di Marco Chiani
Come capita a molti, dopo venticinque anni pari pari, Max e Charlie si incontrano ad una festa di ex studenti della stessa scuola. A nessuno dei due, però, accade di vincere un premio, di svenire sul palco e di rivivere la giovinezza laddove si era interrotta, come succedeva a Peggy Sue.
Se qualsiasi invitato di qualsiasi reunion scolastica organizzata in qualsiasi latitudine terrestre fa i conti col passato, abbia scelto o meno la sua strada, magari messo su famiglia, coronato o affossato le aspirazioni nutrite un tempo, questo è proprio quello che fanno anche loro. Eppure ad aspettare Max e Charlie, da lì a poco, c'è davvero una nuova vita, altro che gli ingenui sogni del coppoliano Peggy Sue si è sposata.
Dal 27 maggio, The Do-Over è disponibile in streaming in esclusiva su Netflix, secondo capitolo del progettato quartetto di film interpretati da Adam Sandler per la piattaforma americana dopo The Ridiculous 6, distribuito dal dicembre 2015.
Basta vedere Adam Sandler e David Spade in azione anche in una sola sequenza per capire quanto abbiano le carte in regola per essere una coppia comica naturale e con quale facilità riescano a dare vita ad uno di quegli incontri, baciati dal caso e nutriti dal talento, in grado di trasformare "una commedia con i due soliti protagonisti maschili" in un buddy film vero e proprio.
Dalle declinazioni di genere action-avventuroso al classico racconto di formazione anche con venature bromance, sotto l'etichetta per niente rigorosa di buddy film si espande un sottogenere in cui due uomini entrano o ri-entrano in contatto, vivendo un processo di avvicinamento (e di amicizia) più che travagliato.
Avete presente la coppia Walter Matthau-Jack Lemmon? Quello è un po' il paradigma base, non per niente l'ultima regia del geniale Wilder li metteva ancora l'uno affianco all'altro nell'inequivocabile Buddy Buddy. In The Do-Over, la "parte di Matthau" è quella di Sandler ovviamente, inaffidabile, truffaldino, scavezzacollo, scaricabarili come nessun altro, mentre a Spade tocca quella di Lemmon, l'apoteosi dell'ingenuità, il bianco senza il quale non esisterebbe neanche il nero. Max è quello che è riuscito ad avere tutto dalla vita, il lavoro nell'F.B.I., il successo, mentre a Charlie non è andata dritta nemmeno una, dalla moglie, ancora legata all'ex marito, ai due figli di lei, che lo trattano da mentecatto, fino ad un lavoro piuttosto umiliante da direttore di banca all'interno di un supermercato.
L'ansia di superare una condizione di incompiutezza causata dalla frustrazione logora Charlie nel profondo, ma Max, il sedicente vincente della coppia, è pronto a offrirgli la possibilità di fare tabula rasa nel modo più drastico: inscenando la morte di entrambi e ripartendo da zero. Quella voglia di riscatto che brucia il debole fra i due all'inizio darà anche il suo piacere, ma i sogni prendono qui i contorni di una realtà che tutto travolge in un andirivieni di situazioni al limite, di incontri piccanti, di scontri, lotte, fughe.
Esplicito, diretto, anche sboccato, nel linguaggio e in alcuni momenti ormai tipici della commedia americana un po' alla Judd Apatow, The Do-Over segna la terza collaborazione tra Sandler e il regista Steven Brill, dopo Little Nicky - Un diavolo a Manhattan (2000) e Mr. Deeds (2002).
A giocare in casa, poi, sono anche lo stesso comico e David Spade, amici dai tempi del Saturday Night Live anche al di fuori del set, che hanno comunque diviso in una nutrita serie di film tra i quali il dittico Un weekend da bamboccioni.