Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Alberto Valtellina, Paolo Vitali |
Uscita | martedì 3 ottobre 2023 |
Distribuzione | Produzioni Alberto Valtellina |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 settembre 2023
Una mappatura delle "eterotopie" che insistono su un importante asse viario di una città italiana.
CONSIGLIATO SÌ
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Suddiviso in brevi capitoli, il documentario sviluppa una riflessione sullo spazio architettonico urbano mettendo sotto la lente di ingrandimento alcuni precisi luoghi: il luna park, l'ospedale psichiatrico, il centro commerciale, il cimitero, una fabbrica. La città che sta al centro di questa rilevazione è Bergamo.
Valtellina e Vitali sviluppano un saggio visivo sul rapporto tra l'uomo e lo spazio urbano visto da una prospettiva particolare.
In uno dei suoi saggi più famosi ("Rovine e macerie") l'antropologo, filosofo ed etnologo Marc Augé scrive: "l'architettura contemporanea non anela all'eternità di un sogno di pietra, ma a un presente 'sostituibile' all'infinito".
Gli autori sono consapevoli di stare realizzando un saggio la cui complessità difficilmente si potrebbe adattare a quella del linguaggio documentaristico standard. Decidono allora di far pronunciare gli enunciati concettualmente più difficili a una ragazza che dichiara inizialmente (con una buona dose di giusta e necessaria autoironia) il fatto di doverli leggere o comunque imparare a memoria. Anche perché, mentre il documentario scorre in sala, la mano va inavvertitamente al telecomando che non c'è per fare un rewind e riascoltare quanto è stato detto e magari per prenderne nota. Valtellina e Vitali sanno che per il momento non è possibile e quindi utilizzano questi interventi come interpunzioni tra alcuni capitoli ed altri.
Capitoli nei quali si vanno letteralmente ad esplorare spazi un tempo 'vivi' in quanto funzionali allo sviluppo della società ed oggi divenuti inutilizzati e addirittura magari, per chi all'epoca li pensò, da dimenticare per non soffrire del loro attuale stato di abbandono.
Si riflette anche sul senso del confine invisibile, ma ben presente nella sensibilità degli abitanti, che esiste tra due quartieri della città così come dell'intensa attività di una fabbrica ormai dismessa. Si ragiona anche sulla funzione della città dei morti (il cimitero) e di come lo spazio ad essa antistante fosse diventato luogo di scambi clandestini.
Ciò che però soprattutto colpisce (e spinge a riflettere) anche i non addetti ai lavori (architetti ed urbanisti) è la riproposizione dell'attività di un'associazione di donne impegnate nella costruzione di una realtà in cui si torni, ove possibile e senza tentazioni nostalgiche, a riutilizzare spazi in cui si ritrovi la dimensione del cortile. Riattivare il concetto di 'comunità nella comunità' operando insieme a immigrati che intendono integrarsi e cercano uno spazio abitativo che non li porti all'isolamento è l'obiettivo del loro impegno. "Mashallah" diventa l'esclamazione che ne costituisce il premio.