Un ritratto a tutto tondo di Alberto Sordi, che ne dimostra l'attenta analisi comportamentale dell'Italia del suo tempo. Documentario, Italia2025. Durata 80 Minuti.
Un tributo al grande Alberto Sordi che, attraverso filmati di repertorio e voci autorevoli, ci accompagna in un viaggio imperdibile nella sua vita e nella sua comicità. Espandi ▽
Steve Della Casa e Caterina Taricano propongono un ritratto a tutto tondo di Alberto Sordi avvalendosi di un'ampia selezione di sequenze dei suoi film e delle testimonianze, sia di chi lo ha conosciuto direttamente sia di chi ha potuto incontrarlo solo sul grande o sul piccolo schermo.
Alberto Sordi viene liberato dall'invettiva morettiana per leggerne la carriera sotto una luce diversa che ne dimostra l'attenta analisi comportamentale dell'Italia del suo tempo e, talvolta, anche di quella a venire.
Era tempo che questo documentario, pronto già dal 2020, e presentato all'epoca alla Festa di Roma vedesse la luce dei proiettori delle sale cinematografiche. Perché la figura di Alberto Sordi, anche senza nessuna particolare ricorrenza di date di nascita o di morte, merita di essere riletta con uno sguardo attento e competente come è quello di Della Casa e Taricano. Recensione ❯
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Una riflessione profonda e dolente sui rimossi delle famiglie della classe media italiana. Espandi ▽
La tranquilla vita quotidiana di Emilia, impiegata comunale in Calabria, è disturbata dalla diagnosi di Alzheimer fatta al marito, con cui decide di andare a trovare il figlio Antonello in Germania, per una conversazione faccia a faccia sulle condizioni di salute del padre. Antonello Scarpelli mette in scena un ritratto familiare intimo e senza retorica, alternando primissimi piani e ampi paesaggi che vanno a comporre una riflessione profonda e dolente sui rimossi delle famiglie della classe media italiana. Recensione ❯
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Un documentario che racconta di coloro che pur non essendo nati a Napoli hanno scelto di vivere e lavorare in questa città. Espandi ▽
Ci sono i napoletani nel mondo ma c'è anche chi dal resto del mondo ha scelto di vivere a Napoli. In questo docufilm la città viene raccontata secondo questa prospettiva, attraverso le numerose storie di persone provenienti dai luoghi più diversi (come Stati Uniti, Russia, Argentina, Giappone, Francia, Germania, Nigeria, Palestina, o semplicemente da altre parti d'Italia) che non sono nate a Napoli ma sono diventate napoletane d'adozione.
Il documentario disegna un quadro plurale e vivo della città, dove ogni storia diventa un tassello di un mosaico più grande, capace di restituire l'anima di Napoli nella sua complessità e bellezza.
Certo, l'unicità di Napoli non deve far dimenticare i suoi problemi, elemento che giustamente non viene ignorato nel documentario, evitando il rischio di un tono troppo promozionale. A partire da questa presa di coscienza, nascono le riflessioni più interessanti su Napoli. Recensione ❯
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Mirela, 40enne bosniaca a Rimini, torna a Sarajevo e al Dom Bjelave: qui, tra amici d'infanzia, affronta il passato segnato dalla guerra. Espandi ▽
Mirela, quarantenne bosniaca, vive a Rimini con il compagno e i due figli. Spinta da un passato irrisolto, torna a Sarajevo, dove ha vissuto fino all'età di dieci anni all'orfanotrofio Dom Bjelave. Evacuata su un convoglio umanitario allo scoppio della guerra, ritrova ora gli amici d'infanzia. A 30 anni esatti dall’Accordo di Dayton per la pace in Bosnia ed Erzegovina, il documentario racconta la difficoltà della rielaborazione delle ferite della guerra. C’è un senso perenne di struggente malinconia in Dom di Massimiliano Battistella che sceglie di racchiudere in uno spazio, ancora più delimitato e in qualche modo chiuso, quello del formato 4:3, la storia di Mirela, trapiantata in Italia a 10 anni per salvarla, insieme ad altri 66 bambini, dal conflitto in atto a Sarajevo nel 1992. «Perché sono andata via, perché non ho potuto decidere io?» si chiede nel film che non può dare delle risposte se non mostrare, attraverso una storia apparentemente particolare, oltretutto di tanti anni fa, l’estrema attualità universale dell’orrore della guerra che, se non ti uccide subito, crea ferite, anche psicologiche, che possono durare tutta la vita. Recensione ❯
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Una caduta vertiginosa nel
dramma e la risalita, tenace. Una storia di resilienza, di amore per la
vita, di speranza. Documentario, Italia2025. Durata 52 Minuti.
