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Rassegna stampa di Carole Lombard

Carole Lombard (Jane Alice Peters). Data di nascita 6 ottobre 1908 a Fort Wayne, Indiana (USA) ed è morto il 16 gennaio 1942 all'età di 33 anni a Table Rock Mountain, Nevada (USA).

A CURA DELLA REDAZIONE
MYmovies.it

Giunta a Hollywood a diciannove anni, fece dapprima la modella per i giornali femminili e successivamente iniziò il tirocinio cinematografico nelle comiche di Mack Sennett. Nel 1932 ottenne la prima parte come protagonista in La maschera del peccato, di E. Buzzell, in cui interpretò un ruolo drammatico. A questo film seguì nel 1934 Bolero, di W. Ruggles e subito dopo Ventesimo secolo, di H. Hawks, in cui la Lombard si rivelò particolarmente adatta per i ruoli della commedia brillante. Tipica rappresentante della società sofisticata e inquieta tra le due guerre, interprete intelligente e ricca di carica vitale e di temperamento drammatico, diede vita a personaggi psicologicamente complessi di volta in volta effervescenti, sentimentali, svagati, isterici o patetici, e lasciò una impronta inconfondibile nel cinema dei primi anni del sonoro. Tra le sue interpretazioni di maggior rilievo: I milioni della manicure, 1935, di M. Lersen; L'impareggiabile Godfrey, 1936, di G. La Cava; Nulla sul serio, di W. A. Wellman; La moglie bugiarda, 1937, di W. Ruggles; Il piacere dello scandalo, di M. Le Roy; Ritorna l'amore, 1938 e Non puoi impedirmi d'amare, 1939, entrambi di J. Cromwell; Angeli della notte, 1940, 'di G. Stevens; Il signore e la signora Smith, 1941, di A. Hitchcock; Vogliamo vivere, 1942, di E. Lubitsch. Morì in un incidente aereo nel cielo di Las Vegas. Sposò William Powell prima e, poi, Clark Gable.

TERRENCE RAFFERTY
The New York Times

“MARVELOUS girl — crazy as a bedbug” was the great director Howard Hawks's considered assessment of Carole Lombard, the young leading lady of his raucous 1934 farce, “Twentieth Century,” which made her a star. Hawks was no mean connoisseur of female marvelousness — he later performed similar star-making services for Lauren Bacall, in “To Have and Have Not,” and Marilyn Monroe, in “Gentlemen Prefer Blondes” — and 1934 was a very good year to be a crazy girl on screen. During the Depression everybody was at least a little deranged, and movie audiences liked to take their doses of comedy in the form of giddy, helter-skelter romantic farce, the style known, then and now, as screwball. Carole Lombard, blond, beautiful and fearless, was the pre-eminent screwball of her mad, desperate time.
In honor of her centennial, Film Forum is laying on a decent-size retrospective: 23 films, which began Friday with a double bill of “Twentieth Century” and another of her most famous pictures, Gregory La Cava's “My Man Godfrey” (1936). Lombard is bedbug crazy (and marvelous) in both, but in entirely different ways. In “Twentieth Century” she plays a diva-like actress, Lily Garland, who is trying, with little success, to wiggle out of the clutches of her ex-lover and mentor, the flamboyantly manipulative theater director Oscar Jaffe (John Barrymore). It's one of her wildest, most assertive performances, and it has to be, because going up against Barrymore in full cry is a formidable challenge for a relatively unknown young actress: subtlety wouldn't have gotten her very far. So she shouts and rolls her eyes and stamps her feet and generally flings herself about, and manages to fight Barrymore to a draw. (Lily isn't as fortunate with Oscar.)

PIETRO BIANCHI

Due pellicole eccellenti di Hollywood, viste recentemente, ci hanno confermato che in America non si è persa la capacità di fare film divertenti. Due film pur riuscitissimi (Lettera a tre mogli, con Jeanne Crain e Linda Darnell, e Infedelmente tua, Linda Darneil, Rex Harrison) ci hanno però dimostrato che il posto di Carole Lombard è ancora da occupare.
Un giorno di un tempo che sembra ormai favolosamente lontano, in piena guerra, nel 1941, gli appassionati del cinematografo lessero con sgomento sui giornali del mattino che Carole Lombard era letteralmente sparita nel disastro di un aereo avvolto dalle fiamme. La «star» tornava da un giro di propaganda per raccogliere fondi per le navi «Liberty» (e infatti, poco dopo la sciagura, una nave di quel tipo prese il nome di Carole); i giornali aggiungevano che il marito Clark Gable aveva invano aspettato per molte ore, e sempre più angosciato, la moglie all'aeroporto.

