Anno | 2023 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Alessio Maria Federici |
Attori | Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi, Massimiliano Bruno, Maurizio Lastrico Daniela Virgilio, Kabir Tavani, Sara Baccarini, Grace Ambrose, Filippo Maria Macchiusi. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 4 dicembre 2023
La serie tratta dalla saga cinematografica. Questa volta vanno a caccia (nel passato) del genitore biologico di uno dei protagonisti.
CONSIGLIATO SÌ
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Moreno è un chitarrista rock, Giuseppe un "mago della finanza creativa", e Claudio un aspirante scrittore in procinto di sposarsi: li conosciamo già, in quanto protagonisti di C'era una volta il crimine, terzo episodio della saga delle commedie iniziata con Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno, che si ritaglia il ruolo di Gianfranco, lo scienziato che ha scoperto come entrare e uscire dal passato attraverso varchi temporali.
Ora la saga cinematografica si trasforma in una serie in sei episodi, che prende il via dalla scoperta di Giuseppe di essere stato adottato: chi erano i suoi genitori biologici? E perché in particolare sua madre aveva rinunciato a tenerlo con sé? Per scoprirlo tornerà al 1970, e Moreno e Claudio lo seguiranno perché hanno bisogno della sua password per accedere al bottino accumulato nelle... puntate precedenti. Ma quando i tre ritrovano la strada del presente scoprono che l'Italia è in mano ad una dittatura militare, e dovranno tornare al passato nel tentativo di... sistemare le cose.
L'idea di fare della saga cinematografica una serie è indovinata, perché quello che continua a mancare in approfondimento storico o psicologico dei personaggi viene compensato dalla possibilità di affezionarsi, episodio dopo episodio, ai protagonisti, e dalle molteplici occasioni di lasciare spazio di improvvisazione agli attori protagonisti: Marco Giallini, Gianmarco Tognazzi e Giampaolo Morelli.
Alcune new entry sono particolarmente gradite, da Maurizio Lastrico a Daniela Virgilio, da Kabir Tavani a Sara Baccarini, ma sono soprattutto degni di nota Grace Ambrose e Filippo Maria Macchiusi, in ruoli che non possiamo spoilerare. Funzionano particolarmente bene i siparietti Lastrico-Morelli, Giallini-Baccarini, e appunto Tognazzi-Ambrose e Giallini-Macchiusi.
La sceneggiatura è di Massimiliano Bruno, head writer della serie, e di Andrea Bassi, Gianluca Bernardini ed Herbert Simone Paragnani. La narrazione è ondivaga, nel senso che talvolta riesce a mettere a fuoco dialoghi divertenti e intuizioni interessanti, altre sconfina nella sottolineatura insistita delle battute e nell'improbabilità delle svolte. Il tallone d'Achille della serie purtroppo è la regia alternata di Bruno e Alessio Maria Federici, ancora molto lontana dagli standard a cui ci hanno abituato non solo le serie di oltreoceano, ma anche quelle europee e italiane più recenti.
Funziona però, come per altre serie italiane contemporanee, l'effetto vintage e nostalgia, la voglia di guardare al nostro passato recente. Di più: l'aspetto politico è quello più interessante e più coraggioso, perché denuncia certe derive da nuova repubblica sociale e ha un piglio dichiaratamente antifascista. Nel tornare al passato la sceneggiatura tratta anche gli albori del femminismo e l'omofobia, e cautela contro il pericolo di disunirsi, "come diceva il maestro" (battuta recitata dal napoletano Morelli).
Certo, nessuno si accorge che ad aggiungersi al collettivo giovanile sono uomini tra i 50 e i 60 anni, né si rende conto dell'improbabilità che donne meno che trentenni siano attratte da quattro tipi di mezza (o terza) età. Ma si sorride, e qualche volta si ride, e ci si ricorda (un po') di come eravamo, e di come potremmo ancora essere.