Un documentario che esplora forza mentale e passione attraverso una storia di rinascita, di quelle che solo lo
sport sa regalare. Espandi ▽
Il documentario racconta la storia di Simone "Tartana" Fabbri, la sua scelta di confrontarsi con un IRONMAN, il suo avvicinamento umano e la sua preparazione fisica e mentale in vista dell'evento e, infine, l'evento stesso. Una storia di coraggio, rinascita e volontà di superare i propri limiti, che riesce a toccare corde profonde, anche attraverso l'ironia e la spontaneità della sua voce narrante. Recensione ❯
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Un viaggio appassionato alla scoperta della prima regista donna italiana, fra mistero, realismo e voglia di libertà. Documentario, Italia, USA2025. Durata 90 Minuti.
La storia della prima regista italiana e del lungo percorso che l'ha riportata alla luce dopo decenni di oblio. Espandi ▽
Moglie, madre e lavoratrice, la salernitana ma napoletana d'adozione Elvira Coda Notari (1875-1946) non fu solo la prima regista cinematografica italiana. Fu anche sceneggiatrice, produttrice, distributrice in un territorio e un'epoca in cui alle donne non era consentito neppure di firmare le proprie creazioni. Della sua ricca produzione - almeno 60 lungometraggi - ne sono rimasti conservati solo tre quasi completi, due brevi documentari e alcuni frammenti per un totale di 163 minuti di "visioni" che rivelano uno sguardo coraggioso, moderno, originale e autenticamente "femminista".
La ricostruzione della sua vita e straordinaria capacità di guardare e filmare il proprio mondo, attraverso importanti testimonianze di studiosi, artisti ed eredi, è al centro del documentario di Valerio Ciriaci.
Allora come oggi il lavoro di Elvira Notari riflette di passioni mai sopite, tanto coraggioso quanto scomodo, tanto moderno quanto popolare. Un tesoro troppo a lungo lasciato nell'oblio che riesce a vibrare e a illuminarsi di luce nuova. Recensione ❯
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Il confine tra Paraguay e Brasile è diventato un deserto verde: qui è nata la Repubblica della Soia, la culla dell'agroalimentare mondiale. Espandi ▽
Anna Recalde Miranda torna in Paraguay, Paese d'origine del padre e grazie all'incontro con l'avvocato Martín Almada, prigioniero politico negli anni '70 sotto la dittatura di Stroessner e poi scopritore dei cosiddetti "archivi del terrore, ricostruisce la storia del Paraguay e della sua relazione con la repressione del dissenso.
A emergere sono il Piano Condor, l'influenza odierna dell'anticomunismo sulle politiche democratiche, il decennale processo d'appropriazione delle terre per destinarle alla coltivazione intensiva della soia, controllata dalle multinazionali dell'alimentare. Un viaggio nel cuore nero di una nazione, e negli archivi di una memoria collettiva e individuale.
Accompagnando il racconto con la sua voce narrante, la regista rivela la dimensione intima della sua ricerca, facendola però incontrare con la vicenda storia del Paraguay e la necessità, in un tempo in cui ogni forma di dissenso è sotto controllo, di tornare a lottare. Recensione ❯
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Tra nostalgia e testamento civile, un pioniere della radio che ha speso la vita per donare all'Africa uno strumento di emancipazione. Documentario, Italia, Francia2025. Durata 70 Minuti.
