Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Lorenzo Adorisio |
Attori | Alessio Praticò, Carlo Gallo, Anna Maria De Luca, Annalisa Insardà, Federica Sottile Daniele Procopio. |
Uscita | lunedì 13 novembre 2023 |
Distribuzione | Videa |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 14 novembre 2023
Un racconto di formazione che racchiude in sè il rapporto tra padre e figlio, sospeso tra assenze e ritorni e l'incanto che nasce dallo sguardo di un bambino. In Italia al Box Office La festa del ritorno ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 7,6 mila euro e 917 mila euro nel primo weekend.
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Calabria, Anni Settanta. Marco ha 12 anni e vive in un paese "arbëreshë" in Calabria insieme alla madre Francesca, alla nonna e alla sorella maggiore Elisa. Il padre Tullio è in Francia a lavorare per mandare i soldi a casa, e a Parigi aveva conosciuto la madre naturale di Elisa, scomparsa quando la bambina era piccolissima. Marco trascorre le giornate con gli amici e con il cane Spertina, mentre Elisa fa avanti e indietro con Cosenza, dove studia all'università. Elisa respira l'aria ribelle dei tempi, sente la mancanza della madre e di Parigi, e si intrattiene con un girovago carismatico e pericoloso. Tullio torna al paese quando può e quando deve, per festeggiare il Natale o per porre rimedio ai pasticci di Elisa. Ma le sue assenze pesano soprattutto a Marco, che si ritrova ad essere l'uomo di casa a 12 anni, a e dover talvolta prendere decisioni più grandi di lui.
La festa del ritorno, tratto dall'opera letteraria omonima di Carmine Abate, è la prima regia di Lorenzo Adorisio, che ha una grande esperienza come direttore della fotografia, e infatti anche in questo suo primo lungometraggio è autore dell'immagine.
Il suo debutto è semplice e onesto, attento ai dettagli e alla credibilità dei personaggi e dei dialoghi (la sceneggiatura è di Gualtiero Rosella, Annalisa Ruoppolo e Manuela Tovo). Anche il cast funziona, soprattutto Alessio Praticò nei panni di Tullio e Anna Maria De Luca in quelli della nonna, e sono curate le scenografie di Cinzia Lo Fazio e i costumi di Liliana Sotira. Singolare anche la scelta del commento musicale di Elisabetta Serio, che esplode nelle sue caratteristiche note jazz solo sui titoli di coda, attento invece ad accompagnare in modo più convenzionale le scene del film.
La festa del ritorno racconta l'emigrazione dei lavoratori italiani del sud verso l'Europa come un andirivieni di partenze non volute e ritorni agognati da celebrare, un pendolo crudele che scontenta sia chi emigra che chi rimane a casa ad aspettare. Negli ampi paesaggi calabresi, nelle case dignitose, nelle strade di paese assolate e desertificate dall'emigrazione si respira la nostalgia verso una regione dove il lavoro manca ma che sa restare nel cuore di chi è costretto a lasciarsela alle spalle.
I titoli di coda rivelano che il film è stato girato fra Cirò Superiore, Carfizzi e Melissa, e nelle immagini si percepisce tanta tenerezza verso la terra da cui proviene, e da cui si è allontanato volontariamente, il padre di Lorenzo Adorisio.
Il regista accompagna i suoi personaggi e i suoi luoghi del cuore con gentilezza e affetto, accarezzandoli tutti, e regalando ad ognuno un suo momento, una sua storia personale, piccola o grande. Intorno a loro resta immutata una natura misteriosa popolata da animali selvatici che custodiscono il mistero di una regione in bilico fra passato e presente, fra tradizioni arcaiche e desiderio di modernità.
Gentile Paola Casella, ho visto solo ora alla fine della pagina di mymovies la possibilità di scriverle. Ne sono felice perché volevo ringraziarla e farle i complimenti per la recensione che ha fatto per "La festa del ritorno". Non può nemmeno immaginare lo scarico di tensione che ho avuto leggendola. Il mio primo lungometraggio, la mia prima recensione e la sera avevo la proiezione con la sala piena [...] Vai alla recensione »
«Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Sembra di sentire le parole di Cesare Pavese seguendo la piccola odissea di Tullio, minatore in Francia, lontano dal paesello calabrese, dove lascia moglie, madre e due figli, la [...] Vai alla recensione »
Nel segno della nostalgia. Ci sono i libri di scrttori francesi, le fotografie, cartoline della tour Eiffel, il gioco del Musichiere e brani come Non voglio nascondermi di Salvatore Adamo che sottolinea un ballo quasi 'morettiano' del protagonista con la sorella in uno dei momenti più intensi del film e Io sono il vento di Marino Marini che disegnano già un quadro d'epoca.