Per Elisa - Il caso Claps

Potenza, il 12 settembre del 1996 la sedicenne Elisa Claps, dopo aver concordato con il fratello Gildo il rientro per pranzo, esce per un appuntamento con un ragazzo di cui non gli rivela il nome. La sua migliore amica, a conoscenza dell'incontro, cerca di dissuaderla accompagnandola fino al sagrato della chiesa della Santissima Trinità dove l'attende Danilo Restivo, un uomo più grande di lei che in città è spesso oggetto di scherno. Elisa non farà più ritorno e per Gildo, la sua fidanzata Irene, Luciano e i genitori Filomena e Antonio sarà una sfida di resistenza nella ricerca della verità.

A distanza di anni, nel 2002, e di chilometri, a Bournemouth in Inghilterra, l'omicidio brutale di Heather Barnett farà riaprire le indagini. La donna, infatti, abitava vicino allo stesso Restivo, trasferitosi lì con la compagna Fiamma. Gildo informa la polizia inglese del materiale che ha raccolto, ma solo il ritrovamento del corpo di Elisa, 17 anni dopo, nella stessa chiesa in cui era misteriosamente scomparsa, avvierà il processo per fare luce su questa drammatica vicenda.

La Rai dedica una miniserie di sei puntate al caso Claps che il regista Marco Pontecorvo ha realizzato con la consulenza della famiglia: un atto di denuncia puntuale e meticoloso che evidenzia tutti i depistaggi, le lungaggini e le vicende giudiziarie che hanno contribuito ad una verità tardiva e sofferta.

Nella serie, tratta dal libro "Blood on the Altar" di Tobias Jones, sceneggiata da Terry Cafolla, Valerio D'annunzio e Andrea Valagussa, si percepisce l'intento di essere quanto più possibile aderente ai fatti e ai vissuti della famiglia Claps che, considerato lo spessore e le modalità con cui è stata realizzata, si è raccontata alla produzione della Rai in modo generoso e profondo.

Una storia articolata come questa ha richiesto in scrittura una selezione di fatti e aneddoti, e poi un lavoro per calibrare tutti questi con lo sconforto, la frustrazione e l'impotenza di una famiglia che perde una figlia così giovane in quel modo e rimane per 17 anni senza una tomba su cui piangere e un colpevole assicurato alla giustizia.

Inoltre, c'è stata la scelta positiva di inserire due forti nodi tematici con cui la famiglia Claps si è dovuta confrontare: il rapporto con la Chiesa e la Legge. La Chiesa, grande traditrice per Filomena, ha infatti voltato loro le spalle con la scelta omertosa di Don Mimì, parroco della Santissima Trinità, di non concedere l'ispezione nei locali della chiesa in cui poi è stato ritrovato il corpo di Elisa. Poi la Giustizia con la sua assenza e imperizia: Gildo, iscritto a Giurisprudenza, ci si scontra fin dal principio nel sentire che la raccolta delle prove e delle testimonianze non sono mai abbastanza, ma nella sua maturazione interrompe e riprende i suoi studi fino a proporre un disegno di legge per modificare la normativa relativa ai casi di persona scomparsa.

Gli interpreti a cui sono stati affidati i ruoli dei membri della famiglia Claps sono stati capaci di raccontare l'evolvere dei personaggi in relazione al tempo che passa dalla scomparsa di Elisa, dal più ostinato Gildo al più ritirato Antonio, e contemporaneamente uno spirito famigliare combattivo e tenace che ha affrontato tutte le vicissitudini senza perdersi. Bravissimo anche Giulio Della Monica che ha interpretato un Restivo credibile negli aspetti personologici di scissione, goffaggine e perversione. Altro elemento importante è il casting eccezionale nella ricerca di somiglianze tra i protagonisti reali e gli attori (ad esempio Antonio Petrocelli come Don Mimì).

La serie appassiona con un ritmo che è necessariamente e volutamente lento in cui la tensione non si perde, anzi cresce in parallelo con la frustrazione dei protagonisti. La narrazione si mantiene lineare e non eccede negli aspetti voyeuristici famigliari, né negli aspetti crime legati ai dettagli sugli omicidi. A riguardo c'è, infatti, solo una lettura imbarazzata e commossa da parte di Irene dell'articolo sull'omicidio Barnett e qualche fugace immagine di quest'ultimo crimine.

Si apprezza, quindi, il rispetto delle vittime nella scelta stilistica di non rappresentare le scene cruente dei misfatti e di soffermarsi invece sulle ricostruzioni e su tutto quello che è avvenuto intorno a questi.

Non era semplice tradurre in una fiction una vicenda tanto complessa sul piano morale e umano. La doverosa denuncia degli aspetti oscuri delle indagini è pregevole e indiscutibilmente necessaria. Forse però qualche sottolineatura in meno nel finale sarebbe stata altrettanto efficace. 