L'incredibile impresa di Giorgio Lolli, bolognese, rivoluzionario delle onde radio, che in quarant'anni ha dato vita a oltre 500 emittenti in Africa. Espandi ▽
Il bolognese Giorgio Lolli, ex sindacalista e tecnico di radio libere vicine al PCI, dagli anni Ottanta fondò più di 500 emittenti partendo dal Mali in tutta l’Africa. Tramite l’impresa sociale Radio Solaire, così, assicurò formazione e lavoro a decine di tecnici e conduttori radiofonici locali. Il doc ripercorre l’azione rivoluzionaria del “padre della radiofonia privata africana” al tramonto del secolo in un contesto segnato da dittature, monopolio dei media e disinformazione. Gli occhi e la voce sono del "discepolo" Abdrahmane Cissoko, intento, ora che Lolli è morto, a formare le giovani generazioni affinché nasca un’altra radio al confine tra Senegal, Mali e Mauritania che racconti le storie dei migranti.
Il doc diretto a quattro mani dal Bacci e Eppesteingher, tra nostalgia e testamento civile, riscopre la figura leggendaria di un pioniere della radio che ha speso la vita per donare all’Africa un nuovo strumento di emancipazione, socialità e democratizzazione.
Con passo breve (il film sfiora l’ora e un quarto di durata), tono ammirato ed economia di mezzi (produce con merito Materiali Sonori Cinema), il racconto colloca una biografia inimitabile dento la storia sociale e mediologica dell’Africa di fine secolo. Recensione ❯
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Un documentario che indaga su una cospirazione passata alla storia per crudeltà e manipolazione psicologica: l'operazione Chaos. Espandi ▽
Nell'agosto del 1969 i seguaci di Charles Manson uccidono sette persone su suo ordine. Perché? Scopri una cospirazione fatta di controllo mentale, esperimenti della CIA e omicidi. Recensione ❯
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La storia di Le Macabre, lo storico locale gestito dalla famiglia Busso, ma anche la storia di una generazione che ha trovato nella musica un'identità. Espandi ▽
Nel 2008 chiude Le Macabre, un piccolo CBGB's italiano. Come il celebre club newyorkese, è stato fulcro del rock negli anni '80 e '90, situato però a Bra, nella sonnolenta provincia italiana. Sul suo palco sono passati Diaframma, Marlene Kuntz, Vinicio Capossela, Nico, C.C.C.P., e molti altri. Il film racconta, attraverso i protagonisti, la nascita di un movimento musicale che voleva scrollarsi di dosso il mito del cantautorato. È la storia della famiglia Busso che lo ha creato e gestito, ma anche quella di una generazione che ha trovato nella musica un'identità. Recensione ❯
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Il lavoro non è solo necessità, ma atto di creazione e partecipazione umana. Espandi ▽
Come può l'umanità avere ancora fiducia nel futuro, nel progresso, nel cambiamento in meglio e non in peggio? La risposta che questo film cerca e trova risiede nel lavoro, nell'attività intellettuale e artigianale come atto di ricerca e creazione. Solo il lavoro alimenta il progresso e crea comunità; solo il lavoro unisce mani, idee, progetti, sogni. Attraverso una serie di esempi virtuosi, il ruolo della scienza, della filosofia, del pensiero e della manualità sono analizzati in quattro capitoli.
Il tono del film è edulcorato, espositivo, educativo, tanto più quando nel terzo passaggio i protagonisti diventano gli studenti del Politecnico di Milano.
Ogni aspetto del film è guidato da uno spirito al tempo positivista e umanista, unendo gli opposti della pratica e della teoria, dell'artigianato e della filosofia, e provando a credere ancora, in tempi di distopie, nelle sorti umane e progressive. Basterà un film? Recensione ❯
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La straordinaria lucidità del pensiero di Orwell si adatta in maniera incredibilmente consola a decine e decine di materiali video di oggi. Documentario, USA2025. Durata 119 Minuti.