PIETRO BIANCHI

Si era al principio del terzo anno di guerra quando una laconica notizia, pubblicata anche sui giornali italiani, annunciò al mondo che l'attrice cinematrografica Carole Lombard era morta, assieme a molte altre persone, in un incidente aviatorio. Essa tornava da un giro di propaganda a favore di un prestito di guerra. All'aereoporto d'arrivo il marito, l'attore Clark Gable, l'attese invano. Di lei non si ritrovarono neppure i miseri resti: spari, per cosí dire, nel nulla, quasi a meglio fissare nella memoria dei suoi innumerevoli ammiratori quel carattere di sogno, come un desiderio che non si potrà mai appagare, che è caratteristico delle ombre che si muovono sullo schermo. Nata nel 1909, cresciuta in un ambiente quanto mai conformista, in una di quelle città del centro che sono isolazioniste d'istinto, che nelle elezioni votano sempre per il partito repubblicano e detestano l'Europa, Carole Lombard era arrivata nella città del cinema avendo lottato per giungervi contro venti e maree. Come arma invisibile la bellezza, e non era molto dove tante ragazze belle erano finite male; come arma invisibile la volontà, e anche la volontà non era mercanzia difficile a trovarsi in quella giungla civilissima, in cui si davano appuntamento tutte le ambizioni d'America e d'Europa. Alcuni anni prima che scoppiasse la bomba del parlato Carole Lombard si era dovuta adattare, per vivacchiare e tirare avanti, a farsi fotografare in sottoveste per la pubblicità sulle riviste eleganti di indumenti femminili; più tardi era riuscita a entrare nella troupe di Mack Sennet, ricevendo in piena faccia dai clowns con tenace allegria torte di mele e zabaglione. La gente rideva e la trovava carina. Ma Carole non faceva un passo avanti. Ci fu allora il matrimonio con William Powell, un attore arrivato, un attore che aveva avuto anche lui, prima di sfondare, una vita dura e che sembrava essere stato confinato per sempre nei ruoli di vilain. William Powell, attore delicato, esperto e sensibile, pare che non abbia capito la giovane moglie. La giudicò una bella ragazza non molto intelligente, di quelle che dopo un po' di tempo disamorano. Forse Carole era allora veramente cosí: una dura scorza ricopriva quella sensibilità che più tardi vedremo cosí scoperta, quell'ironia tenera, tutta di sentimento, che sarà il suo più certo apporto all'arte cinematrografica. Powell divorziò dalla giovane moglie. Non ci è dato sapere se essa ne soffrì molto, o se invece fu il semplice scioglimento di un reciproco errore. Noi però sappiamo di certo che non era tale donna da sacrificare la sua vita sentimentale a un gioco di ambizioni. Spiritualmente Carole è di quelle che si impegnano nella vita, senza residui e senza risparmi. Attrice sino alla punta dei capelli, essa però non sapeva dimenticarsi di essere anche una donna. Non sarà la prima volta che scopriremo in questa ragazza americana dal nome comune (Carole Lombard è un nome d'arte), nata e cresciuta in un ambiente di rude semplicità calvinistica, una straordinaria affinità elettiva con i tormenti, le squisitezze, i distacchi delle europee psicologicamente più duttili. La sua vita di donna non s'avvicina a quelle delle sue connazionali, dure alla fatica e al guadagno, volontarie, aride e sessualmente spregiudicate. Carole Lombard ricorda piuttosto una Champmeslé che avvinse Racine, una Lecouvreur che muore d'amore, la nostra Duse che si brucia le ali nella fiamma di Camillo e di Gabriele. Il tempo dei poeti che amano le attrici sembrava morto, e Carole dopo la delusione del primo matrimonio, si concentrò su se stessa e fece posto dentro di sé solo alle possibilità dell'attrice. Il suo nascere all'arte, dopo alcuni film che eran già rilevatori di qualcosa di nuovo, si ebbe al contatto con uno dei grandi interpreti hollywoodiani, abbiamo nominato John Barrymore. In un film che in Italia passò avanti quasi inosservato, per vivere invece a lungo nella memoria di pochi, Ventesimo secolo, la