Titolo originale | Pigen Med Nålen |
Titolo internazionale | The Girl With the Needle |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Danimarca |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Magnus von Horn |
Attori | Victoria Carmen Sonne, Trine Dyrholm, Besir Zeciri, Ava Knox Martin, Joachim Fjelstrup Tessa Hoder, Søren Sætter-Lassen, Thomas Kirk, Dan Jakobsen, Anna Tulestedt, Ari Alexander, Benedikte Hansen, Lizzielou Winding Refn, Petrine Agger, Magnus von Horn, Jakob Højlev Jørgensen, Anders Hove. |
MYmonetro | 2,70 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 17 maggio 2024
Una favola su un'orribile verità.
CONSIGLIATO NÌ
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Karoline è una giovane donna che, nella Copenaghen al termine della Prima Guerra Mondiale, nel giro di poco tempo si ritrova sfrattata dall'appartamento in cui viveva, sedotta e abbandonata dal suo datore di lavoro nonché successivamente licenziata. C'è però una donna che si dichiara disposta ad aiutarla.
Una vicenda che ha tutte le caratteristiche iniziali del feuilleton ma progressivamente si trasforma in maniera inattesa.
C'è un fatto di cronaca accaduto nella Danimarca di inizio secolo scorso alla base del film di Van Horn ma chi vuole poter apprezzare l'evoluzione della vicenda farà bene a non andare a cercare preventivamente i riferimenti. Perché inizialmente, quasi fossimo dinanzi a una favola di Hans Christian Andersen, la protagonista viene caricata di una imponente serie di disgrazie. Viene cacciata per morosità dall'abitazione in cui vive, si concede al proprio datore di lavoro confidando nel matrimonio (convinta com'è di essere vedova a causa della prolungata assenza di notizie del marito al fronte). Non solo non vedrà le nozze ma assisterà al ritorno del coniuge orribilmente sfigurato. Come se ciò non bastasse scopre di essere incinta. La sensazione di trovarsi davanti a una di quelle storie che appassionavano i lettori di inizio secolo scorso e che in Italia avevano la loro più importante autrice in un'altra Carolina (la Invernizio) è forte. Ma a tenerla a distanza ci sono da subito due elementi. Innanzitutto la splendida fotografia in bianco e nero che, se da un lato ricorda quella di Pawel Pawlikowski (Ida, Cold War), dall'altro sa come trovare una propria originalità in particolare nei primissimi piani. Ci sono poi, appunto, i volti che compaiono nella lunga sequenza di apertura, destinati a deformarsi in maschere dell'orrore costituendo un potente segnale di messa in guardia.
In un mondo che ha conosciuto la devastazione del conflitto armato su scala mondiale la deturpazione può essere fisica ma anche morale. La prima lascia sul volto del marito di Karoline tracce indelebili destinate a creare ripugnanza e ad essere sfruttate in un circo in cui i freaks fanno provare brividi a un pubblico che ne è alla ricerca. Ma non è questa la più temibile. Ce n'è un'altra, tanto ammantata di interessato altruismo quanto animata da tutt'altre intenzioni. Van Horn, grazie alla scelta di un cast che si dimostra sempre all'altezza delle aspettative, riesce a portare sullo schermo la lotta, spesso impari, per conservare una purezza d'animo in un inferno in cui i volti sono coperti dalle maschere del perbenismo o della superiorità di classe. Più che a una fiaba il suo film finisce in definitiva con l'assomigliare a un romanzo di Dickens trasferito in analoga latitudine ma con diverso contesto sociale.
Nella Copenaghen del primo dopoguerra, Karoline perde, nell'ordine: il marito; la casa; la chance di una vita migliore quando il suo capo la se- duce e poi l'abbandona, incinta. L'incontro con una sedicente intermediaria nell'affido di neonati sembra aiutarla, ma è l'inizio di un incubo ancor più nero, ispirato a un vero fatto di cronaca dell'epoca.
1919. La giovane Karoline (Vic Carmen Sonne), operaia cucitrice in una fabbrica dell'indotto bellico, che da un anno attende notizie del marito disperso durante la Grande Guerra, vive in un appartamento in affitto a Copenhagen, ma non paga il dovuto da mesi. Il padrone di casa la mette alla porta, e lei ripara in una soffitta fredda e umida, al limite dell'abitabile.
Copenhagen, 1919. Karoline è una giovane sartina, impiegata presso un ricco fabbricante di tessuti, che viene sfrattata in malo modo dal padrone di casa. È - o, meglio, si crede - vedova di guerra, sarà costretta a trovarsi un'altra sistemazione mentre, povera lei, le sue disgrazie sono appena iniziate. Sedotta e abbandonata dal suo nobile datore di lavoro, che la mette incinta ma per questioni di [...] Vai alla recensione »
In concorso, invece, passa, senza troppo rumore, «The girl with the needle» dello svedese Magnus Von Horn, ambientato in Danimarca nel primo dopoguerra e ispirato a una - terribile - storia vera. In un bianco e nero severo ed elegante, la storia di un'operaia che, messa incinta dal proprietario della fabbrica e col marito tornato dalla guerra orrendamente sfigurato, lascia la figlia neonata nelle mani [...] Vai alla recensione »
L'incipit promette fuoco e fiamme, ma il cerino si spegne in fretta: The Girl with the Needle, terzo lungometraggio dello svedese Magnus von Horn, si apre infatti con un orrorifico montaggio di volti, sovrimpressioni di facce, di occhi e nasi e bocche deformati, facendo riferimento (inevitabilmente) sempre al "solito" Persona di Ingmar Bergman, ma anche all'espressionismo tedesco e in particolare a [...] Vai alla recensione »
Dal regista svedese Magnus Von Horn arriva la prima palla del festival. Racconta la storia vagamente incentrata su un fatto di cronaca che scosse la Danimarca nei primi anni del Novecento, nel quale una serial killer uccise diversi neonati, avuti da donne povere in un giro di adozioni clandestine. La storia è raccontata attraverso Karoline, una giovane donna che crede di aver perso il marito in guerra, [...] Vai alla recensione »
Che ci fosse del marcio in Danimarca era faccenda risaputa, ma si parlava di cose losche tra reali. Qui è proletaria fanghiglia e poverissima morbilità morale lo sfondo e il cuore di The Girl with the Needle , opera terza del quarantenne Magnus von Horn. Il regista svedese può lucidare stavolta il curriculum con il debutto (in competizione) a Cannes dopo che nel 2020 il suo Sweat venne annunciato da [...] Vai alla recensione »
La poesia e la prosa danzano in Vangelo secondo Maria, il film Sky Original presentato fuori concorso alla 41a edizione del Torino Film Festival e prossimamente in uscita nelle sale cinematografiche. Un progetto che viene da lontano come la luce delle stelle. Avrebbe, infatti, dovuto essere il primo lungometraggio diretto da Paolo Zucca, dopo il folgorante cortometraggio L'arbitro datato 2009.