A partire dal romanzo "1984" e dal diario del suo autore George Orwell, una riflessione sulla deriva autoritaria della società contemporanea. Espandi ▽
Nel 1947, gravemente malato di tubercolosi, George Orwell si trasferisce con il figlio nell’isola scozzese di Jura e qui scrive il suo ultimo romanzo: “1984”. A partire dalle parole contenute nel diario dello scrittore e da passaggi dello stesso romanzo, il film collega la visione politica di Orwell, la sua naturale avversione per il dispotismo e la sua visione straordinariamente premonitrice sul rapporto fra potere e comunicazione, alla società contemporanea, tra gli scenari di guerra in Ucraina, Palestina e Myanmar, la disinformazione alla base del successo delle forze nazionaliste e la manipolazione della verità e della storia. Un viaggio dentro l’opera di uno dei massimi scrittori inglesi del ’900, la cui attualità diventa di giorno in giorno sempre più evidente. A sorreggere il discorso, decine e decine di materiali video. Se i riferimenti sono tanti, con il rischio di mettere troppa carne al fuoco – senza contare che parallela scorre la biografia dello stesso Orwell – è proprio la straordinaria lucidità del pensiero dello scrittore a tenere in piedi il film. Recensione ❯
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Gigi Miracol, all'anagrafe Luigi Antonioli, è vignaiolo itinerante, poeta dialettale, saltimbanco e mangiafuoco originario di Fregona. Da più di vent'anni vive da nomade. Espandi ▽
Fuori dagli schemi, energico, spigoloso e dissacrante. Gigi Miracol vive da uomo libero. Vignaiolo itinerante, saltimbanco, mangiafuoco e poeta dialettale, ha abbandonato casa e lavoro per vivere, a bordo del suo camper, una vita nomade a contatto con la natura. Su di lui incombe però il peso del tempo che passa, e il suo sguardo sul mondo si fa ogni giorno più disilluso. Recensione ❯
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Riepilogo competente del caso Julian Assange e Wikileaks: un salutare monito sullo stato globale dell'informazione. Documentario, USA2025. Durata 126 Minuti.
Un panoramica sul caso di Julian Assange. Espandi ▽
A novembre 2010, il giornalista australiano Julian Assange, fondatore dell'organizzazione Wikileaks, diffonde decine di migliaia di documenti coperti dal segreto di Stato statunitense, in particolare relativi alla presenza militare e ai crimini di guerra degli USA in Iraq e in Afghanistan. È l'inizio, per lui e il suo staff, di quindici anni di iper esposizione mediatica. E di un duro percorso di resistenza civile: accusato di spionaggio dagli Stati Uniti e quindi perseguibile per legge, richiede protezione nella neutra ambasciata ecuadoriana di Londra, dove rimane recluso per cinque anni, mettendo a grave rischio la propria salute, anche mentale.
Il riferimento a Prometeo, evocato da Varoufakis, è l'apice di un film saggio che incita ad armarsi di competenza per scongiurare il rischio collettivo di totalitarismi. Per farlo, basterebbe informarsi, seguendo il rimando, sui titoli di coda, al 2024 come anno nero per i giornalisti (fonte: Cpt, Committee to Protect Journalists). Se Assange dal 2024 è di nuovo libero, la categoria non sta benissimo Recensione ❯
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Un documentario su Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente CEI: pastore di strada, mediatore di pace e uomo di dialogo, tra pubblico e privato. Espandi ▽
La vita e il pensiero di Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della CEI e figura simbolo di una chiesa aperta all'innovazione e al dialogo. Dall'impegno diplomatico tra Russia e Ucraina alla quotidianità del "vescovo di strada" fino alla partecipazione al conclave che ha eletto papa Leone XIV, la narrazione intreccia pubblico e privato, mostrando contemporaneamente il pastore, il mediatore e l'uomo dietro l'abito talare. «Abbracciami, così siamo interi», dice Zuppi citando Alda Merini. E il documentario, che è anche l'ideale complemento del precedente Il Vangelo secondo Matteo Z. Professione Vescovo (sempre diretto da Marrese), ne rivela proprio la straordinaria carica umana e la sua visione profetica di una Chiesa capace di farsi ponte tra mondi diversi. A impreziosire l'opera c'è anche la partecipazione amichevole di Alessandro Bergonzoni. Recensione ❯
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