La bête dans la jungle

Film 2023 | Drammatico 103 min.

Anno2023
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia, Belgio, Austria
Durata103 minuti
Regia diPatric Chiha
AttoriAnaïs Demoustier, Tom Mercier, Béatrice Dalle, Martin Vischer, Mara Taquin .
MYmonetro Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 1 recensione.

Regia di Patric Chiha. Un film con Anaïs Demoustier, Tom Mercier, Béatrice Dalle, Martin Vischer, Mara Taquin. Genere Drammatico - Francia, Belgio, Austria, 2023, durata 103 minuti. Valutazione: 2 Stelle, sulla base di 1 recensione.

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Ultimo aggiornamento lunedì 29 gennaio 2024

Un uomo e una donna stanno aspettando da 25 anni che accada un misterioso evento.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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CRITICA
PUBBLICO
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Un'idea potenzialmente interessante ma che finisce con il diventare un esercizio di stile con poca tensione.
Recensione di Giuseppe Avico
lunedì 29 gennaio 2024
Recensione di Giuseppe Avico
lunedì 29 gennaio 2024

Liberamente ispirato all'omonima novella di Henry James del 1903, il film racconta la storia di John e May, due ragazzi francesi molti diversi l'uno dall'altra che si ritrovano a frequentare una discoteca parigina per oltre 25 anni. Dal 1979 al 2004, ogni sabato sera i due si riuniscono nell'attesa di un evento che (forse) cambierà per sempre le loro vite.

Il film di Patric Chiha, pur partendo da un soggetto molto interessante, non riesce a coinvolgere quanto dovrebbe, finendo divorato da una monotonia che anche il più azzeccato degli esercizi stilistici non riuscirebbe a evitare.

Il regista austriaco Patric Chiha, con La bête dans la jungle, decide di portare sullo schermo la novella di Henry James adattandone liberamente il contenuto. Il film mantiene i protagonisti dell'opera letteraria svincolandoli però dal contesto storico della borghesia inglese ottocentesca descritta nella novella. Il film di Chiha è dunque una rivisitazione in chiave moderna: una storia, quella di John Marcher e May Bartram, che assume anche i tratti di una retrospettiva storica sulla musica disco e sulla società in generale.

Pur raccontando cambiamenti che percorrono oltre vent'anni di storia, il regista adatta il proprio racconto sfruttando esclusivamente la dimensione teatrale di una sola location, quella discoteca che assume le sembianze di un personaggio senziente all'interno del quale fluttuano danzanti figure di ogni tipo. È qui che i due protagonisti decidono di abbandonarsi al loro incerto destino, in quell'incessante attesa che sembra separarli da un evento catalizzatore.

Al di là di qualche spunto metaforico interessante, il film finisce per accartocciarsi su sé stesso troppo presto, evidenziando problematiche che compromettono ogni qualsivoglia forma di coinvolgimento. Il gioco dell'attesa, che il film propone tra le sue principali tematiche facendo leva su una consapevole inerzia, complica inevitabilmente quell'esercizio di immersione emotiva che ogni spettatore compie.

Sebbene al film non manchino buone suggestioni visive, riconducibili soprattutto alle sequenze di ballo, queste rimangono sospese nell'oblio della superficialità emotiva, in una terra di nessuno nella quale lo spettatore si ritrova, suo malgrado, ai confini dell'indifferenza. L'azione filmica sembra assumere i toni di una seduta d'ipnosi, all'interno della quale viene richiesto, forse con pretenziosa complicità, uno sforzo eccessivo allo spettatore.

La regia di Chiha, sebbene cerchi di rispettare fedelmente quel senso di immobilità e sospensione che definisce la narrazione del film, libera la propria disinvoltura creativa nelle sequenze di ballo, nelle quali si manifestano quei corpi danzanti che sembrano perdurare nel tempo e nella sincronia viscerale con la musica.

Il film ripercorre 25 anni di storia, scanditi non solo da eventi cruciali come la caduta del muro di Berlino e gli attentati dell'11 settembre, ma anche da quella musica che stava profondamente cambiando pelle. In un contesto di cambiamenti, in cui tutto lascia intendere lo scorrere inevitabile e talvolta fatale del tempo, i due protagonisti appaiono quasi inscalfibili, tanto nell'aspetto quanto nelle comuni intenzioni. La loro storia, che sarebbe banale definire d'amore, funziona solo mediante un gioco di attrazione e repulsione, di costanti avvicinamenti e altrettante separazioni.

Nonostante un'idea di fondo potenzialmente interessante, anche il loro rapporto viene colpito nella narrazione da un ritmo fin troppo compassato che ne compromette l'interesse. In questo senso si ha la percezione che manchi un'adeguata tensione drammaturgica. Il disvelamento tematico, forse, arriva troppo presto e tutto ciò che accade dopo sembra perdere di significato.

Che sia una scelta consapevole o meno, il manierismo della storia, in questo caso, alimenta la sensazione che il tutto abbia come unico fine una ricercatezza che ha il sapore dell'esercizio stilistico, che fa mille giri e torna sempre al punto di partenza come un ballerino in pista.

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