta. E poi Daryl è una vera trasformista”. In Northfork, nel ruolo di una creatura androgina e dolcissima, è irriconoscibile col suo caschetto di capelli nero carbone. “Sono un angelo zingaro, un ermafrodito, una donna da circo” dice sorridendo. “E un ruolo che Mark e Michael hanno scritto per me anni fa, quando non erano ancora conosciuti. Mi è sempre piaciuto il loro humour eccentrico e bizzarro”.
Con una cinquantina di ruoli alle spalle, finalmente Hannah è padrona del suo destino. “Non possono più farmi fare la parte dell’ingenua, adesso devono prendermi sul serio, E se nel futuro ricominceranno a propormi copioni stupidi, vorrà dire che farò ciò che ho sempre voluto fare, raccontare storie”. Ha appena terminato una sceneggiatura basata su una leggenda folk irlandese di William Butler Yeats, un lavoro che le ha richiesto 7 anni di tempo. “Spero di farne presto un film di cui sarò la regista, un ruolo molto più attivo di quello dell’attore, dove sei completamente in balia di altri”. La sua bellezza eterea ha incantato, oltre che rockstar (Jackson Browne con cui ha avuto una complicata storia d’amore durata dieci anni) e John Kennedy jr (dopo cinque anni si era parlato addirittura di matrimonio), stilisti e fotografi famosi. Ha sentenziato lo stilista Karl Lagerfeld, guru della maison Chanel, quando l’ha scelta come donna immagine del suo profumo: “E una donna che sa essere moderna e romantica, è il simbolo della femminilità dei nostri anni”.
Da Panorama, 24 luglio 2003