Lombard trovò il maestro che la comprese e la indirizzò per la sua vera strada, quella dell'ironia, quella di una svagata, intellettuale, lunatica sensibilità. Al contatto di un principe del regno di Cinelandia, Carole non perdette quota, né si sgomentò, né si nascose, oscurata. Vicino al grande John l'attrice si svegliò come da un lungo sonno, scoprì le unghie, si rivelò a se stessa. Fu allora che avvenne un fatto, che fu come il rivelatore di un destino. La vita era stata sino ad allora dura per Carole, ma in fondo si trattava di cosa normale in un mestiere anormale. Tutte le attrici riuscite erano passate più o meno per la stessa trafila. Nel caso di Carole poi l'intestardirsi dei produttori aveva una sua logica, che era difficile vincere. Non solo Carole era molto bella, ma la sua bellezza aveva come un accento drammatico. Come pensare che dietro gli occhi umidi e luminosi, dietro la fronte intelligente, al di là dell'apparenza grave e attraente, vivesse un'anima di attrice comica? Una sera, tornando da una gita, l'auto di Carole si rovesciò, il parabrezza andò in frantumi, Carole ne uscì quasi illesa ma col volto sfigurato dalle schegge del cristallo. Furono giorni di ansia. Ma un chirurgo dalle mani miracolose salvò completamente il volto dell'attrice. Non solo le salvò il volto, ma in certo senso glielo rifece secondo una logica più docile ai dettami dello spirito che lo penetrava, più consona all'intima qualità della donna. L'arte modificò la natura. Le guance pienotte che facevano scuotere la testa agli industriali davanti alle pretese dell'attrice, sparirono, il viso smagrito, acquistò un'intensità che prima non aveva. Carole ebbe cosí il suo vero volto, quel volto che diventò improvvisamente, dopo il trionfo accanto all'ex marito William Powell nell'Impareggiabile Godfried, un volto celebre, che otteneva il consenso degli spettatori di tutto il mondo. Allora avvenne il matrimonio con Clark Gable, un matrimonio felice, rotto soltanto dall'intenso lavoro. Molte volte i conducenti di automobili ferme davanti alla porta di servizio degli studi Paramount e i ragazzini che vendevano giornali, osservavano un giovanotto dall'aria modesta che pazientemente aspettava fumando una sigaretta dopo l'atra. Era Clark che attendeva Carole. Qualche volta, affranta dalla fatica, Carole appena salita sull'automobile, si metteva a piangere sulla spalla del marito. Erano lagrime di stanchezza, ma anche di felicità. Poi, a trentaquattro anni, al colmo della sua vita di donna e di attrice, Carole Lombard è morta. Qual è il suo messaggio? Che cosa ha portato nel cinema? E' abbastanza facile rispondere. Prima di lei la produzione americana era imperniata su due grandi modi del vivere americano: il modo dell'avventura, che era cominciato col western ed era finito col genere gangster, e un secondo modo, quello della passione amorosa, che era cominciato con Rodolfo Valentino ed era sfociato in Greta Garbo e in Bette Davis; Carole Lombard portò il terzo modo, che si potrebbe chiamare un modo europeo, e lo insinuò con grazia e senza sforzo apparente fra gli altri due. Prima di lei c'erano a Hollywood soltanto tragedie e avventure, Iliadi e Odissee. Con Carole entrò il compromesso fra i due estremi, entrò l'Europa con la sua civiltà, la sua ironia, una lagrima che corregge un sorriso e un sorriso che cancella una lagrima. Con lei arrivò a Hollywood Aristofane; meglio ancora arrivarono Teocrito e Menandro, ma soprattutto Marivaux. Forse Carole, in quella sua vita bruciata, non ebbe tempo di conoscerli. Ma se c'è un cielo dove autori e interpreti riposano in pace passando il tempo in piacevoli conversari, i vecchi scrittori le devono aver fatto gran festa. Il vecchio Marivaux avrà sorriso. In quella sua cortesia tutta settecentesca e francese, si sarà rammaricato di non aver scritto per lei quella commedia che è il suo capolavoro e che si intitola: I giovani dell'amore e del caso.

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