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Europa Centrale, un'opera prima dall'atmosfera grottesca che rispecchia gli anni dei deliri ideologici

Un kammerspiel metafisico sulla lotta politica, il tradimento e la paranoia. Al cinema.
di Paola Casella

venerdì 14 marzo 2025 - Recensioni

Aprile 1940. Su un treno viaggiano il comunista Umberto Cassola, in fuga dal nazifascismo e dall'OVRA ma anche dall'accusa di essere un "nemico del popolo" da parte dei militanti stalinisti, e la sua compagna Julia ("compagna" in senso politico o romantico?), entrambi impegnati in una missione: consegnare a Mosca le lettere di un certo Spartaco per conto del Comintern, anche noto come la Terza Internazionale Comunista.

Su quel treno viaggiano anche un rappresentante ungherese dell'International Liason - non si sa bene se per proteggere Cassola o per tenerlo sotto controllo - un'inquietante ragazzina russa, un militante fascista (e molte euforiche camicie nere), una femme fatale e (forse) anche una spia.

Europa Centrale è l'opera prima di Gianluca Minucci, regista e cosceneggiatore insieme a Patrick Karlsen, docente universitario esperto di Storia del Comunismo Internazionale. Ciò che all'inizio appare originale alla lunga rischia dunque di sconfinare nel pretenzioso, e soprattutto di risultare altrettanto alienante del mondo paranoide che racconta.

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